sabato 31 ottobre 2009

Inizi e novità


Alcune notizie su presenze, progetti e attività del seminario in questo inizio di anno sociale e scolastico.

Come si può vedere dalla foto, la comunità è composta da quattro formatori e sette formandi. Ai formatori dell’anno scorso (fray José Luis, fray Pedro e fray Matteo) si è aggiunto, dai primi di settembre, fray Jesùs Alexer, il quale dovrebbe rimanere con noi fino alla fine di luglio, quando partirà per l’Italia per specializzarsi in Teologia Biblica. È qui soprattutto per studiare un po’ di italiano, ebraico e greco, in vista degli studi a Roma. Intanto si prepara anche all’ordinazione diaconale e sacerdotale e ci aiuta nella formazione dei giovani seminaristi.

Per quello che si riferisce a questi ultimi, ho già detto che sono sette (è probabile che a gennaio entri un altro piccolo gruppo di cinque). Da quest’anno è partita l’esperienza dell’aspirantato per i nuovi entrati. Ci siamo accorti, confrontandoci anche con le esperienze delle altre case di formazione qui in Palmira, che è molto utile un tempo (un anno, più o meno) di inserimento graduale nella realtà seminaristica e di primo approccio al carisma di S. Francesco. Per cui i giovani in formazione, attualmente, sono sette: cinque aspiranti (Antonio, Edgardo, Enmanuele, Isanel e Wilmer) e due postulanti di secondo anno (“el abuelo” Eduardo e Yorman), che hanno in comune, a parte gli spazi logistici, la preghiera, i pasti e i turni di servizio.

Gli aspiranti hanno un orario che comprende lavoro manuale e formazione. Il lavoro consiste nel mantenimento dell’area verde della casa e nella pulizia degli ambienti adibiti ad ospitare ritiri e convivenze vocazionali. La formazione, con orari di classe tre giorni a settimana, comprende: taller psicologico; introduzione alla liturgia; lettura e commento del Regolamento del seminario; regole di urbanità; morfosintassi spagnola; catechismo; biografia di S. Francesco.

I postulanti frequentano la filosofia nella facoltà teologica situata nel seminario diocesano, a 300 mt da qui. Ricevono anche una formazione base di francescanesimo, in preparazione al noviziato.


Per quel che mi riguarda, compio oggi un mese dal ritorno in Venezuela. Dei miei primi giorni, fino all’anniversario dell’ordinazione sacerdotale, già vi ho scritto. Del resto non ci sono molte o significative aggiunte. È ripresa la vita normale, ordinaria, ritmata dall’orario del seminario e dall’insegnamento, ai quali si aggiungono sporadici impegni pastorali, in aiuto a sacerdoti o istituti di suore.

L’insegnamento e la preparazione delle lezioni mi porta via un po’ di tempo, perché mi sono trovato ad affrontare una situazione completamente imprevista nell’area biblica, dove sono impegnato. In pratica hanno rinunciato tre professori, per cui mi sono ritrovato solo, con l’aiuto di un altro mezzo specialista. Uniti, i due, formiamo una bella… miseria!!! Io che ero partito per l’Italia quasi sicuro (il dubbio sulla programmazione è un obbligo prudenziale a certe latitudini) di insegnare Ebraico e Introduzione al Nuovo Testamento – materie, cioè, che davo già da tre anni – e, se proprio ce ne fosse stato bisogno, anche all’Antico Testamento (3 ore settimanali), mi ritrovo invece a dare quest’ultimo corso e Letteratura Giovannea (3 ore), insieme naturalmente a Ebraico (2 ore). Vale a dire materie completamente nuove e inaspettate, che richiedono preparazione, ma alle quali non potevo rinunciare, per non mettere in grosse difficoltà l’Istituto e gli stessi alunni, e perché l’altro professore aveva già scelto l’Introduzione al Nuovo Testamento e le Lettere cattoliche (che non mi abbiano informato di questi cambi, ormai non mi meraviglia più…).

Mi ritrovo così a dover leggere abbastanza per preparare le lezioni. Il che mi aiuta, in verità, ad approfondire cose belle e importanti. Sto scoprendo e apprezzando il vangelo di Giovanni, grazie a un bel commentario e altre letture sparse. Mi sono fatto così la fama di “come libros” (divoratore di libri), perché mi vedono leggere spesso e volentieri. Infatti, cerco si studiare camminando sotto il porticato, all’aria aperta, evitando di stare troppo tempo seduto. Un po’ come fa a Copertino il mio amico Ninì. Ho dovuto anche spiegare a un seminarista, che si meravigliava del tempo che trascorro a leggere, che questo è parte del mio lavoro e non solo gusto personale.

Per il possibile non mi sottraggo agli aiuti pastorali, come accennato prima (soprattutto celebrazione di messe e confessioni), sempre che non cozzino con i miei impegni in seminario. Il giovedì mattina mi reco a Tariba (15 minuti di macchina) per celebrare messa nel collegio Nazareth, alle 7.15, per i ragazzi delle superiori, e poi sono disponibile per le confessioni degli alunni. All’inizio non veniva quasi nessuno a confessarsi. L’ultima volta erano circa venti, e mi hanno messo in difficoltà perché alle 10.30 ho lezione di ebraico. Si sarà sparsa la voce che sono di manica larga?!? O forse è stata solo una contingenza particolare.

Il mercoledì, dalle 20.00 alle 21.00, animo una catechesi sugli Atti degli Apostoli per il movimento di “Verbo y Vida”, a S. Cristobal, a mezz’ora di macchina. Ma per questo mi vengono a cercare e mi riportano una volta terminato.

Il martedì pomeriggio incontro i due postulanti, per la formazione francescana in preparazione al noviziato.

Insomma, non ho tempo di annoiarmi. Anzi, spesso il tempo mi manca per attendere ad altre cose. La sensazione è a volte strana, se ripenso ai miei anni di ministero in Puglia, immerso nell’attività pastorale, quasi obbligato (non nego che ho le mie colpe) a mettere tra parentesi gli studi biblici. Per poi ritrovarmi, come già dicevo in altre occasioni, dopo vent’anni, sfidato ad insegnare Bibbia e considerato “professore”, quindi nell’area della intellettualità. Per carità, non rinnego niente degli anni e delle esperienze pugliesi. Ci mancherebbe altro! Sono un vero dono di Dio alla mia persona. Non mi sento in conflitto né col passato né col presente. Sto imparando a vivere la vita come viene, il che non è difficile, considerati i privilegi che essa mi ha riservato finora. Spero solo che Dio mi aiuti a continuare, malgrado le mie resistenze e testardaggini, anche in momenti più delicati, quando e qualora si presentassero.

domenica 11 ottobre 2009

22 anni di sacerdozio

"È da poco più di tre ore che ho lasciato l’Italia. Mi trovo in aereo, di ritorno in Venezuela. Alcuni mi hanno chiesto di aggiornare quanto prima il blog. Non saprei se per conoscere le mie prime esperienze dopo l’arrivo, o le impressioni a caldo sulla mia ultima, lunga, calda, avvolgente… permanenza in Italia. Probabilmente le due cose. Allora mi ritrovo a scrivere su un pezzo di carta quanto so già di non poter trasmettere come vorrei. Gli aggettivi sulla mia permanenza italiana la dicono lunga sulla rete di relazioni e sensazioni che mi ha avvolto, avviluppato…”.

Questo è quanto sono riuscito a scrivere in aereo. Il pensiero dei giorni trascorsi in Puglia (se si eccettuano i tre a Sasso Marconi, per stare con mia sorella) mi ha lo stesso accompagnato durante tutto il viaggio, e anche dopo. Un succedersi di visi ed emozioni difficili da digerire e metabolizzare. Pensieri che allargano il cuore e stringono lo stomaco. Ad ogni modo, anche se si fatica un po’ a trangugiare cibo e groppo, ciò che esce spontaneo non è il bolo alimentare ed emozionale, ma il ringraziamento a Dio per il dono di tanta gente bella e di tanta storia importante, benché minima e quotidiana.

Come non ringraziare per aver potuto condividere giorni solari d’agosto e gli ultimi di settembre con i miei, con vari parenti, con i cugini di Roma e i loro figli, con alcuni amici d’infanzia, con i miei compaesani? Il sapore delle radici e dei frutti, riassaporati con il gusto degli anni e la freschezza del rincontro. Ciliegina sulla torta: la possibilità di partecipare alla festa di S. Michele.

E poi il senso del ritorno nostalgico alla mia “famiglia” spirituale dei frati pugliesi, con i quali ho condiviso fraternità, sentimenti di stima reciproci, progetti, difficoltà per molti anni (e non è che ora mi senta un estraneo). In un momento particolare per la Provincia: l’inizio di un quadriennio, dopo 12 anni di provincialato di fra Giuseppe Piemontese. Mi pare che Michele e i frati del definitorio abbiano fatto del loro meglio e che ci sia amore nel loro non facile servizio. Un momento magmatico e magnetico, quello degli inizi, con le sue liquide difficoltà e lo sguardo verso il progetto, al quale vorresti prendere parte. Ma per te è pronta un’altra obbedienza e una terra lontana… dove, in ogni caso, non sei orfano né estraneo.

E che dire dell’impatto emotivo con le persone che Dio ti ha donato negli anni di Gravina e Copertino?!? Quest’anno ho avuto la grazia di predicare la novena di S. Giuseppe. Già sapete che non è stato facile accettare la proposta. Ma, come spesso mi accade, ciò che non avevo chiesto a Dio, mi è stato dato come dono che trabocca ogni desiderio e volontà. Sono stati giorni intensi di incontri e celebrazioni. Persone riviste dopo quasi 12 anni. Che gioia e che nostalgia!!! Posso affermare che il braccio di Dio non è corto e che la sua generosità sorpassa ogni umana riluttanza e titubanza.


Così, tra cibo, lettura e film sono sbarcato a Caracas, abbracciato dal caldo umido di Maiquetia. Sbrigate le pratiche aeroportuali, mi attende una sorpresa: il bagaglio è rimasto a Roma e mi tocca ritirarlo domani. Fray Jesus mi porta al convento di Caracas e comunico a zia che il suo carico di “lampagioni” dovrà riceverlo domani o dopo. Intanto mi scoccia ipotizzare un ritardo nella mia partenza per il seminario o la possibilità che il bagaglio tardi ad arrivare.

Il giorno dopo vado a mangiare dalla zia e ammazzo un po’ di nostalgia con fettuccine al sugo di calamari ripieni (niente male no?). Nel pomeriggio, visto che nessuno risponde a telefono dall’ufficio dell’aeroporto, decido ugualmente di andare a vedere se il bagaglio fosse arrivato. All’arrivo devo alzare la voce con un impiegato che mi dice che è troppo tardi per ritirare il bagaglio. Gli faccio notare (con tono leggermente alterato, in verità) che sono stato per più di un’ora a chiamare, senza ricevere risposta, e che all’orario di chiusura manca ancora mezz’ora. Mi consegna lo zaino. Però mi attende un’altra sgradita sorpresa alla stazione degli autobus: tutti i biglietti per S. Cristobal, di tutte le compagnie, sono esauriti, forse per il fatto di essere venerdì. Decido di partire domani notte, per stare almeno la mattina presto di S. Francesco in seminario.

Sabato 3 mi sveglio con febbre e raffreddore, per cui, su consiglio dei frati, decido di non viaggiare più questa notte. Prendo delle medicine e passo tutto il giorno a letto. Bel modo di celebrare 28 anni di professione semplice! Alle 23.30, già addormentato, vengo svegliato dal pianto di fray Carlos, che ha appena ricevuto la notizia della morte improvvisa di sua madre. Fray Jesus lo convince a non partire subito; lo accompagnerà con Javier domani alle 5 del mattino. Per cui mi chiede come sto (non è che stia proprio bene, ma almeno non ho febbre) e se me la sento di celebrare due messe al posto suo domani 4, domenica e festa di S. Francesco. Lo rassicuro. L’imprevisto si trasforma così in presenza provvidente.

Domenica 4 è un S. Francesco particolare. Le due messe le celebro senza particolari problemi fisici e mi riempiono, ma aleggia il fatto della mamma di Carlos e, per me, la lontananza dalla mia comunità.

Lunedì partiamo alle 4.30 del mattino per il funerale, fissato per le 10 ad Acarigua (5 ore di macchina). La cerimonia è gioiosa e molto partecipata. Proseguo poi per Guanare, dove pranzo, riposo, parlo con fray Beto, celebro la messa della sera e… vado a letto.

Il mattino dopo, alle 5 parto con fray Pietro e Orlando per il seminario, dove finalmente arriviamo per l’ora di pranzo. La prima impressione è forte e strana a un tempo: quest’anno ci sono solo 7 postulanti, a fronte di un seminario che ne contiene comodamente una sessantina. Dovremo forse fare l’abitudine a numeri che non saranno più quelli di una volta. Mi assale anche la tentazione, oggettivamente plausibile, di pensare che 3 formatori, ai quali se ne aggiunge un altro almeno per quest’anno, siano uno spreco, pensando a tanti bisogni pastorali, anche in Puglia. Probabile che sia umanamente vero. Poi sento che il Signore mi vuole ora qui, a servizio di questo piccolissimo gregge e delle eventuali esigenze e richieste pastorali che dovessero sorgere. Mi tranquillizzo.

Mercoledì 7 mi reco all’Istituto teologico e, per non perdere la serie delle sorprese, mi ritrovo con corsi nuovi, diversi dai previsti. Mi chiedono di accettarli ugualmente, perché non hanno alternative al momento. Giovedì e venerdì inizio già a dare lezioni.


Infine, oggi 10: 22 anni di sacerdozio. Nessuno qui lo sa o se ne ricorda; ma non mi fa male. Né penso di renderlo pubblico. Stamani ho celebrato messa davanti a una assemblea di… 5 fedeli., vale a dire i seminaristi presenti. Però insieme a loro c’eravate tutti, di ogni luogo e di ogni tempo. E questo mi basta. Naturalmente vi chiedo una preghiera di ringraziamento a Dio per il dono fattomi, e una d’intercessione per le mie molte e inveterate debolezze e codardie.