giovedì 16 ottobre 2008

Ritorno in Venezuela

È trascorsa una settimana dal mio arrivo in Venezuela... Giornate segnate da una certa freneticità negli spostamenti e nell’assunzione degli impegni quotidiani.
L’8 ottobre sono partito da Roma (dove ero arrivato il giorno prima dalla mia amata Monte) alle 12.00 circa, per giungere a Caracas intorno alle 16.00 ora locale (le 22.30 in Italia). Ho viaggiato in compagnia di fra Gianbattista Buonamano, responsabile per l’Italia dell’animazione missionaria. All’aeroporto abbiamo svolto con rapidità e senza problemi tutti i vari adempimenti. Accolti da fra Germano, ci siamo diretti al nostro convento.
L'indomani ho accompagnato fra Gianbattista a visitare il centro storico, e a mezzogiorno ci aspettava zia Maria per una pastasciutta che è servita a lenire la fame e il distacco dalla cucina italiana. Alle 16.30 ero in metropolitana per raggiungere la stazione degli autobus e alle 18.00 partivo per S. Cristobal, dove sono arrivato il giorno seguente, poco dopo l’alba.

Il 10 ottobre ho celebrato i miei 21 anni di ordinazione sacerdotale. In pieno anonimato. Nessuno qui si è ricordato dell’evento (dall’Italia ho ricevuto qualche telefonata e messaggi); ma la cosa non mi ha dato alcun fastidio. Ci ho tenuto a stare qui in questa data perché lo avevo promesso ai 5 frati che oggi ricevono il titolo in teologia e che lasceranno il seminario per le rispettive comunità alle quali sono stati destinati. La cerimonia di consegna nell’aula magna dell’istituto è solenne e pomposa a un tempo, qualcosa a cui tutti tengono molto. I neolaureati si rivestono di toga e berretto, come il consiglio dei professori universitari, che però hanno stole differenti. Tra questi ultimi avrei dovuto esserci anch’io, ma mi sono fermamente rifiutato: mi sentivo ridicolo quanto al “travestimento”, e a disagio quanto all’altisonanza del ruolo. La cosa più bella è stata l’omelia del vescovo durante la Messa, nella quale invitava a non sentirsi arrivati nella ricerca scientifica e nella curiosità teologica; a sviluppare un pensiero solido nella ricerca del bene, e plausibilmente critico verso ogni tradimento della verità; a non cullarsi o gloriarsi di titoli, che possono risultare vuoti e favorire la mediocrità, se non supportati dalla vita e dal servizio.

Domenica 12 ho potuto riabbracciare, anche fisicamente, coloro che normalmente frequentano la cappella del seminario per la Messa festiva e che costituiscono una parte dei nostri amici. Nel pomeriggio, a sorpresa, mi è stato offerto di andare allo stadio per assistere alla partita di eliminatorie per i mondiali del 2010 tra Venezuela e... Brasile!!! Il possessore dell’entrata aveva problemi di stomaco, per cui il nostro amico Alirio, che già aveva offerto un ingresso a fray José Luis, mi ha chiamato per chiedermi se volevo aggregarmi a loro. La risposta era ovvia. Ci pensate?!? Julio César, Maicon, Juan, Lucio, Kleber, Josué, Gilberto Silva, Elano, Kaká, Adriano, Robinho. Il risultato giá lo conoscete. Lo spettacolo non è stato proprio all’altezza dei nomi.
Ora ho ripreso in pieno la vita del seminario e l’insegnamento all’Istituto di teologia. Quanto al primo, siamo anche quest’anno in 15: 5 postulanti nuovi; 6 prenovizi; 4 postnovizi. Le materie di questo semestre sono: Introduzione al Nuovo Testamento (3 ore) e Ebraico (2 ore). Diverse in contenuti e ore da quelle annunciatemi prima di partire per l’Italia; ma tanto, questo non mi sorprende più.


Solo cronaca e nessuna considerazione?!? Vale quanto scritto già negli anni precedenti. Sento di avere due case e due realtà familiari: la italiana e la venezuelana; per cui sto bene in entrambi i luoghi. Non sempre una famiglia allargata è sinonimo di ricchezza; nel mio caso sì. E mi costa partire per l’Italia e dall’Italia. Che complicata bellezza è il cuore umano e il mondo degli affetti!!! Un bacio a tutti.