venerdì 14 dicembre 2007

Feliz Navidad


È da un po' che non ci si vede sul blog. Sarò molto breve. Volevo semplicemente fare gli auguri di santo Natale e sereno Anno Nuovo a tutti gli amici che mi vanno a cercare su queste pagine.

La foto che allego ritrae tutta la comunità del seminario. Siamo in 22: 4 formatori (nella foto manca uno); 10 frati studenti professi temporanei e 8 postulanti. Una bella fraternità, con un clima bello tra noi. Speriamo che il Signore continui assistendoci sotto questo aspetto, forse il più squisitamente francescano.

Domani parto per la pastorale natalizia. Per la prima volta mi tocca una città: Barinas, dove abbiamo una grande parrocchia e i frati di là hanno chiesto un aiuto al seminario. Sono curioso di vivere un'esperienza "cittadina", dopo le "campagnole" scorse. Ritornerò in seminario il 26 e vi rimarrò fino al 2 gennaio. Poi andrò per 10 giorni circa a Caracas per documentazione da attualizzare.
Ora vi lascio. A risentirci per raccontarvi dei giorni natalizi. Un abbraccio a tutti e rinnovo di cuore gli auguri di

Santo Natale

e

sereno Anno Nuovo

giovedì 22 novembre 2007

Ermita de la Divina Misericordia









La ermita (=romitorio) de la Divina Misericordia è una cappella costruita in zona collinare nei pressi di Curbatí (nello stato Barinas). Frutto di uno di quei sogni-ispirazione che ha fray Pedro Buonamassa e che a volte si trasformano in incubo per chi gli sta accanto. Il sogno, in questo caso, è che la cappella possa trasformarsi un giorno nel primo santuario del Venezuela alla Divina Misericordia. Già la costruzione della cappella, per la sua posizione logistica, è stata una sfida vinta, grazie alla sua costanza e alla collaborazione di alcuni santi laici, tra benefattori e persone del posto che si son sacrificate nella mano d’opera.
E sí, perché il luogo dove è sorta la cappella è un incanto per la bellezza del paesaggio; però si raggiunge solo a piedi o a dorso di mulo, dopo circa 45 minuti di salita attraverso un sentiero, che inizia dopo due ore di strada sterrata non comoda, una volta lasciato l’asfalto a Curbatì. Qui sono giunto nella “camioneta” del signor Heriberto (un terziario francescano di grande fede e spirito di servizio) dopo circa 4 ore di viaggio, preceduto dagli otto postulanti e dai miei confratelli fray José Luis e fray Pedro Briceño. A distanza di un’ora e mezza ci ha raggiunti da Guanare fray Pedro Buonamassa, in compagnia di due collaboratrici della Custodia e, siccome nella cabina di guida ci si poteva stare solo in tre, nel cabinato posteriore (che serve ad Heriberto per il trasporto di materiale vario, che è il suo lavoro) ci siamo “accomodati” io e la signora Violeta (terziaria sui sessanta), tra bagagli e annebbiamenti da polvere. E mentre Violeta inneggiava alla bellezza della natura, io mi lamentavo per le improvvisazioni di padre Pietro e la terra che ci stava appestando. Decisamente i laici mi danno vari punti in materia di fede e adattamento alle situazioni!!!
Bene, sabato 17 novembre - il giorno dopo il nostro arrivo - si è tenuta la benedizione della cappella alla presenza del vescovo di Barinas e del sindaco di Pedraza. L’afflusso di fedeli è stato notevole, considerando le difficoltà suddette e il numero di abitanti dei villaggi vicini. Era bellissimo vedere - noi abituati alle auto - tanti muli, asini e cavalli parcheggiati fuori della cappella, in attesa della fine della cerimonia e del ritorno a casa. Anche il vescovo è arrivato a dorso di mulo, che poi è una situazione di privilegio. Chi non dispone di cavalcature, come dicevo, deve sorbirsi una bella arrampicata. Per non dire di quelli - io tra e con loro - che fino al sentiero finale ci giungono a piedi, dopo magari due ore e mezza di cammino, come noi che arrivavamo dal villaggio rurale di Algarrobo. Una folla molto varia, con tantissimi bambini e “tosti” anziani, che a certe fatiche sono abituati da piccoli. Al ritorno abbiamo dato il passaggio a una nonnina sui settanta, che insieme ai suoi nipotini stava tornando a piedi, e le mancava circa un’ora per arrivare ad Algarrobo. Lei, con il suo seguito, si è accomodata nella cabinato posteriore della “camioneta”, condividendo con me e Violeta un tratto di strada, parole, impressioni e polvere.
Personalmente posso dire che è stata una giornata faticosa e, magari anche per questo, bellissima. I luoghi, le persone, la fatica... tutto concorre a farti vivere una esperienza di fede forte e semplice, quella del popolo di Dio del campo venezuelano. Sono stati momenti forti la celebrazione della Messa il venerdì sera ad Algarrobo, le confessioni alla ermita e la concelebrazione. Il tutto condito dal senso di ospitalità e accoglienza squisita del venezuelano (nella casa che ci ha ospitati per la cena e la notte, ho scoperto il giorno dopo che tutti i sei componenti della famiglia avevano dormito in un unico letto per cedere a noi le altre due stanze). In questo hanno meno problemi di noi e per dormire basta un materassino per terra, quando i letti non bastano.
Questo è il Venezuela più vero, e dispiace il clima di scontro politico istituzionale attuale.




mercoledì 14 novembre 2007

A due mesi di distanza... rieccomi!

La mia famiglia nel 50º di matrimonio dei miei
Sono tornato! Nel blog e in Venezuela, dopo la scorpacciata emotiva dei giorni trascorsi in Italia. E sì, perché li ho vissuti tutti “di stomaco”, con poco spazio concesso alla testa e molto al sentimento e al coinvolgimento. E con lo stomaco in mano, stretto nella morsa degli arrivederci e dei pensieri, così vicino alla bocca del cuore, ho intrapreso il viaggio di ritorno a questa terra e alla sua gente, che amo sempre più e che mi accolgono ormai quasi come uno di casa, un familiare.
Ma tornando all’Italia, mi sento di ringraziare Dio e tutte le persone incontrate per le esperienze fatte e l’affetto condiviso. È stato un correre da una parte all’altra e un rincorrersi col tempo, che mi ha lasciato senza fiato e con la sensazione di “distanze” ancora da percorrere. Sono arrivato alla ripartenza esausto e contento. Di aver visto tanti visi cari e aver condiviso vicinanze fisiche, impeditemi durante il resto dell’anno. Non è solo un vuoto stare accanto, ma uno stare insieme aiutato da spazialità di comunione.
Così ho gioito dell’incontro con i miei familiari, con i frati e tutte le altre, tante persone che il Signore ha donato alla mia vita. Una ricchezza sovrabbondante di voci, occhi, mani, cuori... Un itinerario del corpo e dello spirito, iniziato al Seraphicum e proseguito con le altre tappe della mia esistenza: Monte, Assisi, Copertino, Gravina e gli altri conventi della Puglia. Una serie di eventi, previsti alcuni, imprevisti altri: la presenza in Assisi durante la festa di S. Francesco, occasione di incontro con la figura del fondatore e con tanti frati e laici pugliesi lì convenuti; i 50 anni di matrimonio dei miei, momento per ringraziare Dio del dono fatto a me, ai miei fratelli e ad altri della loro esistenza; la morte improvvisa di Ignazio, papà di mia cognata, figura storica del mio rione, opportunità per fare il punto sul tempo che passa; e tanti altri momenti quotidiani arricchiti da gioie e allegrie condivise, da dolori e preoccupazioni partecipate.


La processione di S. Michele a Monte S. Angelo nel giorno della festa

Scorci di Monte Sant'Angelo, mio paese




Contrariamente al viaggio di andata, ho vissuto il ritorno in maniera “isolata”, con nessun passeggero accanto. Ho avuto la possibilità di immergermi nella lettura di un libro e nella rilettura dei giorni passati, scritti ancora a pelle, prima che passino a livelli di maggior profondità e di analisi più lucide. A Caracas, la gioia inattesa dell’incontro con Eugenio ed Elisabetta (i due volontari OFS di Guanare) e del cullarmi nell’abbraccio alle loro splendide bambine, Teresa e Sara. L’arrivo in seminario è stato caratterizzato da impegni immediati e belli, senza morbidi atterraggi, compreso un temporaneo isolamento mediatico dovuto a un fulmine. Anche l’impatto con la realtà venezuelana, segnata in questi giorni da un clima socio politico piuttosto forte in vista del referendum del 2 dicembre sulla riforma costituzionale, non è stato attutito da provvidenziali air bags. Speriamo in bene! Però le previsioni non sono delle migliori...
Panoramiche di Gravina in Puglia

sabato 15 settembre 2007

María de los Ángeles

Non è bellíssima?!? Non la foto in sé. Infatti... ci sono io!!... Ma lei: Maria de los Angeles (credo si potrebbe tradurre con “Mariangela” in italiano). È una ragazza della Gifra di Guanare, che ha svolto servizio di volontariato durante l’incontro del Juconfra, del quale ho già parlato. In questi giorni mi hanno passato la foto, che io ho voluto mi scattassero con lei il giorno dopo un episodio che mi è parso di grande tenerezza. Infatti, la sera prima della foto ci siamo ritrovati seduti vicini durante l’adorazione eucaristica seral-notturna. E lei, stanca suppongo per il servizio e le poche ore di sonno, faceva fatica a tenersi sveglia e a tratti si addormentava sulla sedia. Io, in tono scherzoso, quasi a mo’ di sfottò (almeno questa era la mia intenzione) le ho chiesto se voleva appoggiare la testa sulla mia spalla, così, per stare più comoda. E lei non se l’è fatto ripetere due volte. Si è appoggiata a me e si è addormentata, risvegliandosi dopo una buona mezzora. Io naturalmente non potevo quasi muovermi, perché rischiavo di svegliarla.
La scena era di una commovente buffa tenerezza. Il suo “dormirmi addosso” ha risvegliato in me un senso paterno molto profondo. Ho pensato a Stefania, mia nipote che ha i suoi stessi 17 anni e la stessa bellezza. Ho pensato a lei e a Michele, mio nipote, come se mi fossero accanto in quel momento. Mi sono mancati, per ovvi motivi di lontananza, situazioni simili di condivisione familiare. Per fortuna Dio ce le fa vivere in altro modo, senza annullare la nostalgia per le persone care lontane, anzi...

Però posso perlomeno annunciare dal blog, a quanti mi stanno aspettando, che è pronto il biglietto per il viaggio in Italia. Arriverò a Roma il 26 settembre e ripartirò il 7 novembre. Potrebbero sembrare abbastanza giorni, ma l’esperienza dice che il tempo vola e che sempre si lascia qualcosa in sospeso o non realizzato come si sarebbe voluto o si era programmato. Comunque, ora non voglio pensare a ciò che certamente non riuscirò a vivere come vorrei, ma solo al fatto che sto per reincontrarvi tutti, o almeno molti. Pensando anche a quanti mi aspetteranno qui, a persone belle (in tutti i sensi), come Maria de los Angeles.

martedì 4 settembre 2007

Ciao Francesca e un bacio






Oggi a Gravina stanno celebrando la Messa di trigesimo per Francesca, e come sempre io sono qui, a una distanza oceanica da un evento che sento come mio, che appartiene alla mia storia e alle mie viscere. Mi consola che per Francesca le distanze non esistono più. Si sono annullate nella dimensione nuova in cui vive, ora che non è più tra noi.
E mi viene in mente “Oceano mare” di Baricco. Il sogno di un fiume che collega placidamente le distanze, che porta al mare. Un’acqua che smette di dividere per unire. Il sogno di una vita. Il sogno di chi deve vivere “a distanza” e ne percepisce tutto l’incomodo.
Ma, come dicevo, so che Francesca ora, in Dio, il massimo comunicatore fino alla totale comunione, mi è molto vicina, accanto. Capace di percepire i battiti più personali della mia vita e di presentarli a Lui. E mi scopro vulnerabilmente compreso da lei, e da tanti altri che mi hanno amato e preceduto nella avventura eterna in Dio.

Mi sono chiesto se fosse opportuno scrivere di Francesca nel blog, piazza virtuale aperta a tutti. Ho chiesto consiglio, perchè non vorrei urtare la sensibilità di nessuno. E le persone deputate a darmi un parere mi hanno detto che non ci vedono niente di male. Neanch’io. Non si può scrivere solo di vita venezuelana, ma anche di altri aspetti della mia esistenza. E Francesca merita di essere condivisa tra chi l’ha conosciuta, e un po’ conosciuta da chi non ha potuto condividere con lei parte del proprio tempo.
Una maniera di ricordarla ritengo possa essere la lettera scrittale la sera che ho appreso della sua morte, e che è stata letta in chiesa il giorno del suo funerale, insieme a tante altre testimonianze che non ho potuto ascoltare, ma delle quali mi è giunta eco.

Venezuela, 30 luglio 2007

Ciao papà... ciao mamma... ciao amico, amica... ciao... ciao... ciao... Quante volte ho ascoltato questo saluto alla fine di una celebrazione esequiale. Momento emotivamente forte. Vorresti non ti riguardasse mai. Lo sfuggi, lo eviti, foss’anche solo a livello di immaginazione. Il momento della verità, dettato dalla separazione, dall’assenza, che rendono evidente quanto stai perdendo e quanto forse non hai approfittato del dono della presenza. Il momento dei ricordi struggenti...
Ciao Francesca! La tua vicenda umana è stata una sfida continua alla mia fede. La tua fede in Dio e nella vita, un prezioso insegnamento. Mi avevi scelto come confessore e confidente, e quante cose ho imparato da te. Quante volte mi hai inconsciamente obbligato a guardare con realismo i miei problemi fisici e spirituali, i miei scoraggiamenti, e a dar loro la giusta dimensione, confrontati con i tuoi. Quante lezioni di vita con il tuo indomito coraggio e la tua lotta a muso duro di fronte ai tanti dolori. La tua voglia di vivere, e tutto, anche sfidando il nostro pessimistico buonsenso. Il tuo sorriso e il tuo ottimismo nell’affrontare ogni sfida, anche l’ultima. Ti hanno ucciso queste cose? Se fosse così, allora ci stai insegnando a morire per un amore smisurato e coraggioso alla vita. È il tuo testamento scritto con la vita e la sofferenza? Aiutaci a ricordarlo, Dio, perché siamo corti di memoria, ed ora è accanto a te una di quelle persone preziose, che regali nel cammino della vita a noi ciechi per eccesso di occupazioni ed egoismo, finché la loro assenza non ci strappa, fosse anche per un solo momento, da questa cecità.
Ti sto idealizzando troppo? Certo, tu lo diresti, schermendoti. Come tutti noi hai avuto i tuoi limiti. Ma credimi, Francesca, davvero mi hai dato tanto! E so che sono in buona e nutrita compagnia. Tra loro i tuoi genitori, Arcangela e Marina, tua nonna: persone che hai regalato con generosità alla mia vita e che mi hanno sempre riempito di attenzioni e affetto mai invadenti. La tua famiglia, momenti di pace e gioia, così necessari a volte per chi vive lontano dalla sua. Grazie a te e a loro! Mi pesa essere distante in questo momento. Mi consola sapere che padre Mario e gli altri frati hanno accompagnato te e i tuoi in questo ultimo calvario, come io meglio non sarei stato capace di fare, e li ringrazio di cuore per il bene che sanno dare a persone a cui sono molto legato.
Ciao Francesca! Ciao Fragolina! Da sempre avrei voluto chiederti il perché del tuo nickname per i contatti in internet, e sempre ho dimenticato di farlo. Avrà una sua spiegazione, immagino. Mi piace pensare fosse un frutto che ti somigliasse: delicato e gustoso; intenso nel colore e nel sapore; amante delle zone alte, delle sfide. Belle qualità umane, cristiane e francescane.
Sono andato a rivedermi le tue foto su Messenger: ho provato un misto di sorriso condiviso e di groppo alla gola; invasione di ricordi ed occhi lucidi. Come dice una nota canzone: “vorrei però ricordarti com’eri, pensare che ancora vivi... e come allora sorridi”. Un “vorrei” rivolto a te che sei lassù; che puoi, devi, vuoi senz’altro continuare a vivere – in qualche modo – con noi quaggiù. Un “vorrei” che ti fa tanto stella cadente più che meteora. Aiuta noi tutti – i tuoi e Giuseppe in particolare – a vivere una comunione con te forte, per trovare in Dio consolazione e coraggio; in te la memoria di un affetto eterno e di una grande quotidiana lezione di vita.
Un bacio Francesca.
Tuo fra Matteo

lunedì 3 settembre 2007

Si ricomincia...

Inizia oggi, 02 settembre 2007, un nuovo anno nel seminario. I ragazzi stanno arrivando alla spicciolata per riprendere il ritmo quotidiano di formazione. Anche noi formatori, rinnovati nell’organico, siamo alle prese con le aspettative e le ansie proprie degli inizi. La nostra nuova “formazione” è la seguente: fray José Luis Avendaño, guardiano e rettore; fray Pedro Briceño, vice rettore e economo; fray Yoan Perez Soto, animatore custodiale della pastorale giovanile e vocazionale e segretario del capitolo conventuale; io, fray Matteo, padre spirituale e insegnante all’Istituto teologico. Fray Pedro e fray Yoan sono i nomi nuovi.
Per cui oggi non posso dire molto della vita del seminario, che, oltre gli arrivi suddetti, ha delle date iniziali importanti in questo mese: 5-9: esercizi spirituali; 14: arrivo di quattro nuovi postulanti; 14-16: incontro di richiamo dei giovani del Juconfra (vedi sotto); 21: giornata di organizzazione e distribuzione dei servizi comuni; 24: inizio dell’anno scolastico.
Oggi vorrei dire qualcosa sui giorni trascorsi dalla fine del Capitolo custodiale (4 agosto) al mio rientro (28 mattina).

4-10 agosto: seminario – All’inizio avevo pensato di partire subito dopo il Capitolo, per alcuni giorni di riposo e per conoscere qualcosa in più del Venezuela (quest’ultimo rischia di rimanere un sogno). Però, nel corso della seconda parte del Capitolo ho cambiato idea ed è stato meglio. Infatti mi sono preso un bel raffreddore, con sintomi influenzali (e io che pensavo fosse una epidemia solo italiana, dovuta al freddo...); per cui è stato meglio essere rimasti e curarmi in casa. Il 10, insieme a fray Javier e fray Carlos, ho affrontato il viaggio per Guanare, in “buseta”: circa 8 ore, con lo scalo a Barinas, tra caldo e musica a tutto volume. Ma credetemi, ci si fa l’abitudine, fino a sembrarti quasi normale.


11 agosto: monastero delle clarisse di Guanare – Il motivo del viaggio a Guanare in questa data è la partecipazione alla festa di S. Chiara nel monastero delle clarisse. La Messa è presieduta da fray Joao Benedito, frate brasiliano e assistente generale per i conventuali dell’America Latina, e vi partecipano anche alcuni amici delle suore e rappresentanti dell’OFS di Guanare, tra cui Eugenio ed Elisabetta con le figlie Teresa e Sara. La Messa è semplice e solenne allo stesso tempo, francescana per stile e partecipazione. Il pranzo offertoci è una miscela di italiano e venezuelano.

11-15 agosto: Pueblo Llano – Approfitto della presenza di fray Joao per andare nel nostro convento dello Stato Mérida ed avere l’opportunità di visitare qualcosa (ai personaggi importanti non si nega mai un piccolo giro turistico, ed io non posso lasciar passare l’occasione...). Così il pomeriggio dell’11 saliamo ai 2300 mt. di Pueblo Llano, con un panorama che si fa sempre più alpino, differente da quello di pianura che porta da S. Cristobal a Guanare.
Domenica 12 la trascorriamo tra l’aiuto in parrocchia e la visita al paese e al circondario. Mentre lunedì partiamo (Pedro Buonamassa, Joao e io) per la città di Mérida. Lungo il percorso ci fermiamo brevemente ai 3.000 mt. di Laguna Negra (un laghetto alpino suggestivo, come tutti gli specchi d’acqua di montagna); e alla Capilla de Piedra, una cappella tutta in pietra, costruita da un fedele del luogo e sua moglie, dopo che aveva compiuto 80 anni. Il pranzo (“cachapa con queso”: focaccia di mais tenero con formaggio) è in una trattoria di Tabay, un piccolo paese poco prima di Mérida, dove passeremo la notte, ospiti di suor Maria Eusebia, unica presente oggi in un convento di Francescane dell’Immacolata, che, malgrado le altre siano in vacanza, ci accoglie con la tipica ospitalità venezuelana, benché il nostro arrivo sia stato improvviso e imprevisto. Nel pomeriggio visitiamo la cattedrale di Mérida e ci rechiamo in un altro convento di suore, amiche di fray Pedro.
Il mattino dopo riprendiamo la via del ritorno. Su mio suggerimento ci fermiamo al Parco di Mifafí, a 3.800 mt., dove ammiriamo uno splendido paesaggio roccioso, forse di antico vulcano, e tre condor in gabbia, che prima popolavano le cime andine e ora, almeno in Venezuela, sono praticamente estinti per colpa dell’uomo. Quindi saliamo ai 4.100 del passo del Pico del Águila, il cui paesaggio è suggestivo, senza vegetazione se non i moltissimi “fraylejon”, che prosperano oltre i 3.000. In questi due luoghi mi succede qualcosa di strano, dovuto all’altitudine: una stanchezza incredibile, per la rarefazione dell’ossigeno che, suppongo, abbassi la pressione sanguigna. Fatto sta che non riesco a fare se non pochi metri senza affanno.


16-19 agosto: incontro del Juconfra a Guanare – Il Juconfra è l’incontro nazionale dei giovani (Juventud con Francisco) organizzato dai nostri frati e che ha come modello “Giovani verso Assisi”, anche se in scala ridotta. Quest’anno sono presenti 155 giovani, dai 15 ai 30 anni. L’animatore è fra Francisco Leudo, colombiano e prossimo responsabile generale per “Pace, Giustizia e Salvaguardia del Creato” e “Ecumenismo e Dialogo interreligioso”. L’esperienza è bella e interessante; molto partecipata, soprattutto per l’impostazione data da fray Francisco, simile più ai nostri campi scuola, con momenti di preghiera, di riflessione comunitaria e in gruppi, di gioco e ricreazione. D’altronde, i frati venezuelani, che conoscono l’esperienza italiana, mi dicono che i giovani di qui avrebbero molte difficoltà a vivere un incontro nazionale con le dinamiche e i tempi di “Giovani verso Assisi”. Fondamentale e allegro il volontariato svolto dai giovani della parrocchia di Guanare, sia come servizio d’ordine che come animatori dei gruppi, insieme ai frati del seminario. Questi ultimi si sono interessati anche dell’animazione dei canti nelle varie liturgie e delle dinamiche iniziali o di intervallo nei vari momenti. Encomiabile il servizio di alcuni adulti/e, specie dell’OFS, che hanno dato un’occhiata al tutto e si sono interessati dei pasti (per preparare la colazione arrivavano nel liceo, che ha ospitato l’evento, alle 4.00 del mattino!!!). L’aspetto propriamente formativo è stato dato da due relazioni sul tema del convegno: “El Señor me dió hermanos”. Significativa la tavola rotonda con testimonianze di vita cristiana vissuta o di conversioni forti, che hanno suscitato un grande interesse nei giovani, a giudicare dalle tante domande fatte. Tra le testimonianze è stata molto apprezzata quella di Eugenio ed Elisabetta, la famiglia di volontari italiani in un quartiere povero di Guanare. Il bilancio finale è senza dubbio molto positivo, per organizzazione e partecipazione attiva dei ragazzi/e. A me ha meravigliato anche il loro spirito di adattamento in una situazione logistica non certo delle più comode.

21-27 agosto: Caracas – Finalmente rivedo mia zia e i miei cugini di Caracas!!! È strano e assurdo, però siamo riusciti a sommare un anno senza vederci e da quando sto qui il periodo più lungo che abbiamo condiviso è stato il mese di agosto scorso... in Italia!!! Chiaro che non ci sono molte occasioni per vederci, perché Caracas sta a più di 1.000 km di distanza. Inoltre, quando riesco ad andare, i miei cugini hanno famiglia e lavoro, per cui io trascorro il tempo più con mia zia e i miei frati, come anche stavolta. La giornata tipo in Caracas è la seguente: fino alle 10.00 circa in convento; quindi passeggiata di mezz’ora per andare da zia o per il centro; pranzo da mia zia e alle 16.30 cammino di ritorno al convento per la Messa delle 17.30. Il sabato e la domenica trascorro più tempo coi due cugini e le loro famiglie. La cosa bella è che mia zia mi fa mangiare primi piatti all’italiana tutti i santi giorni, riempiendomi stomaco e cuore. Si può dire che, quando ho la possibilità di andare a Caracas, oltre all’affetto bello che mi lega a questo lembo di famiglia in terra venezuelana, il 15º piano di un palazzo della centralissima Avenida Baralt si trasforma in una piccola, necessaria, oasi gastronomica per la mia vita in questo Paese.

28 agosto: seminario – Dopo il solito viaggio notturno in pullman; con la solita temperatura polare per l’aria condizionata sparata a mille, arrivo in seminario e, tempo mezzora, inizio, con gli altri formatori, un incontro fiume, che ci vede occupati tutta la giornata a programmare almeno le cose essenziali dell’anno che si va ad iniziare. E, come detto sopra, nel pomeriggio inziano ad arrivare i seminaristi “vecchi”. Con la grazia di Dio (non oserei dire “grazie a Dio”) inizia un nuovo anno con le sue gioie dolori e responsabilità.