Mercoledì 18 marzo 2020
In mattinata, dopo la preghiera comunitaria, ho guardato Agorà per
un’oretta. Fa impressione il numero dei contagi al nord e le strutture
sanitarie al collasso; trasmettono invece emozioni le testimonianze di chi vive
in prima linea questa emergenza. Dà rabbia, ma tanta, sapere che molta gente,
da nord a sud, contravviene alle norme date per frenare il propagarsi del
contagio.
A proposito di sanità, tra ieri e oggi mi sono giunte due
notizie-denuncia che, se risultassero vere, sarebbe da chiedere una punizione
esemplare. Pare che il nostro governatore abbia colpe gravi circa la prevista e
poi mancata apertura dell’ospedale DEA di Lecce, con 330 posti letto già
disponibili per ricevere malati del covid 19. Inoltre, i cobas denunciano una
mancanza di chiarezza circa il futuro della struttura ospedaliera di Copertino;
ipotizzano anzi un disegno politico finalizzato alla chiusura, da realizzare
alla fine e approfittando della epidemia in corso. Nel contesto che stiamo
vivendo, alcune cose che potevano essere tollerate meglio in momenti normali,
ci/mi trovano totalmente intollerante. Nella Bibbia è scritto “maledetto l’uomo
che confida nell’uomo”, cioè colui che mette interessi materiali al di sopra di
Dio stesso e della sua icona terrena, che è la persona umana, e in particolare
il povero, il debole e il sofferente. La maledizione potremmo lasciarla
perdere; ma la giustizia umana deve fare il suo corso, soprattutto in questo
momento. Denunciamo giustamente chi si sta approfittando della paura della
gente per truffe agli anziani e vendita di prodotti a prezzi maggiorati; ma qui
si sta parlando di qualcosa di più grosso. Gesù denuncia i farisei ipocriti,
definendoli guide cieche, che filtrano il moscerino e ingoiano il cammello (cf
Mt 23,24). Lo riconosco: in questi giorni sono intollerante, e certe notizie mi
riempiono di sdegno. Alla fine di tutto giuro che mi confesserò...
Subito dopo pranzo, munito di corretta autocertificazione, sono andato
in macchina alla Grottella per ritirare dal tabernacolo le particole consacrate
(ne ho lasciate un paio, presenza viva di Gesù per chi si reca a pregare).
Sembrava di essere in agosto, tanto erano vuote le strade...
Alle 18.00 ho voluto vivere il mio flashmob... in casa, dopo ciò che ho
raccontato ieri. Non mi sono voluto perdere l’appuntamento serale con tutta
l’Italia, anche se dal chiuso della mia stanza, non avendo un altoparlante da
porre sul terrazzo per la canzone proposta oggi, né uno strumento per suonare
(lasciamo stare la mia voce...). La canzone proposta mi hanno detto che era
“Felicità”, di Al Bano e Romina, quella del bicchiere di vino e del panino, di
una felicità fatta di cose semplici e genuine. Torneranno quei tempi!!
Torneranno con la recuperata consapevolezza di una felicità vera fatta di
semplicità e genuinità?!? Stamane però la canzone che ha vinto il concorso di
radiouno, il cui tema credo fosse proprio il flashmob delle canzoni sui
balconi, è stata “Una città per cantare” di Ron. Questa vi propongo, perché la
preferisco. Posto la versione corale sia perché dà l’idea di ciò che si sta
vivendo in questi giorni con il flashmob, sia perché si tratta di una
iniziativa di lotta contro una malattia quale la sla. Con essa vi auguro la
buona notte.
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