sabato 24 maggio 2008

Niños especiales



Nel sabato che precede la festa del Corpus Domini, vorrei raccontarvi qualcosa di veramente speciale che mi è capitato proprio in riferimento all’Eucaristia. Nessun rapimento mistico. Per carità: non lo merito e non ne sarei capace. Molto di più: la percezione fisica della presenza di Cristo nei ragazzi che ricevevano la loro prima comunione, e nell’amore dei loro familiari, molti dei quali non hanno fatto la comunione per situazioni matrimoniali irregolari (che sono regola, più che eccezione...). Avrei voluto scrivere subito di questo, ma non l’ho fatto perché mi avevano promesso delle foto, alle quali ci tengo molto. Purtroppo ad oggi non ho ricevuto niente. Dovrete “accontentarvi” di una scena eucaristica che circonda l’ingresso della cappella, riferentesi a un volo mistico di S. Giuseppe da Copertino. Appena avrò le foto le pubblico e metto un avviso sul blog, perché possiate vederle, magari con un clic a ritroso.
Giovedi 8 maggio, quasi in contemporanea con le prime comunioni a Gravina, ho avuto l’opportunità e la gioia di celebrare una Messa di prima comunione molto speciale. In verità, il Signore mi ha donato, anche qui in Venezuela, di vivere uno dei momenti più belli per un sacerdote, quello appunto di permettere a dei fanciulli ci incontrarsi per la prima volta con Gesù Eucaristia. Che ricordo bello e ricco, quello delle prime comunioni nella parrocchia di Gravina!!!
Questa volta la cerimonia è stata davvero particolare, commovente e inattesa. Tramite una conoscente, mi è stato chiesto di celebrare la prima comunione di alcuni bambini “speciali” (è la terminologia, bellissima, che qui usano), di un istituto di S. Cristobal per persone con problemi di handicap mentale (mi mancano le parole per descriverli e ho paura di usare termini offensivi della loro dignità). Il sacerdote della parrocchia quel giorno era occupato, grazie a Dio. Così ho potuto vivere qualcosa di raro e che mi ha toccato il cuore.
È venuto a prendermi il papà di Steven, un ragazzo di 18 anni in sedia a rotelle, che era emozionatissimo per la sua prima comunione. I suoi lo avevano vestito come si usa, e quando sono arrivato mi ha tempestato di domande e considerazioni. All’arrivo mi sono reso conto che Steven era uno dei più fortunati da un punto di vista fisico mentale. C’erano i ragazzi con le loro famiglie, tutti gli operatori del centro e i volontari. Ho avuto un attimo di smarrimento: mi sono sentito piccolo per un evento tanto grande e significativo, e inadeguato alla situazione. Fortuna che il Signore mi ha dato coraggio e che tutti si sono mostrati molto accoglienti con me, l’unico “straniero” della situazione.
Questi i pensieri e le considerazioni espressi durante la Messa e che desidero condividere con voi, amici.
Per primo ho ringraziato i genitori di questi ragazzi perché stavano aiutando e permettendo a Gesù di entrare sacramentalmente nella loro vita. Un desiderio forte di Cristo, testimoniato dal vangelo, quello dell’incontro con i “piccoli”, spesso avversato da benpensanti discepoli di tutti i tempi ed epoche. Genitori che già sono, per i loro piccoli, presenza sacramentale dell’amore di Dio, che trova nell’Eucaristia motivazione, esempio e alimento. Espressione di un Dio che rompe le distanze per fare comunione, indipendentemente dalla nostra consapevolezza e aldilà di ogni merito.
Per questo, dicevo, non vale nemmeno l’obiezione che essi non intendono quello che stanno facendo, con le dovute proporzioni di ogni singolo caso. Chi siamo noi per impedire l’incontro sacramentale di Dio con loro?!? E se fosse valida l’obiezione, chi di noi intende veramente il mistero dell’amore oblativo di Cristo nel sacramento dell’Eucaristia?!? Dovremmo astenercene tutti, per correttezza. I santi dicono che se la capissimo davvero, moriremmo all’istante, incapaci di sopportare una emozione simile. Si può cadere in pericoli di magia e superstizione? Non mi pareva fosse il clima della cerimonia, dove si assemblavano l’emozione e la sofferenza, sentimenti forti e senso di realismo. E poi, l’amore non è forse “magia”? Sfido chiunque a dire che l’Amore di Dio non si possa definire “magico”, immensamente più della “magia” degli amori umani, pur belli e grandi.
Magari per alcuni potrebbe essere la prima e ultima comunione, per oggettive difficoltà legate al loro stato. Un paio, innervositi forse dal clima creatosi e dai “fotografi”, non hanno voluto aprire la bocca al momento della comunione, malgrado i familiari li invitassero a “mangiare il biscotto” che il padre – io – stava porgendo. Ho allora consegnato il pezzo di ostia ai genitori, perché nella tranquillità del rispettivo posto, li imboccasero di Cristo, esercitando e dando seguito al loro sacerdozio comune. Infatti, sono essi e non io, nella vita ordinaria, coloro che trasmettono l’affetto e l’amore di Dio, fattosi presenza nutritiva nel sacramento dell’Eucaristia.
Tutto si è concluso con le foto di gruppo, da me pretese. Non volevo mi mancasse il ricordo di un momento così bello.
Ê probabile che abbia sfiorato l’eresia in qualche mia affermazione o azione. Non importa. Mi è sembrato al momento, e continuo a pensarlo ora che scrivo, che si sia trattato più di sostegno e ispirazione divini. E poi, credo di aver contribuito a regalare un sorriso a... Dio!!!

mercoledì 14 maggio 2008

Pensieri... politici?!?

Oggi siamo a un mese dalla vittoria di Berlusconi alle elezioni politiche, con il governo già pronto. Ieri ho ascoltato discorsi improntati alla collaborazione e al rispetto tra tutte le forze politiche parlamentari, per uscire da una crisi economica e istituzionale che richiede urgenza. Questo dopo alcuni anni di siparietti vergognosi alle Camere e di espressioni, verbali e non, che definire “da strada” sarebbe offensivo verso tantissimi che in strada ci camminano per godersi l’aria o per andare al lavoro, o che ce l’hanno come casa, disgraziatamente. Mi auguro sia vero quanto si sta affermando; personalmente nutro dei dubbi, e poi, lo sapete cosa penso in fatto di politica e verso dove vanno le mie simpatie.
O forse, verso dove andavano. Mi sono ormai convinto che un sacerdote e un cristiano dovrebbero sposare il modo di far politica di don Milani, con la sua attenzione alle classi più piccole e emarginate. È la scelta preferenziale per i poveri, evangelica!! E sì, noi cristiani non siamo imparziali: i poveri sono i nostri favoriti, o dovrebbero esserlo. Non mi fido delle destre e delle sinistre, del capitalismo neoliberista e del comunismo. Il cristiano dovrebbe essere l’eterno ricercatore di nuovi equilibri, esploratore di orizzonti, spinto dalla novità perenne del vangelo e dalle sue esigenze radicali.
È anarchia?!? Non lo so; ma certo non ne sono un fautore. Mi ha commosso rivedere a distanza di vari anni il film “Sacco e Vanzetti” e la mia simpatia meridionale era tutta per Nicola Sacco e il suo essere buono, retto, incredulo di fronte a quanto gli stava succedendo intorno e addosso. Però credo, come dicevo, negli ideali politici e nelle coerenze umane di un Gandi, di un La Pira, di un don Milani. I “buoni maestri”, o meglio “testimoni”, dei quali sentiamo tanto il bisogno.
Per questo plaudo a piccole e periferiche iniziative cristiane di formazione politica (penso in questo momento a “Pensare politicamente” di Gravina in Puglia) e di diffusione della Dottrina Sociale della Chiesa. Per questo mi auguro che la stagione dello scendere in piazza dei cristiani non sia mai conclusa, avendo il vangelo e i poveri come riferimento. Per questo ricordo che la Caritas Italiana criticò fortemente la legge Bossi-Fini sull’immigrazione, e la politica della precarietà e mobilità dei lavoratori. Non vorrei si pensi che il lottare per i diritti dell’uomo si possa oggi ridurre solo alle marce in favore della famiglia o contro i Pacs... O che l’unica emergenza sia la sicurezza e il “maledetto” immigrato, con riporti di paure ancestrali e climi da caccia all’untore, e il rischio che ci si trasformi in moderni monatti.
Ecco, mi ero ripromesso di non parlare di politica e invece ci sono cascato. Meno male che sono riuscito a stare zitto sulla mia delusione alle ultime elezioni...
Non me ne vogliate. Sapete che vi amo, amici miei di destra e sinistra. L’importante è che riusciamo tutti, come cristiani, a essere coerenti con scelte evangeliche, a difenderle e a diffonderle, anche a costo della impopolarità...
Vi lascio con una lettera di don Milani a un suo amico politico. Mi ha sempre colpito, forse perché lascia intravvedere il dramma di un sacerdote che paga per le sue scelte, e la sua coerenza fino all’estremo, al seguito del suo Maestro.
Caro Pipetta,
ogni volta che ci incontriamo tu mi dici che se tutti i preti fossero come me, allora…Lo dici perché tra noi due ci siamo sempre intesi anche se te della scomunica te ne freghi e se dei miei fratelli preti ne faresti volentieri polpette. Tu dici che ci siamo intesi perché t'ho dato ragione mille volte in mille tue ragioni.
Ma dimmi Pipetta, m'hai inteso davvero?
È un caso, sai, che tu mi trovi a lottare con te contro i signori. San Paolo non faceva così.
E quel caso è stato quel 18 aprile che ha sconfitto insieme ai tuoi torti anche le tue ragioni. È solo perché ho avuto la disgrazia di vincere che…
Mi piego, Pipetta, a soffrire con te delle ingiustizie. Ma credi, mi piego con ripugnanza. Lascia che te lo dica a te solo. Che me ne sarebbe importato a me della tua miseria?
Se vincevi te, credimi Pipetta, io non sarei più stato dalla tua. Ti manca il pane? Che vuoi che me ne importasse a me, quando avevo la coscienza pulita di non averne più di te, che vuoi che me ne importasse a me che vorrei parlarti solo di quell'altro Pane che tu dal giorno che tornasti da prigioniero e venisti colla tua mamma a prenderlo non m'hai più chiesto.
Pipetta, tutto passa. Per chi muore piagato sull'uscio dei ricchi, di là c'è il Pane di Dio.
È solo questo che il mio Signore m'aveva detto di dirti. È la storia che mi s'è buttata contro, è il 18 aprile che ha guastato tutto, è stato il vincere la mia grande sconfitta.
Ora che il ricco t'ha vinto col mio aiuto mi tocca dirti che hai ragione, mi tocca scendere accanto a te a combattere il ricco.
Ma non me lo dire per questo, Pipetta, ch'io sono l'unico prete a posto. Tu credi di farmi piacere. E invece strofini sale sulla mia ferita.
E se la storia non mi si fosse buttata contro, se il 18… non m'avresti mai veduto scendere là in basso, a combattere i ricchi.
Hai ragione, sì, hai ragione, tra te e i ricchi sarai sempre te povero a aver ragione. Anche quando avrai il torto di impugnare le armi ti darò ragione.
Ma come è poca parola questa che tu m'hai fatto dire. Come è poco capace di aprirti il Paradiso questa frase giusta che tu m'hai fatto dire. Pipetta, fratello, quando per ogni tua miseria io patirò due miserie, quando per ogni tua sconfitta io patirò due sconfitte, Pipetta quel giorno, lascia che te lo dica subito, io non ti dirò più come dico ora: «Hai ragione». Quel giorno finalmente potrò riaprire la bocca all'unico grido di vittoria degno d'un sacerdote di Cristo: «Pipetta hai torto. Beati i poveri perché il Regno dei Cieli è loro».
Ma il giorno che avremo sfondata insieme la cancellata di qualche parco, installata insieme la casa dei poveri nella reggia del ricco, ricordatene Pipetta, non ti fidar di me, quel giorno io ti tradirò.
Quel giorno io non resterò là con te. Io tornerò nella tua casuccia piovosa e puzzolente a pregare per te davanti al mio Signore crocifisso.