lunedì 26 febbraio 2018

Cincuentaynueve… bis




1959 – 2018 = 59 años. Nacido en 1959, acabo de cumplir 59 años. Pues, este cumpleaños está marcado por el número 59. En fin, 59 bis. Después de 12 años fuera di Italia, este 11 de febrero me encuentro de vuelta a Copertino. No acaecía desde 1997. 20 años, en los cuales la geografía relacional ha cambiado. Yo mismo he cambiado.

En mis primeros cumpleaños en Copertino me agradaba tomarme un medio día de reflexión y relajamiento, por lo general a orilla del mar. Si el tiempo lo permitía iba en bicicleta. Luego, los frailes me han casi impuesto quedarme en convento para responder a las llamadas de felicitaciones, justamente aburridos de hacerlo ellos por mí. Poco a poco se han añadido las redes sociales, y me quedé “atrapado” en ellas. A ser sincero, más bien que “redes-trampas”, el día de mi cumpleaños ellas se tornan en la posibilidad de volver a tejer un entramado de relaciones humanas, cariños, historias de vida, en y con mi vida. Llego felizmente cansado a la noche, emocionado y agradecido por tanto amor manifiesto, tangible, y por aquel del corazón, invisible y real a la vez. ¡¡GRACIAS!! ¡¡CON TODO MI CORAZÓN!!

Asimismo, es verdad que, desde hace varios años, un poco me falta el mar. Y ¡ya he vuelto a tenerlo a mi alcance! Ahora tengo hasta dos bicicletas, y mucho mejores que la que tuve entre 1987 y 1997. Pero tengo también… ¡¡59 años!!
Siendo un domingo el día de mi cumpleaños, ha sido imposible hasta sólo pensar en salir durante la mañana. En la tarde, unos de mis antiguos jóvenes, miembros de la Jufra (Juventud franciscana), ahora casados y con prole, me han preparado una fiesta familiar y sencilla, alegrada por la vivacidad de sus hijos.

Desde hace unos años me he comprometido a escribir unas notas en ocasión de mi cumpleaños, por lo posible acompañada por una o más canciones. Este año no tenía una en particular. Sin embargo, a primeras horas del 11 de febrero se terminó el festival canoro de Sanremo y se conoció a quién lo había ganado. Hago premisa que nunca he sido un fanático de esta competencia canora, aunque sigo unos momentos transmitidos por la televisión. Y nunca esperé el veredicto sobre quién hubiera ganado. Siempre lo aprendí al día siguiente. Pero me ha parecido gracioso que mi cumpleaños coincidiera este año con el día de la proclamación de la canción ganadora del festival. He pensado en que pudiera tal vez ser la canción para acompañar el cumplimiento de mis 59 añitos. Además, tampoco es una mala pieza esta “Non ci avete fatto niente”, bien por la letra que por la música.



59... bis



1959 – 2018 = 59 anni. Nato nel 1959, ho compiuto 59 anni. Insomma, questo compleanno è segnato dal numero 59. 59 bis, appunto. In questo modo simpatico, con riferimento ironico al regime di carcere speciale per delinquenti pericolosi, mi sono giunti gli auguri da parte di una persona amica. 
Dopo 12 anni di compleanni fuori Italia, questo 11 febbraio mi sono ritrovato a Copertino. Non capitava dal 1997. 20 anni nei quali la geografia relazionale è cambiata, ed io sono cambiato.
Durante i miei primi compleanni a Copertino mi piaceva prendermi mezza giornata di relax e riflessione, generalmente in riva al mare. Se il tempo era bello ci andavo in bici. In seguito i frati mi hanno quasi imposto di rimanere in convento per rispondere alle telefonate di auguri, giustamente stanchi di farlo loro per me. Poi si sono aggiunte le reti sociali, e sono rimasto “intrappolato” in esse. In verità, più che “reti-trappola”, quel giorno sono occasione per ritessere una trama di persone, affetti, storie di vita nella e con la mia. Arrivo felicemente stanco a sera tardi, emozionato e grato per tanto amore espresso, tangibile, e per quello del cuore, invisibile e reale a un tempo. GRAZIE!!! DI VERO CUORE!!!
È pur vero però che da anni il mare un po’ mi manca. E dire che sono tornato ad averlo alla portata. Adesso di biciclette ne ho addirittura due, e molto migliori di quella tra il 1987 e il 1997. Ma ho anche... 59 anni!!!
Essendo capitato di domenica il compleanno di quest’anno, la mattina è stato impossibile anche solo pensare di uscire. Il pomeriggio alcuni ex gifrini di una volta, ora sposati e con prole, mi hanno preparato una piccola e semplice festa, allietata dalla vivacità dei loro figli.

Da qualche anno mi sono impegnato a scrivere una nota di compleanno, accompagnandola possibilmente con una o più canzoni. Quest’anno non ne avevo una in particolare. Tuttavia, alle prime ore dell’11 febbraio si è concluso il festival di Sanremo e si è conosciuto il brano vincitore. Premetto che non sono mai stato un fan di quella competizione canora, anche se seguo alcuni sprazzi della trasmissione. E non ho mai atteso il verdetto sulla canzone vincente, conosciuto solo il giorno dopo. Però mi è parso curioso che il mio compleanno coincidesse quest’anno con il giorno della proclamazione del vincitore di Sanremo. Ho così pensato che potesse essere la canzone che accompagni il compimento dei miei 59 anni. E, a dirla tutta, non è neanche male questa “Non ci avete fatto niente”, sia per il testo che per la musica.



Giovani verso Assisi 2017

SemiVivi

Sono ritornato a “Giovani verso Assisi” come responsabile della pastorale giovanile, dopo circa 16 anni. Il tema del convegno è stato “SemiVivi”. Sin da quando ho letto questo titolo mi sono lasciato sedurre dai tre modi di leggerlo, pensati certamente dagli organizzatori e confermati poi da un ultimo intervento di fra Fabrizio de Lellis ad Assisi.
“SemiVivi”, ovvero “semi morti”. È a volte la nostra condizione o la percezione di noi stessi. In una oscillazione pendolare tra la vita e la morte, non certo o forse non a livello fisico, ma spirituale, di stato d’animo. Il desiderio è di essere vivi a tutto tondo, di poter sentire quella vita piena che Gesù è venuto a portarci e prometterci.
E allora l’altra possibilità di lettura del tema di fondo sarebbe “Se mi vivi”. Siamo vivi se “viviamo Lui”. Se permettiamo a Dio di vivere in noi. Se ci permettiamo e osiamo vivere in, con e per il Signore. Perché crediamo che questa è la vita abbondante annunciata dal Vangelo.
Infine “SemiVivi”, nel senso forse più immediato e ovvio della lettura: essere semi vivi per portare frutti di vita al mondo. E per sentirsi vivi e trasmettere vita, bisogna “morire”, a se stessi e ai propri egoistici interessi, a un mondo che tende spesso ad allontanarsi da Dio e dall’umanità. Farsi seminare da Cristo nel terreno che ha scelto per noi, fidandoci delle sue scelte e non delle nostre, per portare frutto e non intristirci nella mancanza di fecondità, nella solitudine e nella competitività che uccide noi e gli altri intorno a noi.
Non voglio parlare del convegno, splendido come sempre. Ho sempre pensato che più che contenuti, Giovani verso Assisi trasmette immagini belle, sensazioni positive, la voglia di giocarsi la vita per ciò che vale davvero la pena. Anche se poi si torna a fare i conti con la realtà... È comunque un seme vivo gettato, i cui frutti, almeno a livello di nostalgia, non mancheranno.
Voglio parlare delle mie sensazioni. Sono partito titubante e timoroso. Mi è stato chiesto questo servizio quasi alla stessa età in cui ad Abramo fu chiesto di lasciare la sua terra, e a Mosé di farsi portatore della misericordia liberatrice di Dio per il popolo di Israele (da un po' non erano più dei pischelli). All'inizio non è stato facile; ma poi i ragazzi sono stati eccezionali, anche nel farmi arrabbiare e imparare a capire me e loro. Sono convinto che finché ci saranno giovani così, il mondo ha speranza.

Di nuovo in Italia

Mi è stato chiesto un articolo circa il mio ritorno in Italia dopo 12 anni di Venezuela. So che mi si considera “missionario”, frate che ha portato il vangelo a posti lontani. Ho sempre affermato che in Venezuela ho incontrato piuttosto persone di una fede profonda, sincera, schietta, che mi hanno aiutato a evangelizzare un po’ di più la mia vita. Ciò che mi ha riportato in Italia è stata l’obbedienza, non una mia richiesta, quasi come quando sono partito per quelle terre. Non mi sono mai pentito di aver accettato di andare in Venezuela. Mi sento più ricco. Non più santo. Differente da quando sono partito. Sono sicuro che il Signore, che mai si lascia vincere in generosità, mi concederà un’esperienza altrettanto arricchente e piena di vita anche in questa nuova obbedienza.

Credo opportuno, ai fini di questo articolo, riportare la traduzione della lettera scritta in due momenti distinti (durante lo scalo a Lisbona e poi a Copertino) al Venezuela e ai venezuelani. Consapevole che, come italiano di ritorno e quasi straniero, devo poco a poco riappropriarmi della lingua e della cultura del Belpaese.

Finalmente posso scrivervi e mandarvi notizie circa il viaggio e il mio stato d’animo. Mi trovo già a Copertino, la mia nuova comunità. Ho partecipato alla novena di San Giuseppe ed ora, insieme agli altri frati di comunità, stiamo cercando di avviare il lavoro pastorale. Così come rispondo alla gente che mi chiede, posso dire che sto bene, anche se ancora cercando di assimilare il cambio e gestendo la nostalgia. Sto bene con le persone che ho reincontrato e con i posti lasciati alcuni anni fa; allo stesso tempo mi pesa aver lasciato il Venezuela e tutti voi.
Il viaggio da Caracas a Roma e alla Puglia è stato più lungo e noioso del previsto, pur essendo giunto senza veri problemi. Sono e sarò eternamente grato ai miei frati della Custodia venezuelana e alla gente del Venezuela, mia seconda patria. Come ho ripetuto durante i miei saluti, potrà venirmi meno la memoria, ma non il cuore e ciò che provo per voi.
Le ultime due settimane in Venezuela sono state un lungo e nostalgico saluto, incluso i giorni a Caracas prima di partire. La situazione del paese e il poco tempo a disposizione non mi hanno permesso di congedarmi nel modo che avrei desiderato e avevo pensato. Non sono potuto ritornare al mio amato Táchira, né a Guanare e Barinas. Sappiate che voglio a tutti voi un gran bene. Naturalmente ho potuto farlo con calma a Pueblo Llano e nei suoi differenti settori pastorali. Vale a dire:
La Culata, la mia bella comunità, che ho assistito in questi ultimi due anni e che adoro. Là mi hanno ricevuto come un fratello e trattato con molto amore, come a un figlio. Non vi potrò mai dimenticare, né potró smettere di ringraziare Dio per avermi donato la possibilità di condividere con voi il mio tempo e la mia fede. Un regalo bellissimo è stato aver potuto visitare e salutare i miei ammalati.
Arbolito e Mutús, dove sempre mi hanno ricevuto con molto affetto ogni volta che ho avuto la fortuna di celebrare in quelle cappelle.
Il Centro del paese, dove forse sono stato presente meno del dovuto, anche se le relazioni sono state intense. Commoventi i saluti dei gruppi della parrocchia, soprattutto del Cursillo e dei giovani. Una esperienza inattesa e meravigliosa per spontaneità e semplicità.  
Un proverbio venezuelano dice: “Chi molto saluta, non ha voglia di andarsene”... né voi ne avete avuta di lasciarmi andare. Grazie di cuore per avermi complicato la partenza dal Venezuela a causa del vostro affetto viscerale e impagabile. Dio vi ricompensi per avermi voluto tanto bene.
Ora mi attendono altri luoghi e impegni differenti. Sono in un santuario non parrocchiale, e mi hanno affidato l’Animazione della Pastorale giovanile (ve lo immaginate?!? alla mia età!!!) e vocazionale della Provincia. Ci manterremo uniti in Dio, con la preghiera e il ricordo grato. A causa della differenza del fuso orario, non ci sarà una ora in cui non saremo collegati spiritualmente. Non è una bella cosa?!?
Arrivederci! E se Dio vorrà, a presto! Un abbraccio forte a tutti e ciascuno. Vi amo.

Un’ultima considerazione. Sono contento di essere a Copertino. Il nostro, un po’ mio, caro San Giuseppe ha accompagnato tutti i momenti importanti della mia vocazione e vita religiosa tra i frati minori conventuali. Nel 1978, quando ho iniziato il postulantato (era la prima volta che si faceva una tale esperienza nell’Ordine), il luogo era il settore del Sacro Convento di Assisi destinato a San Giuseppe durante la sua permanenza in quella città. Nel 1980 ho fatto il noviziato ad Osimo, presso la tomba del nostro Santo. La prima obbedienza subito dopo gli studi teologici e l’ordinazione sacerdotale, nel 1987, è stata Copertino, dove sono rimasto dieci anni. La destinazione al mio arrivo in Venezuela, a dicembre del 2005, è stato il Seminario Misionero Franciscano “San José de Copertino”, dove sono rimasto per vari anni. Infine, da settembre sono di nuovo a Copertino, di ritorno in Italia, dopo dodici anni in Venezuela e venti dalla mia partenza da questa città. Insomma, mi pare proprio che San Giuseppe voglia accompagnare il mio cammino vocazionale e i momenti chiave della mia vita religiosa. Il che mi rende felice. Il mio cuore vola grato a Dio e al nostro Santo, e, se permettete, anche un po’ mio.