Oggi siamo a un mese dalla vittoria di Berlusconi alle elezioni politiche, con il governo già pronto. Ieri ho ascoltato discorsi improntati alla collaborazione e al rispetto tra tutte le forze politiche parlamentari, per uscire da una crisi economica e istituzionale che richiede urgenza. Questo dopo alcuni anni di siparietti vergognosi alle Camere e di espressioni, verbali e non, che definire “da strada” sarebbe offensivo verso tantissimi che in strada ci camminano per godersi l’aria o per andare al lavoro, o che ce l’hanno come casa, disgraziatamente. Mi auguro sia vero quanto si sta affermando; personalmente nutro dei dubbi, e poi, lo sapete cosa penso in fatto di politica e verso dove vanno le mie simpatie.
O forse, verso dove andavano. Mi sono ormai convinto che un sacerdote e un cristiano dovrebbero sposare il modo di far politica di don Milani, con la sua attenzione alle classi più piccole e emarginate. È la scelta preferenziale per i poveri, evangelica!! E sì, noi cristiani non siamo imparziali: i poveri sono i nostri favoriti, o dovrebbero esserlo. Non mi fido delle destre e delle sinistre, del capitalismo neoliberista e del comunismo. Il cristiano dovrebbe essere l’eterno ricercatore di nuovi equilibri, esploratore di orizzonti, spinto dalla novità perenne del vangelo e dalle sue esigenze radicali.
È anarchia?!? Non lo so; ma certo non ne sono un fautore. Mi ha commosso rivedere a distanza di vari anni il film “Sacco e Vanzetti” e la mia simpatia meridionale era tutta per Nicola Sacco e il suo essere buono, retto, incredulo di fronte a quanto gli stava succedendo intorno e addosso. Però credo, come dicevo, negli ideali politici e nelle coerenze umane di un Gandi, di un La Pira, di un don Milani. I “buoni maestri”, o meglio “testimoni”, dei quali sentiamo tanto il bisogno.
Per questo plaudo a piccole e periferiche iniziative cristiane di formazione politica (penso in questo momento a “Pensare politicamente” di Gravina in Puglia) e di diffusione della Dottrina Sociale della Chiesa. Per questo mi auguro che la stagione dello scendere in piazza dei cristiani non sia mai conclusa, avendo il vangelo e i poveri come riferimento. Per questo ricordo che la Caritas Italiana criticò fortemente la legge Bossi-Fini sull’immigrazione, e la politica della precarietà e mobilità dei lavoratori. Non vorrei si pensi che il lottare per i diritti dell’uomo si possa oggi ridurre solo alle marce in favore della famiglia o contro i Pacs... O che l’unica emergenza sia la sicurezza e il “maledetto” immigrato, con riporti di paure ancestrali e climi da caccia all’untore, e il rischio che ci si trasformi in moderni monatti.
Ecco, mi ero ripromesso di non parlare di politica e invece ci sono cascato. Meno male che sono riuscito a stare zitto sulla mia delusione alle ultime elezioni...
Non me ne vogliate. Sapete che vi amo, amici miei di destra e sinistra. L’importante è che riusciamo tutti, come cristiani, a essere coerenti con scelte evangeliche, a difenderle e a diffonderle, anche a costo della impopolarità...
Vi lascio con una lettera di don Milani a un suo amico politico. Mi ha sempre colpito, forse perché lascia intravvedere il dramma di un sacerdote che paga per le sue scelte, e la sua coerenza fino all’estremo, al seguito del suo Maestro.
O forse, verso dove andavano. Mi sono ormai convinto che un sacerdote e un cristiano dovrebbero sposare il modo di far politica di don Milani, con la sua attenzione alle classi più piccole e emarginate. È la scelta preferenziale per i poveri, evangelica!! E sì, noi cristiani non siamo imparziali: i poveri sono i nostri favoriti, o dovrebbero esserlo. Non mi fido delle destre e delle sinistre, del capitalismo neoliberista e del comunismo. Il cristiano dovrebbe essere l’eterno ricercatore di nuovi equilibri, esploratore di orizzonti, spinto dalla novità perenne del vangelo e dalle sue esigenze radicali.
È anarchia?!? Non lo so; ma certo non ne sono un fautore. Mi ha commosso rivedere a distanza di vari anni il film “Sacco e Vanzetti” e la mia simpatia meridionale era tutta per Nicola Sacco e il suo essere buono, retto, incredulo di fronte a quanto gli stava succedendo intorno e addosso. Però credo, come dicevo, negli ideali politici e nelle coerenze umane di un Gandi, di un La Pira, di un don Milani. I “buoni maestri”, o meglio “testimoni”, dei quali sentiamo tanto il bisogno.
Per questo plaudo a piccole e periferiche iniziative cristiane di formazione politica (penso in questo momento a “Pensare politicamente” di Gravina in Puglia) e di diffusione della Dottrina Sociale della Chiesa. Per questo mi auguro che la stagione dello scendere in piazza dei cristiani non sia mai conclusa, avendo il vangelo e i poveri come riferimento. Per questo ricordo che la Caritas Italiana criticò fortemente la legge Bossi-Fini sull’immigrazione, e la politica della precarietà e mobilità dei lavoratori. Non vorrei si pensi che il lottare per i diritti dell’uomo si possa oggi ridurre solo alle marce in favore della famiglia o contro i Pacs... O che l’unica emergenza sia la sicurezza e il “maledetto” immigrato, con riporti di paure ancestrali e climi da caccia all’untore, e il rischio che ci si trasformi in moderni monatti.
Ecco, mi ero ripromesso di non parlare di politica e invece ci sono cascato. Meno male che sono riuscito a stare zitto sulla mia delusione alle ultime elezioni...
Non me ne vogliate. Sapete che vi amo, amici miei di destra e sinistra. L’importante è che riusciamo tutti, come cristiani, a essere coerenti con scelte evangeliche, a difenderle e a diffonderle, anche a costo della impopolarità...
Vi lascio con una lettera di don Milani a un suo amico politico. Mi ha sempre colpito, forse perché lascia intravvedere il dramma di un sacerdote che paga per le sue scelte, e la sua coerenza fino all’estremo, al seguito del suo Maestro.
Caro Pipetta,
ogni volta che ci incontriamo tu mi dici che se tutti i preti fossero come me, allora…Lo dici perché tra noi due ci siamo sempre intesi anche se te della scomunica te ne freghi e se dei miei fratelli preti ne faresti volentieri polpette. Tu dici che ci siamo intesi perché t'ho dato ragione mille volte in mille tue ragioni.
Ma dimmi Pipetta, m'hai inteso davvero?
È un caso, sai, che tu mi trovi a lottare con te contro i signori. San Paolo non faceva così.
E quel caso è stato quel 18 aprile che ha sconfitto insieme ai tuoi torti anche le tue ragioni. È solo perché ho avuto la disgrazia di vincere che…
Mi piego, Pipetta, a soffrire con te delle ingiustizie. Ma credi, mi piego con ripugnanza. Lascia che te lo dica a te solo. Che me ne sarebbe importato a me della tua miseria?
Se vincevi te, credimi Pipetta, io non sarei più stato dalla tua. Ti manca il pane? Che vuoi che me ne importasse a me, quando avevo la coscienza pulita di non averne più di te, che vuoi che me ne importasse a me che vorrei parlarti solo di quell'altro Pane che tu dal giorno che tornasti da prigioniero e venisti colla tua mamma a prenderlo non m'hai più chiesto.
Pipetta, tutto passa. Per chi muore piagato sull'uscio dei ricchi, di là c'è il Pane di Dio.
È solo questo che il mio Signore m'aveva detto di dirti. È la storia che mi s'è buttata contro, è il 18 aprile che ha guastato tutto, è stato il vincere la mia grande sconfitta.
Ora che il ricco t'ha vinto col mio aiuto mi tocca dirti che hai ragione, mi tocca scendere accanto a te a combattere il ricco.
Ma non me lo dire per questo, Pipetta, ch'io sono l'unico prete a posto. Tu credi di farmi piacere. E invece strofini sale sulla mia ferita.
E se la storia non mi si fosse buttata contro, se il 18… non m'avresti mai veduto scendere là in basso, a combattere i ricchi.
Hai ragione, sì, hai ragione, tra te e i ricchi sarai sempre te povero a aver ragione. Anche quando avrai il torto di impugnare le armi ti darò ragione.
Ma come è poca parola questa che tu m'hai fatto dire. Come è poco capace di aprirti il Paradiso questa frase giusta che tu m'hai fatto dire. Pipetta, fratello, quando per ogni tua miseria io patirò due miserie, quando per ogni tua sconfitta io patirò due sconfitte, Pipetta quel giorno, lascia che te lo dica subito, io non ti dirò più come dico ora: «Hai ragione». Quel giorno finalmente potrò riaprire la bocca all'unico grido di vittoria degno d'un sacerdote di Cristo: «Pipetta hai torto. Beati i poveri perché il Regno dei Cieli è loro».
Ma il giorno che avremo sfondata insieme la cancellata di qualche parco, installata insieme la casa dei poveri nella reggia del ricco, ricordatene Pipetta, non ti fidar di me, quel giorno io ti tradirò.
Quel giorno io non resterò là con te. Io tornerò nella tua casuccia piovosa e puzzolente a pregare per te davanti al mio Signore crocifisso.
ogni volta che ci incontriamo tu mi dici che se tutti i preti fossero come me, allora…Lo dici perché tra noi due ci siamo sempre intesi anche se te della scomunica te ne freghi e se dei miei fratelli preti ne faresti volentieri polpette. Tu dici che ci siamo intesi perché t'ho dato ragione mille volte in mille tue ragioni.
Ma dimmi Pipetta, m'hai inteso davvero?
È un caso, sai, che tu mi trovi a lottare con te contro i signori. San Paolo non faceva così.
E quel caso è stato quel 18 aprile che ha sconfitto insieme ai tuoi torti anche le tue ragioni. È solo perché ho avuto la disgrazia di vincere che…
Mi piego, Pipetta, a soffrire con te delle ingiustizie. Ma credi, mi piego con ripugnanza. Lascia che te lo dica a te solo. Che me ne sarebbe importato a me della tua miseria?
Se vincevi te, credimi Pipetta, io non sarei più stato dalla tua. Ti manca il pane? Che vuoi che me ne importasse a me, quando avevo la coscienza pulita di non averne più di te, che vuoi che me ne importasse a me che vorrei parlarti solo di quell'altro Pane che tu dal giorno che tornasti da prigioniero e venisti colla tua mamma a prenderlo non m'hai più chiesto.
Pipetta, tutto passa. Per chi muore piagato sull'uscio dei ricchi, di là c'è il Pane di Dio.
È solo questo che il mio Signore m'aveva detto di dirti. È la storia che mi s'è buttata contro, è il 18 aprile che ha guastato tutto, è stato il vincere la mia grande sconfitta.
Ora che il ricco t'ha vinto col mio aiuto mi tocca dirti che hai ragione, mi tocca scendere accanto a te a combattere il ricco.
Ma non me lo dire per questo, Pipetta, ch'io sono l'unico prete a posto. Tu credi di farmi piacere. E invece strofini sale sulla mia ferita.
E se la storia non mi si fosse buttata contro, se il 18… non m'avresti mai veduto scendere là in basso, a combattere i ricchi.
Hai ragione, sì, hai ragione, tra te e i ricchi sarai sempre te povero a aver ragione. Anche quando avrai il torto di impugnare le armi ti darò ragione.
Ma come è poca parola questa che tu m'hai fatto dire. Come è poco capace di aprirti il Paradiso questa frase giusta che tu m'hai fatto dire. Pipetta, fratello, quando per ogni tua miseria io patirò due miserie, quando per ogni tua sconfitta io patirò due sconfitte, Pipetta quel giorno, lascia che te lo dica subito, io non ti dirò più come dico ora: «Hai ragione». Quel giorno finalmente potrò riaprire la bocca all'unico grido di vittoria degno d'un sacerdote di Cristo: «Pipetta hai torto. Beati i poveri perché il Regno dei Cieli è loro».
Ma il giorno che avremo sfondata insieme la cancellata di qualche parco, installata insieme la casa dei poveri nella reggia del ricco, ricordatene Pipetta, non ti fidar di me, quel giorno io ti tradirò.
Quel giorno io non resterò là con te. Io tornerò nella tua casuccia piovosa e puzzolente a pregare per te davanti al mio Signore crocifisso.
(Don Lorenzo Milani, 1950)
3 commenti:
Mi mancavano tanto i tuoi "saggi" interventi da oltre Oceano.
La filosofia di don Lorenzo Milani dell' "I care" o in italiano (e lo preferisco)"Mi interessa, mi sta a cuore" dovrebbe guidare ogni cristiano, laico o consacrato che egli sia.
Penso in questo istante ai campi nomadi saccheggiati e bruciati a Napoli.
"Mi sta a cuore" il destino degli immigrati nella nostra Italia sempre più indifferente e verso una deriva xenofoba.
Ma "mi sta a cuore" anche una giustizia equa, rapida e una certezza della pena nei confronti di chi (italiano o non) si macchi di reati: solo così si potranno contrastare episodi di intolleranza che francamente mi spaventano tanto.
Mi auguro un futuro migliore per tutti, in ogni angolo di mondo.
Un abbraccio e ... ti aspettiamo presto!
Nicola LAGRECA
Ciao Matteo...
il tuo nome senza la "E" afferma il significato della tua persona...si perchè tu sei un vero Matt(e)o...come quei matti in Cristo della tradizione Ortodossa...Matti si, per Cristo affinchè il Regno di Dio si allarghi, avanzi, si radichi nei cuori delle persone...La politica non è una cosa sporca e parlarne nemmeno...è sporco ogni strumento - utile - che l'uomo usa in maniera depravata....
Abbiamo tutti bisogno dei Pazzi in Cristo che abbiano il coraggio, l'audacia e l'entusiasmo di svelare i segreti dei cuori, di non accontentarsi dell'effimero condiviso, di non abitare nella compiacenza di gesti che gratificano i cuori malati che vanno in cerca di "agiatezza" affettiva...
Credo sia arrivato il momento di una Chiesa - quella di Cristo - che dica no a sovratrutture pesanti, a compromessi dannosi...Ci penso, mi guardo in giro, mi guardo dentro e mi dico che così non va!!! Anche io ho un pensiero politico - se per politico si vuole intendere tutto quello che è fatto per il bene della comunità civile - ma...Politico è anche il proprio impegno nella comunità cristiana...perchè noi come cristiani abbiamo in potenza la possibilità di rivoluzionare il mondo, di sollevarlo facendo leva sulla roccia (Cristo)…solo che…spesso si assiste ad uno spettacolo – per esempio quello parrocchiale – desolante fatto di rincorse, campanilismi, arrivismi…Ma mi dico io, la gente è così cretina che cercare POTERE in parrocchia? Io credo che se uno cerca il Potere…non è meglio cercarne uno di spessore (es: voglio diventare il Capo del governo!) fuori dell’ambito parrocchiale che cercare “Poterini” da pochi centesimi tra le mura delle nostre chiese…MI sembra più dignitoso. Che pena! Che desolazione! Vivere dell’effimero condiviso, in un atteggiamento da comari che spesso non hanno tra loro rapporti di buon vicinato…E mentre ci si perde in cose di poco conto sfugge alle menti l’urgenza di essere quel “sale della terra e luce del mondo” che il Maestro ci rammentava…Ma è stata invertita la prospettiva? Abbiamo capito male che cosa è Politico? Abbiamo inteso in maniera distorta il messaggio del Maestro? Forse dovremmo “pensare politicamente”, forse – meglio – dovremmo pensare Cristianamente…mentre il nostro affanno e di essere “politicamente corretti” di modo tale che l’involucro è salvato a fronte di una malcelata incapacità ad essere incisivi…Pensare Cristianamente!!! Si!!! Perché come dice san Paolo noi “abbiamo il pensiero di Cristo!” E’ questo che dovrebbe farci diventare più “politici” alla maniera di don Milani…Si. si…riabilitato a distanza di parecchi anni…FA RIDERE. Morti tutti i suoi detrattori il povero don Milani è stato ritenuto un uomo corretto…Ma don Milani era un uomo scorretto, “Politically s-correct”…. Uno che rompeva di brutto…al quale è stata tappata la bocca. Questa è la prova dell’essere politici, dell’essere profetici: lavori per il Regno; dai fastidio ai benpensanti e nella migliore delle ipotesi poi ti riabilitano…Ma questo è un rischio che va corso…per essere uomini politi, uomini cristiani…per essere MATTI…per Cristo. Tutto il resto è NOIA!
Un agurio di bene e grazie di questo spazio
Leonardo…
...dimenticavo...ti lascio il mio sito blog
http://tuttoquellocheconosco.blogspot.com/
Posta un commento