lunedì 3 agosto 2009

Count down

Il "pezzo" seguente, come è facile dedurre, è stato composto il primo di agosto, ma solo oggi ho avuto il tempo di pubblicarlo. Perciò, nel conteggio all'indietro, siamo a -8...


1 di agosto: comincia oggi il count down in attesa della partenza per l’Italia, l’undici. Sono al “meno dieci”. Ci starò fino al primo di ottobre e già mi assalgono i miei assurdi dubbi: quanto mi mancherà la gente di qua? Che difficoltà linguistiche e ambientali dovrò superare in Italia e al mio ritorno, dopo tanti giorni fuori? Riuscirò a portare a termine tutte le cose che vorrei e dovrei fare in Italia? E così via… Stupidaggini che fanno parte della mia vita e che forse mi accompagneranno sempre. Tanto già so che non hanno risposta o fondamento; o che ce l’hanno in base alle esperienze passate. Ma poi, la storia è davvero maestra? Chissà?!? Noi alunni ricadiamo negli stessi dubbi e ripetiamo i medesimi errori. Ergo, o sono irrimediabilmente perduti gli alunni; o è testardamente falso il detto sulla storia maestra. Magari semplicemente dovranno imparare a convivere la perfezione concettuale del detto, e la graduale e altalenante perfettibilità del camminare dell’uomo, con i suoi vertici e le sue cadute, evitando quelle che la memoria storica giudica come criminali o pregiudicanti il bene altrui. E mi fermo, se no la prossima volta implorerete affinché non venga in Italia, se devo ammorbarvi con tali contorcimenti mentali.



Sì, vengo!!! E tra i preparativi vi è, da un paio di giorni, nei momenti liberi, tornare a leggere qualcosa sulla vita di S. Giuseppe “nuesciu”, visto che devo predicare la sua novena nella mia amatissima Copertino. Da quando sono venuto via dal Salento non ho più letto una biografia del Santo copertinese. E sono passati quasi 12 anni! Qui ho trovato in biblioteca quel prezioso libretto del Parisciani che è “Estasi, carcere e santità”. Naturalmente nella traduzione spagnola. È una strana sensazione leggere di S. Giuseppe in una lingua che non è la abituale relazionata a lui. Ripetere episodi ambientati in una cultura e geografia totalmente differenti da quelle venezuelane. Riascoltare nomi, far risuonare suoni, gustare alcuni sapori della memoria, estranei alla mia esperienza attuale. Prendendo in prestito quanto diceva Paolo VI nella canonizzazione dei martiri ugandesi, siamo chiamati a unire i loro nomi tipicamente locali a quelli dei martiri africani dei primi tempi. Una mescola a primo impatto stridente, ma che poi si dipana, poco a poco, in una armonia arricchente e nuova.



Babuquena è uno di questi nomi locali, assurdamente esotico per noi italiani. Il villaggio a cui si riferiscono le ultime foto pubblicate nel link sulle mie esperienze venezuelane. Ci sono stato circa un mese fa per celebrare un triduo in onore di S. Maria Ausiliatrice. Il momento più suggestivo è stato quello del sabato mattina, quando insieme a Sinforiano, ministro straordinario dell’Eucaristia, e a suo figlio Luisito, ci siamo arrampicati per portare la comunione a due famiglie che vivono sul costone di una montagna. È un po’ come andare da Macchia a Monte. La prima famiglia soprattutto era costituita da gente che quasi mai scende al villaggio vicino, perché la anziana non ce la fa e i due figli rimasti con lei – insieme a una nipote di 14 anni – soffrono di ritardo mentale. Ci sono andato soprattutto per confessarli, in quanto i sacerdoti della parrocchia, che visitano il villaggio una volta al mese per i numerosi impegni che hanno, non hanno tempo. Erano tre anni che un sacerdote non saliva a casa loro, pur ricevendo mensilmente la comunione. Ci si arriva per una mulattiera. E appunto una mula mi avevano procurato per non stancarmi troppo nella salita ripida, che si copre in 45 minuti circa. A metà salita ho visto che Luisito, che seguiva con suo padre attaccato alla coda della mula, non ce la faceva più. Nella mia “generosità” l’ho invitato a scambiarsi con me. Sono arrivato in cima con un fiatone di quelli reali, da perfetto uomo di città, a corto di allenamento e abitudine. Le stesse parole inciampavano nel fiato corto. Non sarà l’età?!? Bene, arrivederci in Italia.