giovedì 3 dicembre 2009

Disagi quotidiani

A volte mi pare che non mi si possa credere quando parlo di disagi quotidiani che non mi permettono di comunicare con l’Italia, o cose simili. Di fatto, però, da quando sono tornato, i problemi sono aumentati. Spesso manca l’acqua e grazie a Dio che noi non ne soffriamo eccessivamente per il serbatoio di cui siamo forniti. Inoltre, tutti i giorni manca la luce per almeno un paio d’ore. E, invece di migliorare, la situazione pare peggiorare, perché da qualche giorno la luce manca per due turni giornalieri di due ore, fino a quasi cinque ore. Ulteriore disagio è che mai si sa quando verrà a mancare, per cui non ci si può nemmeno organizzare negli impegni. Per noi il problema non è troppo grande, perché si riduce a rabbia per qualcosa che devi rimandare o a piccoli disagi dovuti al buio. Mentre per molti significa perdita di entrate e impossibilità di lavorare, con tutto ciò che può comportare, a livello economico e di umore. A questo si aggiungano, almeno qui nel Tachira, i periodi di scarsa benzina, con code incredibili e interminabili ai benzinai. Il tutto con gli atavici problemi dell’insicurezza, sempre in aumento; della scarsezza di rifornimento nei magazzini; dell’aumento del costo della vita, dovuto a una inflazione galoppante; ecc.

Da che dipende tutto questo?!? Certo, come non si può pensare a colpe politiche, attuali o passate, visto che il Venezuela è talmente ricco di risorse naturali, che certe povertà e disservizi sono fuori di ogni logica. Riporto le opinioni più diffuse.

La benzina spesso manca perché se ne esporta molta in Colombia, di contrabbando, corrompendo gli addetti ai controlli. Al di là del confine, la benzina costa venti volte tanto che in Venezuela. Perciò rende forse più del traffico di cocaina.

La luce manca perché gli impianti sono obsoleti e mancano di manutenzione. Pare che funzionino meno di un terzo e occorrerebbero molti milioni di bolivares per metterli a posto. Ci si chiede che fine fanno tutti i milioni di dollari che entrano giornalmente dalla vendita del petrolio. Inoltre, sono stati licenziati molti tecnici validi, perché non appartenenti al partito al potere. Pratica diffusa in tutto il mondo? Qui purtroppo mancano le più elementari garanzie ed è normale ritrovarsi fuori di qualsiasi posto di lavoro statale alla prima critica al sistema. C’è chi afferma poi che si tratta anche di ritorsioni del governo centrale verso quelle regioni che hanno un governatore dell’opposizione, come succede qui e in Miranda, perché Chavez lo aveva promesso e minacciato, e ora sta attuando le sue vendette.

Di fatto, si vedono visi sempre più tesi e sempre più persone depresse, insicure sul futuro e arrabbiate per i molti e inspiegabili disagi da affrontare. Sta montando la rabbia a vari livelli, perché la gente comincia davvero ad essere stanca.



Il seminario all'imbrunire


mercoledì 2 dicembre 2009

Ritorno a La Colorada


Non ci posso credere! Quando sono andato a rileggermi ciò che avevo scritto sulla mia esperienza passata a “La Colorada”, mi sono reso conto che erano trascorsi già più di tre anni e mezzo! Ha allora una sua consistenza il mio tempo in Venezuela. Nel blog vorrei riportare quanto scritto in quell’occasione, giacché si trattò di una lettera circolare – una delle prime – alla scoperta di nuove realtà, e che non tutti ebbero l’occasione di leggerla. Ora poi è corredata di foto (ricordo che l’album completo si può vedere nel link corrispondente in alto a sinistra).



Un sabato ho accompagnato, su sua richiesta, il signor Eriberto, un terziario francescano molto bravo, a una piccola “finca” nella zona de “La Colorada”, dove l’OFS di Palmira vive un servizio catechistico, evangelico e missionario, aiutato dai frati del seminario, perché volevano regalarci due maialini. Ad Eriberto è parso bello ricambiare la generosità con la possibilità di celebrare Messa per loro e di confessarli, e perciò la mia presenza. Siamo partiti alle 7.00 del mattino e, dopo circa due ore e mezza, più per le condizioni della strada che per la distanza, siamo giunti a destinazione. Già il solo paesaggio “interno” valeva l’incomodo.

La “fattoria” – il termine è altisonante quando si tratta di una famiglia modesta, non povera, ma certamente nemmeno ricca - si trovava alla fine di una strada percorribile con molta difficoltà, tanto che lo sterrato iniziale era quasi un’autostrada al confronto. Nel cammino abbiamo invitato una donna e sua madre anziana, il che ha comportato il mio accomodarmi nel bagagliaio della camionetta, proprio nell’ultimo tratto di strada: un insieme di fossi e sassi, che mi hanno fatto sobbalzare parecchio. All’arrivo ci stavano aspettando i componenti della famiglia, con il solito nugolo di bambini bellissimi, i quali si sono confessati e hanno partecipato alla Messa, sotto il porticato d’ingresso, insieme agli animali domestici. Sotto il tavolo usato per altare si è accomodato il cane, che è stato buono per tutta la durata; ogni tanto le galline si muovevano all’intorno e i maialini accorrevano all’odore del pranzo che si stava cucinando sulla cucina a legna. Pareva una scena familiare da quadro rinascimentale o da Bruegel venezuelano: una Ultima Cena, con tanto di cani e animali da cortile.

La Messa è stata per loro un evento davvero particolare, visto che normalmente si tiene una volta al mese nella cappella de “La Colorada”, a circa mezz’ora di bicicletta o cavallo, non possedendo una macchina. E d’altronde, o si possiede una 4x4 o è molto più utile un mezzo di locomozione come quello descritto. Questo comporta che nella zona spesso i sacramenti di prima comunione e cresima si ricevono a volte tardi.

Naturalmente, anche la scuola si trova a La Colorada. Il che significa che i ragazzi devono fare lo stesso percorso, con i “mezzi” suddetti, e non li accompagnano i genitori. Se si aggiunge che le ragazze e i ragazzi aiutano nei lavori domestici (là si trovavano due ragazzi di 12 anni che si alzavano spesso alle 4.00 del mattino per aiutare a mungere le mucche), allora si può capire il sacrificio che fanno e… la fortuna che hanno i nostri ragazzi. Mi veniva in mente, e mi faceva sorridere di… incomprensione, la rivolta dei genitori di una scuola di Gravina di fronte alla decisione della direttrice di trasferire di 300 metri gli alunni di una classe. Non staremo abituando i nostri ragazzi a percepire come dovuto ciò che è un dono?!? Non che qui non esistano anche realtà e problematiche di tipo “italiano”, ma certe cose fanno riflettere.

Rileggendolo, posso affermare che non sono cambiate molte cose. Questa volta insieme al signor Eriberto c’erano anche Virgilio, Marcy e le due bimbe Juliet (sorella di Marcy) e Michelle (nipote di entrambe). I primi tre vengono qui ogni 15 giorni, di sabato, per preparare un gruppo di cresima e per la animazione cristiana del villaggio. La camioneta è stata sostituita da un 350, con sedili posticci nel “vano” posteriore, per “ospitare” i passeggeri. I quali sono andati aumentando man mano che si giungeva al villaggio, per il passaggio dato a persone che andavano a fare spesa e a bimbi che si recavano alla cappella per il catechismo. Dove ci siamo recati anche noi, come prima tappa, a differenza di tre anni fa. Qui, attorno a un tavolo, c’erano i bimbi che si preparano alla prima comunione, insieme alla loro catechista. Eriberto ha distribuito alcuni beni per le famiglie più bisognose e poi siamo partiti alla volta della “finca”.

La stessa della volta scorsa, con le differenze naturali legate al trascorrere degli anni. Questa volta la Messa è stata meno assistita dagli animali (mancavano il cane e i maiali, mentre le galline erano meno), forse per il fatto che è piovuto tutto il giorno, o perché sono diminuiti. Il lavoro ultimamente non rende come prima e, come successe in Italia, i giovani studiano e molti preferiscono andar via dal lavoro dei campi e dell’allevamento.

Dopo la Messa, una gustosa “sopa” di carne (un paio di galline non avevano assistito a Messa per questo motivo) e vegetali, che, facendo il pari con le “empanadas” fritte della mattina, hanno dato un bel colpo al mio colesterolo. Ma cuore contento e stomaco pieno sono un binomio che da gusto. La dieta sarà per altri giorni.

A proposito di cose strane che entrano nello stomaco, una settimana fa fray Pedro, prima di fare la spesa per il seminario, mi ha invitato a colazione nel mercato e mi ha fatto provare la “bomba”. Una bevanda molto calorica con i seguenti ingredienti: latte, cacao, cioccolato in polvere, essenze varie, rum e brandy, cubetti di ghiaccio e – udite udite – un occhio di bue per persona (no, non un uovo a occhio di bue, ma un vero occhio!!!). Il tutto frullato e servito con cannuccia. Immagino già la reazione disgustata di alcuni, ma la bevanda è molto apprezzata dai venezuelani, almeno da queste parti.