venerdì 10 agosto 2007

2ª parte del Capitolo custodiale

Si è conclusa la seconda parte del Capitolo custodiale e, a differenza della prima parte, non ho dato alcuna notizia "dal vivo" di quanto stava avvenendo. Un po' perché si è trattato di discussioni che pensavo riassumere alla fine; un po' per mancanza di voglia; molto perché altre sensazioni ed emozioni forti, legate a Gravina, mi hanno fatto sentire come "vuoto" quanto avevo in mente di scrivere.
Brevemente dirò che è stato un Capitolo vivace, nelle discussioni e nelle votazioni. Sono intervenuto varie volte per esprimere dubbi e idee; forse anche troppo! Non sempre ho condiviso quanto deciso (ma questo è normale). Ora l'importante, come dopo ogni Capitolo, è rimboccarsi le maniche e portare avanti il progetto insieme cercato.
E sí, perché la seconda parte di un Capitolo di frati, più che legato alle votazioni dei superiori o di altri uffici (ciò che maggiormente attira le ovvie attenzioni dei fedeli delle nostre comunità), è importante per la elaborazione di un Progetto cuadriennale di vita e di pastorale dei frati in una determinata circoscrizione. In questo rientrano anche alcune decisioni prese.
Nel Progetto si è voluto dare la giusta importanza alla Pastorale giovanile e vocazionale, in un paese che non è più "naturalmente" cattolico, e dove i giovani si confrontano giornalmente con altre prospettive, interne e internazionali. Questo ha portato, negli ultimi due tre anni, a una diminuzione preoccupante di frequenza cristiana dei giovani e di candidati alla vita religiosa. Bello, significativo e provocante che il Capitolo, chiusosi la sera di venerdì 3 agosto, sia stato immediatamente seguito dalla professione semplice di fray Jonathan, la mattina del sabato. Mentre la prima parte era stata preceduta dall'entrata nel monastero delle clarisse in Guanare di una giovane aspirante: Idderfer Irene, della Gifra di Cordero.






Inoltre, si è deciso, insieme a tante altre cose, di aprire nuove realtà di presenza dei frati minori conventuali del Venezuela. Una subito, assumendo la cura pastorale della parrocchia "S. Maria Auxiliadora" nella città di Barinas (si parla di circa 100.000 residenti). Una a medio termine, con l'apertura di una missione nel Caribe, tra due anni circa. Una a lungo termine, a Valencia: una casa di spiritualità ed evangelizzazione non parrocchiale, secondo lo stile di S. Massimiliano Kolbe.
Per quanto mi riguarda, resto in seminario. Però cambia la comunità: parroco e rettore sarà l'attuale vice rettore, fray José Luis Avendaño; vice rettore, fray Pedro Briceño; altro formatore, fray Yoan Pérez Soto.
Questo per una testimonianza di vita cristiana e francescana da vivere in Venezuela, in una realtà socio-politica che definirei "magmatica". A volte mi fate domande al proposito. Vi riporto stralci di una lettera dei vescovi del Paese, che riflette le preoccupazioni del mondo cristiano, e non solo... Ognuno tiri le sue conclusioni...


Momento cruciale per la storia del Venezuela,
avverte l’episcopato
Esortazione Pastorale per l'88ª Assemblea Ordinaria Plenaria
CARACAS, martedì, 10 luglio 2007 (ZENIT.org).
L’episcopato del Venezuela avverte che il Paese “vive uno dei momenti più cruciali della sua storia”, dopo che il Presidente Hugo Chávez ha deciso una riforma costituzionale su larga scala volta all’“istituzione di un sistema socialista basato sulla teoria e sulla prassi del marxismo-leninismo”.
La riforma costituzionale – che verrà approvata l’anno prossimo – contempla anche la rielezione presidenziale indefinita.
Chávez ha risposto la settimana scorsa alle critiche dei Vescovi – preoccupati per queste riforme – definendoli ignoranti e mettendo in dubbio il loro attaccamento alla verità.L’episcopato venezuelano offre a sua volta risposte di ampia portata in un’Esortazione Pastorale centrata su “la Solidarietà e la Riconciliazione” nel Paese, in cui viene delineata la situazione vissuta dai suoi abitanti.
Diffuso sabato, in occasione della celebrazione della loro 88ª Assemblea Plenaria, il documento della Conferenza Episcopale del Venezuela avverte della pretesa del Presidente del Paese di “introdurre cambiamenti di ampia portata” nella Costituzione “che comportano l’instaurazione di un modello politico e sociale sotto il segno ideologico del cosiddetto ‘socialismo del XXI secolo’”.“Varie decisioni ufficiali, come il motto imposto ‘Patria, socialismo o morte’, e dichiarazioni del Presidente e di portavoci del Governo fanno supporre che questa riforma si diriga verso l’istituzione di un sistema socialista basato sulla teoria e sulla prassi del marxismo-leninismo”, avvertono i Vescovi del Venezuela.
I presuli sottolineano che l’ultimo “attentato alla libertà d’espressione” – la chiusura governativa della catena privata radiotelevisiva RCTV, dopo più di mezzo secolo di emissioni – “favorisce un’egemonia indebita del Governo in materia di comunicazione sociale, il che è evidentemente antidemocratico”. Allo stesso modo è preoccupante – sottolineano – il nuovo disegno di Legge sull’Istruzione per la sua “pretesa di impartire un’istruzione con un unico e determinato orientamento politico e ideologico, che colpirebbe gravemente diritti e doveri degli educandi e dei genitori”. “Il nostro pronunciarci sui problemi sociali non è un’ingerenza indebita nella vita politica, ma il compimento del nostro dovere di illuminare la vita personale e sociale dei nostri fedeli dalla prospettiva del Vangelo e con criteri strettamente pastorali”, osservano.
“La soluzione ai problemi politici e sociali del Venezuela deve andare al di là del populismo che non va al fondo dei problemi e del militarismo che cede il protagonismo della società alla classe militare, alla quale non spetta questo ruolo”, reclamano i Vescovi.
“Nessuno, e men che meno il Presidente della Repubblica, ha il diritto di insultare o aggredire persone o istituzioni che dissentano dalle sue opinioni o dai suoi progetti”, ricordano.“Noi Vescovi del Venezuela, di fronte ai problemi che flagellano il Paese, proponiamo il cammino indicato dal Signore: il cammino fondamentale verso la pace, a cui tutti aneliamo, è la riconciliazione e la solidarietà”.
Per questo motivo, spiegano di non poter accettare che “si vogliano dividere i Venezuelani in due fazioni inconciliabili”.
“La diversità di atteggiamenti ideologici, propri e convenienti in ogni democrazia, non deve trasformarsi in belligeranza e intolleranza. Si impone il dialogo che cerchi il consenso, sul quale deve basarsi la vita politica e sociale di ogni società che si ritenga democratica”, sottolineano poi.