giovedì 18 marzo 2010

Fine settimana particolari

In quest’ultimo mese la vita è tornata alla sua normalità: seminario, scuola e poco più. Solo i fine settimana sono stati particolari, legati a impegni fuori, per cui è da un mese che la domenica non la trascorro in casa. Questa del 14 marzo è stata la prima dopo tanto tempo.

Prima, però, vorrei riprendere quanto scritto sui lebbrosi per fare una considerazione. Ho ricevuto attestati di ammirazione per quanto fatto in mezzo a loro, probabilmente dettati anche dall’impatto delle foto pubblicate su facebook. Vorrei ribadire, e non per affettata umiltà, che non ho fatto proprio un bel niente. Ho vissuto in mezzo a loro come qualsiasi di voi nella stessa situazione. L’amore vero non si misura da un’esperienza che considero di “turismo della carità”, ma da una solidarietà quotidiana che metta alla prova fede e pazienza. Sto pensando, in questo momento, a molti che hanno fatto scelte “eroiche” di presenza e assistenza verso chi ne avesse bisogno, incominciando dai più vicini. Mi viene in mente quanto si sta realizzando, giorno dopo giorno, tutti i giorni, nella nostra parrocchia di Gravina, nella nuova sala mensa per bisognosi “Casa della letizia”, inaugurata da poco, vera sfida concreta sul campo della solidarietà.

Ma veniamo brevemente a quanto annunciato all’inizio di questo scritto.


Venerdì 19 – Domenica 21 febbraio (1ª di Quaresima) – Sono stato costretto ad accettare un ritiro per professori e personale non docente (circa 40 persone) di un liceo di Machiques (Zulia), perché p. Pepe, carmelitano, era dovuto correre a Mérida per assistere sua madre anziana e ammalata. Non avendo trovato altri, ha chiesto che lo aiutassimo. Così sono andato nella loro splendida casa in montagna, a 18 km da noi. Era la prima volta di un ritiro in Venezuela, e per di più arrivato imprevisto e improvviso. Mi sono dovuto “arrangiare” con i temi proposti, mediandoli con quanto studiato per le lezioni sul vangelo di Giovanni. Pare sia andato bene lo stesso. Suppongo che insieme alle riflessioni, e più di esse, siano serviti lo stare insieme in semplicità e le ore trascorse a confessare tutti o quasi.


Venerdì 26 – Domenica 28 febbraio (2ª di Quaresima) – Questa volta sono stato a Pueblo Llano e Barinas. Nella sede del noviziato ho partecipato a un incontro del Definitorio, in veste di Presidente della Commissione per la Formazione. Il sabato sono “sceso” al caldo di Barinas per aiutare p. Germano nella celebrazione delle Messe festive (una il sabato sera e tre la domenica). È superfluo ripetere che questi incontri pastorali con il popolo di Dio costituiscono un gradito complemento al lavoro in seminario. Poi sono “risalito” a Pueblo Llano fino a martedì, per l’incontro di formazione mensile per coloro che si preparano alla professione solenne.


Sabato 6 – Domenica 7 marzo (3ª di Quaresima) – Stavolta il viaggio è stato per Venegara, villaggio dove vado da circa due anni per le “missioni” di Natale e Settimana Santa. Sabato si celebrava l’ultimo giorno del novenario di preghiera per Yordani, un ragazzo di 18 anni morto di tumore, da me conosciuto poco più di un anno fa. In genere il novenario è un momento molto sentito e partecipato. Per nove giorni si recita il rosario in casa del defunto o in un’altra di famiglia, davanti al “monumento”, vale a dire una specie di altare adornato con molti fiori e con al centro una foto e altri ricordi del defunto stesso. L’ultimo giorno è il più solenne e si celebra una Messa, quasi più partecipata della esequiale, spesso in uno spazio al lato della casa. Il momento è stato molto forte, per ovvi motivi. Ha piovuto per tutto il tempo e le lacrime dei presenti si sono confuse con la pioggia sui visi. Il giorno dopo, per permettere di avere una Messa anche in due villaggi vicini, dove il prete arriva una volta al mese (quando non subentrano altri impegni), ho celebrato quattro volte. Contando spostamenti e confessioni, in pratica ho occupato il tempo dalle 9 del mattino alle 20 di sera, con la sola interruzione per il pranzo. Ma, come dicevo sopra, sono incontri che ripagano degli sforzi fatti e della fatica.


Ora sono in attesa dell’impegno della Settimana Santa, che ancora una volta sarà a Venegara. In verità starò lì come residenza dal venerdì 26 marzo alla domenica di Pasqua; ma ho deciso di spostarmi nei giorni meno intensi, o quando il programma lo permette, per celebrare e confessare anche in un paio di villaggi vicini, dove già mi conoscono, e che non hanno sacerdote durante tutta la settimana. Se fino ad allora non riuscissi a riaggiornare il blog – cosa più che probabile – approfitto per augurare a tutti una Santa Pasqua.