martedì 28 febbraio 2023

1973... Cinquant'anni fa

Il 19 febbraio ho vissuto una domenica molto particolare. Per una serie di circostanze e coincidenze sono stato come proiettato a cinquant’anni fa, al 1973. Ma ecco i fatti.

Di prima mattina Mario ha postato sul gruppo di Whatsapp del liceo una sua foto a Venezia, in compagnia del caro Nicola Palumbo, trovato morto a Verona un tempo dopo quel giorno immortalato dalla macchina fotografica, in circostanze ancora da chiarire (ma che sono destinate a rimanere tali). Ho ripensato, con commossa nostalgia, al gruppo di amici con cui ho iniziato il percorso delle superiori nel 1973. Di loro sono venuti a mancare Michele, Nicola, Mariagrazia e Angelo. Un numero alto di assenti all’appello della vita e dell’amicizia. Ci guardano da lassù e condividono le nostre vite in modo diverso? Il loro ricordo indubbiamente ci ha uniti ancora di più, e forse il passare degli anni, con il cumulo di esperienze e fragilità vissute, ci ha regalato un po’ di quella saggia leggerezza capace di smussare angoli, accorciare distanze e relativizzare differenze.

Più tardi mi sono recato a Torre Lapillo, dove ogni tanto vado chiamato in aiuto dal parroco, e alle 10.30 ho celebrato Messa. Durante l’omelia ho citato la faida di Monte Sant’Angelo come esempio di violenza cresciuta a dismisura per una sete di vendetta e falsa giustizia, e per l’incapacità di porre gesti profetici di perdono e riconciliazione. Dopo la celebrazione è entrato in sacrestia un signore, che avevo visto già altre volte tra i fedeli domenicali, e mi ha detto che lui era stato un anno a Monte, in seminario. Gli ho chiesto di che hanno fosse, essendo stato anche io in seminario. E quando mi ha detto che era del 1959 (il mio stesso anno di nascita), allora non ho potuto fare a meno di sorprendermi e di chiedergli come si chiamasse. Mi ha detto di chiamarsi Vittorio D’Amanzo e che era arrivato a Monte nel 1973, proprio quando anch’io sono entrato in seminario. Non lo rivedevo dalla fine di quell’anno scolastico, passato insieme a condividere tempi e spazi. Mi ha fatto piacere incontrarlo, scambiare due parole e alcuni flash sulle nostre vite attuali. Lui non ha conservato molti ricordi di quel periodo; i miei erano molto più vividi, avendo mantenuto alcuni legami e continuato a frequentare il mondo francescano conventuale. Il tempo a nostra disposizione è stato breve, ma spero vivamente di rincontrarlo e avere la possibilità di raccontarci più a lungo.  

Nel pomeriggio, in macchina, lo speaker di una radio, annunciando la canzone “Alice”, di Francesco de Gregori, ha detto che era del 1973, e che quindi compiva 50 anni. Per me l’inizio del liceo ha significato l’apertura a un mondo di relazioni al di fuori del mio protettivo e splendido quartiere, nonché la scoperta di realtà più “adulte”, quali la politica e la musica “impegnata” dei cantautori. La prima canzone che ho imparato a strimpellare alla chitarra è stata “Rimmel”.

Infine la sera ho voluto rivedere in televisione il film “Come eravamo”, con Robert Redford e Barbra Streisand, regia di Sidney Pollack. Mi era piaciuto molto la prima volta, e da allora non lo avevo più rivisto. Una storia romantica, con sullo sfondo le vicende storiche degli Stati Uniti, dalla seconda guerra mondiale agli anni ’60. Rivisitazione nostalgica di come la storia e le scelte personali possono cambiare gli ideali e la vita dei protagonisti, segnati però dal rimpianto e dal ricordo di come si era e dei tempi passati. E quale non è stata la mia sorpresa nell’apprendere che il film è del 1973!!

A letto i ricordi e le emozioni, la nostalgia e la gratitudine si sono messe a passeggiare dentro di me, facendo la spola tra la testa e il cuore, per poi arrivare a danzarmi sullo stomaco. Aggrappato ai ricordi e condotto dalle emozioni, ho faticato a prendere sonno, pur nella serena consapevolezza di una vita, la mia, ricca di incontri, di belle persone e di esperienze significative.




mercoledì 22 febbraio 2023

Cenere

Oggi, mercoledì delle ceneri, mi sono imbattuto nella canzone di Lazza “Cenere”, seconda classificata al festival di Sanremo. In verità stavo cercando su Youtube i gol delle partite di champion’s league di ieri sera (come sempre faccio), quando tra le proposte di video mi è apparsa appunto questa canzone, che non avevo ascoltato, ma il cui titolo ha attirato la mia attenzione, visto il particolare giorno dell’anno liturgico.

“Rinasceremo insieme dalla cenere”. Sono le parole di speranza che mi pare diano un giro completo a una storia difficile da raddrizzare, segnata dal triste ritornello “Aiutami a sparire come cenere… Spazzami via come cenere”.

La cenere va spazzata, non la persona. Va spazzata via, certamente; ma per far riemergere il fuoco nascosto, che ridia calore al “freddo mercurio”. È il senso anche della quaresima, la cui finalità è avvicinarci un po’ di più al fuoco di Dio, del cui accogliente calore avremo sempre bisogno. La cenere da spazzare è quella che inaridisce, gela e fa “deserto” della mia vita e nelle mie relazioni (“Lasciamo quelle parole, dimenticate nel buio / Via come cenere, cenere”).

La quaresima è anche un cammino di rinascita “dalla cenere”, a partire da quello che siamo. “Ricordati che sei polvere”… o almeno lo eri e potresti tornare ad esserlo. È saggio ricordare, è liturgico. Il cristiano è colui che fa memoria, che riporta al cuore (ri-corda) che il “soffio di Dio”, il suo “alito”, il suo “Spirito” (tutti termini che hanno un solo vocabolo in ebraico e in greco) ci ha resi esseri viventi. E allora il ricordo della cenere senza vita, e della Vita nella e dalla cenere, ci riporta a nostalgie e cammini di rinascita… insieme allo Spirito e ai fratelli.