martedì 7 aprile 2020

5) Diario personale, dal convento, nei giorni del coronavirus



Mercoledì 18 marzo 2020

In mattinata, dopo la preghiera comunitaria, ho guardato Agorà per un’oretta. Fa impressione il numero dei contagi al nord e le strutture sanitarie al collasso; trasmettono invece emozioni le testimonianze di chi vive in prima linea questa emergenza. Dà rabbia, ma tanta, sapere che molta gente, da nord a sud, contravviene alle norme date per frenare il propagarsi del contagio.
A proposito di sanità, tra ieri e oggi mi sono giunte due notizie-denuncia che, se risultassero vere, sarebbe da chiedere una punizione esemplare. Pare che il nostro governatore abbia colpe gravi circa la prevista e poi mancata apertura dell’ospedale DEA di Lecce, con 330 posti letto già disponibili per ricevere malati del covid 19. Inoltre, i cobas denunciano una mancanza di chiarezza circa il futuro della struttura ospedaliera di Copertino; ipotizzano anzi un disegno politico finalizzato alla chiusura, da realizzare alla fine e approfittando della epidemia in corso. Nel contesto che stiamo vivendo, alcune cose che potevano essere tollerate meglio in momenti normali, ci/mi trovano totalmente intollerante. Nella Bibbia è scritto “maledetto l’uomo che confida nell’uomo”, cioè colui che mette interessi materiali al di sopra di Dio stesso e della sua icona terrena, che è la persona umana, e in particolare il povero, il debole e il sofferente. La maledizione potremmo lasciarla perdere; ma la giustizia umana deve fare il suo corso, soprattutto in questo momento. Denunciamo giustamente chi si sta approfittando della paura della gente per truffe agli anziani e vendita di prodotti a prezzi maggiorati; ma qui si sta parlando di qualcosa di più grosso. Gesù denuncia i farisei ipocriti, definendoli guide cieche, che filtrano il moscerino e ingoiano il cammello (cf Mt 23,24). Lo riconosco: in questi giorni sono intollerante, e certe notizie mi riempiono di sdegno. Alla fine di tutto giuro che mi confesserò...  

Subito dopo pranzo, munito di corretta autocertificazione, sono andato in macchina alla Grottella per ritirare dal tabernacolo le particole consacrate (ne ho lasciate un paio, presenza viva di Gesù per chi si reca a pregare). Sembrava di essere in agosto, tanto erano vuote le strade...

Alle 18.00 ho voluto vivere il mio flashmob... in casa, dopo ciò che ho raccontato ieri. Non mi sono voluto perdere l’appuntamento serale con tutta l’Italia, anche se dal chiuso della mia stanza, non avendo un altoparlante da porre sul terrazzo per la canzone proposta oggi, né uno strumento per suonare (lasciamo stare la mia voce...). La canzone proposta mi hanno detto che era “Felicità”, di Al Bano e Romina, quella del bicchiere di vino e del panino, di una felicità fatta di cose semplici e genuine. Torneranno quei tempi!! Torneranno con la recuperata consapevolezza di una felicità vera fatta di semplicità e genuinità?!? Stamane però la canzone che ha vinto il concorso di radiouno, il cui tema credo fosse proprio il flashmob delle canzoni sui balconi, è stata “Una città per cantare” di Ron. Questa vi propongo, perché la preferisco. Posto la versione corale sia perché dà l’idea di ciò che si sta vivendo in questi giorni con il flashmob, sia perché si tratta di una iniziativa di lotta contro una malattia quale la sla. Con essa vi auguro la buona notte.

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