domenica 28 novembre 2010

25º in Venezuela... e qualcos’altro

Il 20 novembre, a un mese esatto dal mio arrivo in seminario, i ragazzi hanno voluto farmi una sorpresa, festeggiando i 25 anni della mia professione solenne, qui in Venezuela, e poco importa che fossero passati poco meno di due mesi, dal 28 settembre. È stata una celebrazione “familiare”, con la sola presenza del signor Heriberto, amico da sempre. Qualcun’altro che aveva saputo della cosa mi ha mandato gli auguri per sms, confondendo l’anniversario della professione solenne con quello del sacerdozio. Tutta la giornata è stata dedicata al ricordo dell’anniversario, soprattutto durante la preghiera. Il punto focale è stata però la celebrazione della S. Messa. Ho presieduto e tenuta l’omelia. Non ricordo esattamente cosa ho detto, perché ero commosso e, allo stesso tempo, mi sentivo un poco fuori tempo; una via di mezzo tra la gioia di vivere tale momento con la mia comunità del seminario, e il senso di “toppa” su un vestito già passato. Durante la cena, i ragazzi hanno presentato un video, simpatico, su di me, composto da foto tratte da quelle che si trovano sul blog.

Nella stessa settimana, dal 15 al 18, si è tenuto in seminario l’incontro delle fraternità del Venezuela. La metodologia è stata diversa dalle altre volte, non trattandosi di un momento di formazione fatto di conferenze e poco più. Questa volta si sono toccati i temi importanti della Custodia, in preparazione al prossimo Capitolo. Ne abbiamo parlato in 4 gruppi di lavoro, i quali hanno presentato una sintesi in assemblea, dove ci sono stati ulteriori apporti, con interventi interessanti e ricchi. Momento bello e commovente è stato il ricordo di fray Germano. Il video presentato dalla comunità di Barinas, curato da fray Javier Mora, ne ha ripercorso il cammino, soprattutto gli anni venezuelani. Varrebbe la pena poterlo vedere e far conoscere anche in Provincia.

Dal 2 al 5 novembre, in maniera completamente inattesa, ho dovuto predicare gli esercizi spirituali ai nostri seminaristi. Infatti, il “predicatore” ufficiale sarebbe dovuto essere fray Franklin, però, per impegni sopraggiunti a servizio della Formazione nella Falc, si son dovuti accontentare di uno “non ufficiale”, di... me!!! La comunicazione di tale impegno mi ha preso completamente alla sprovvista e incapace di pensare al momento al tema e all’organizzazione. Poi mi sono servito delle Lettere del Ministro generale in preparazione al Centenario dell’approvazione della Forma di Vita di S. Francesco. Ho adattato naturalmente i temi (“Signore, che vuoi che faccia?”; “Vivere secondo la forma del santo Vangelo”; “La fraternità”) al livello dell’uditorio. Mi è parso che i ragazzi abbiano apprezzato. Un momento forte di riflessione ho voluto fossero le omelie durante le celebrazioni eucaristiche. Abbiamo terminato con una giornata di deserto presso il convento dei carmelitani in Potrero. È stata per me l’occasione di ritornare in questo luogo che amo, e salutare persone amiche, come i frati e le cuoche.

Le mie giornate proseguono tranquille, tra seminario, scuola e altro. E intanto già si avvicinano a grandi passi il Natale e gli impegni pastorali relativi, fuori dal seminario. Anche quest’anno andrò a Venegara. Poi dovrei fermarmi tutto il tempo in seminario, fino al ritorno dei ragazzi, mentre gli altri due frati, a turno, andranno in vacanza a casa per alcuni giorni.

Macinando mais per preparare "cachapas"

giovedì 4 novembre 2010

Assimilando il ritorno


Sono in ritardo!!! Spesso mi capita di esserlo, per i motivi più disparati. Questa volta è dovuto al fatto che mi sono trovato immerso di colpo nella realtà del Venezuela, con relativi annessi e connessi. C’ho impiegato un po’ di tempo a digerire cambi e impegni, soprattutto perché il tempo fuori è stato effettivamente lungo. Ritornando ho dovuto riappropriarmi del reale quotidiano, con alcuni piccoli cambiamenti, normali, ma che non avevo avuto tempo e occasione di metabolizzare. Metteteci il cambio di cultura e mondo... Ancora ho dei mal di pancia, ma so che sono destinati a diminuire e sparire, con l’abitudine a “cibi” e “sostanze” diversi rispetto a quelli mangiati per più di due mesi in Italia. Grazie a Dio non sono perfetti sconosciuti, e giorno per giorno ritorno a “sapori” venezuelani, differenti certo, ma interesanti e intriganti lo stesso.

Il ritorno è stato... lungo. Almeno fino al seminario. Partito lunedí mattina 18 ottobre da Bari, sono arrivato in seminario la sera del 20, dopo aver attraversato vari stati del Venezuela, da Caracas a Palmira. La trasvolata oceanica è stata tutto sommato piacevole. Accanto a un anziano di origini italiane, da 57 anni in Venezuela. Mi ha ceduto il suo posto per poter ascoltare i film in programma, ai quali non era interessato, visto che il mio auricolare non funzionava. La programmazione prevedeva tre film : “The Joneses”, interessante riguardo al tema dell’essere realtivo all’apparire e della falsità dei bisogni commerciali; “Il principe di Persia”, avventura disneyana distensiva; “Mine vaganti”, bello e provocante, sull’amore disposto a accettare la diversità e a rinunciare per il bene dell’altro. Il gioco di “consegne” in quest’ultimo film mi pare davvero grande e difficile, per noi che in amore siamo spesso egoisti e possessivi.

Cosa ho trovato in seminario? Innanzitutto una calda e simpatica accoglienza, con la bacheca dedicata al mio ritorno, insieme ai dettagli ornamentali sulla mia porta e in camera. Un nuovo frate di comunità: fray Daniel, che ha preso il posto di fray Pedrito, mandato a Caracas. Un gruppo di cinque nuovi seminaristi che mi sembrano bravi, insieme ai vecchi, i quali già lo erano. In più ci sono fray Javier Antonio e fray Deiby, neo professi, che staranno con noi fino a febbraio, quando andranno in Costarica per continuare con i loro studi. E poi: l’insegnamento biblico (mi sta costando molto accettare l’idea dell’insegnamento di Ebraico e Introduzione al Nuovo Testamento in questo semestre; avrei preferito entrare poco a poco in queste realtà); il corso biblico per postulanti religiosi al martedí pomeriggio; la direzione spirituale e le confessioni, anche per gente non del seminario; le celebrazioni mattutine al collegio Nazareth (per le suore lunedí, mercoledí e venerdí alle 6.00; per suore e studenti il martedí e giovedí, alle 7.15). Quest’ultima esperienza mi piace, soprattutto le celebrazioni per gli studenti, dalla prima elementare all’ultimo anno di superiori, per turni di classe (normalmente costituite da 35-40 alunni). Interagire con loro durante la messa; confessarli dopo, a volte per un paio d’ore, mi fa sentire sensazioni pastorali belle, complementari al lavoro in seminario. E poi ci sono i reincontri con le persone di qua, che fanno parte della mia vita e dei miei orizzonti, e alle quali sento di appartenere.

Infine, lunedí 1 novembre, abbiamo avuto la professione solenne in seminario di fray José Alberto. Tutto il baillame della preparazione può anche stancare un po'; onestamente, però, ha pesato più sulle spalle di altri che sulle mie. In ogni caso, è l’occasione per ringraziare Dio per un nuovo fratello e rivedersi in lui, rinnovando voti e utopie. Ancor più per me, che sono stato scelto come testimone, onore e responsabilità allo stesso tempo, che mi commuove, perché sento di essere percepito come fratello venezuelano e non come “straniero”, e mi sfida a livello di testimonianza e vicinanza fraterna.