martedì 21 febbraio 2012

In viaggio a Costarica e Cuba

2 gennaio: festa della Presentazione di Gesú al tempio e Giornata della Vita Consacrata, che mi trovo a vivere in un modo molto particolare, come viaggiatore, tra La Habana (Cuba) e Alajuela (Costarica), le attese e pratiche aeroportuali e circa tre ore di volo. Inizio a scrivere queste righe nella stanza del convento di La Habana mentre i frati sono riuniti in Capitolo con il Ministro provinciale della Marche, fra Giancarlo Corsini, al termine della sua visita canonica a questa delegazione missionaria. Io sono proiettato verso il viaggio di ritorno in Venezuela, nel pomeriggio, con scalo lungo in Costarica. Sono passate poco piú di due settimane dalla mia partenza da Caracas, diretto a San José di Costarica e Cuba. Sono stati giorni di impegno in qualitá di Custode, per i colloqui in Costarica con i frati venezuelani lí presenti e il loro responsabile, fray Fernando, e per la settimana annuale dedicata all’Assemblea dei ministri, custodi e delegati dei francescani conventuali in America Latina. Ho avuto anche l’occasione di vivere momenti di turismo, e la gioia di condividere alcuni giorni con i nostri frati de La Habana.

Costarica – Vi ho trascorso i primi tre giorni. Sono molto grato a Dio per aver trovato i miei frati venezuelani contenti e sereni. I frati costaricensi li hanno accolti come veri fratelli. D’altronde ho potuto sperimentare in prima persona, qualora avessi bisogno di una ulteriore conferma, il loro squisito senso di accoglienza e di fraternità. Per una intera giornata ho potuto rilassarmi alle terme del vulcano Arenales, insieme a fray Marcos (Costarica), fray Jair (Colombia) y fray Yovany (venezolano in Costarica), cullato e massaggiato dall’acqua calda di un ruscello che scende dal vulcano, immerso in un paesaggio grazioso, curato dai responsabili delle terme del Tabacón. Nel contempo ho potuto vedere qualcosa del Costarica durante il viaggio al vulcano, della durata di più di due ore.

Cuba – La parte più lunga del viaggio... Sono arrivato il pomeriggio del 20, atteso all’aeroporto dai frati Silvano e Roberto, amicissimi di lunga data, dai primi tempi della mia scelta religiosa, tra i fondatori della missione a Cuba. Il 21 è arrivato anche fray Hernan dall’Uruguay e ci siamo dedicati a una prima visita del centro storico de La Habana. Come avró occasione di vedere anche nei giorni della mia permanenza presso i frati, il cui convento si trova nella centralissima Calle Cuba, la città vecchia è un vero gioiello. Immagino cosa dovesse essere quando tutti i palazzi antichi erano nel loro splendore. Oggi moltissimi avrebbero bisogno di restauro, anche se c’è da riconoscere che tanti lavori si sono fatti e altri cantieri sono aperti, grazie alla visione e senso artistico del Historiador de la Ciudad, Eusebio Leal. In alcune parti sembra di essere appena usciti da una guerra o calamità naturale... È come una bellezza bisognosa di maquillage. Un gioiello da lucidare, affinché riacquisti la preziosità del diamante e non solo il luccichio del vetro smerigliato. Una forma da sanare, perché consumata spesso dall’interno e negli interni, e flagellata dalle incurie del tempo. Patrimonio culturale dell’Unesco, da recuperare al suo splendore e restituire al mondo. Sforzo e lavoro grandi, per fortuna giá iniziati.

Un giorno del convegno è stato dedicato alla visita di Matanzas, la prima nostra presenza francescana conventuale a Cuba. L’insenatura in cui si trova la città è uno spettacolo, unita alla vicina bellezza della estesa spiaggia caraibica di Varadero. Molto interessante la visita allo studio teologico ecumenico protestante, dove siamo stati accolti in un modo spettacolare e dove i frati sono di casa, condividendo amicizia e collaborazione con i nostri fratelli separati. Per la prima volta, da quando sono in America Latina, ho sentito fraternità cristiana e non conflitto istituzionale. Ho potuto riabbracciare, dopo vari anni, il mio “vecchio” maestro di noviziato, fra Fernando Maggiori. Un santo!!! Venerato e amato, adottato dalla città; ancora piú semplice, sorridente ed essenziale, persino nella sua persona, ora che ha compiuto 80 anni ben portati. Insieme a lui ho riabbracciato fra Luigi Moretti, guardiano del convento, compagno di tante giornate in Assisi e di una amicizia mantenuta fresca, malgrado le poche occasioni di incontrarsi. Il resto dei frati – José e Julio – ci hanno fatti sentire di casa.

I lavori assembleari sono stati portati avanti a un ritmo intenso, peró senza mai perdere la allegria e il piacere di stare insieme come frati. L’unico “fastidio”, iniziato già dal primo giorno dell’assise, è stato uno sfogo della pelle, a livello toracico, rivelatosi poi un herpes, fuoco di Sant’Antonio, per fortuna leggero (ancora peró non mi ha abbandonato la compagnia “infuocata” del santo da poco festeggiato). Alcuni temi sono stati forti; ma non abbiamo smesso di cercare soluzioni in comune e di appoggiarci mutuamente. Quasi ogni sera, dopo la cena, siamo usciti in gruppo a passeggio, visitando parti della città nuova, dove era situata la Casa Sacerdotale che ci ospitava: Piazza della rivoluzione; el Paseo del Vedado; il Lungomare (lunghissimo e, per me, nostalgicamente bello); la Calle 23...

Dopo l’assemblea mi sono fermato nel nostro convento de La Habana, come giá detto sopra, in attesa della partenza. Oltre a Silvano e Roberto, ho condiviso spazi e tempi con Paulino, frate messicano di comunità, e Raúl, postulante; nonché con fra Giancarlo e fra Firmino, in visita alla missione. Insieme a loro ho camminato la città dei turisti e quella dei cubani, affascinato e messo in questione dalla bellezza e dai contrasti, percepiti piú a pelle che approfonditi attraverso una riflessione critica. Non voglio azzardare giudizi. Non sarebbe corretto né giusto, non conoscendo a fondo la storia e le condizioni di questo popolo e della sua gente bella. Ognuno si fará il suo quando avrà la fortuna di visitare l’isola, magari fermandosi più giorni e addentrandosi in percorsi ed esperienze meno turistiche, guidato da uno sguardo sereno e senza pregiudizi di sorta. Dei nostri frati posso dire che fanno un bel lavoro pastorale, di vicinanza e accompagnamento rispettosi. La fede cristiana sta lentamente tornando a farsi più presente, in quanto a numero di fedeli e riferimento spirituale. Non è il lavoro pastorale normale delle altre realtà francescane in America Latina. È piú uno stare con e in mezzo alla gente, con spirito francescano di servizio umile. Accanto al restauro fisico della cittá vecchia, patrimonio dell’umanità, i frati stanno cercando di rendere più bella e piena la vita dei cubani, attraverso quel patrimonio per la umanità che è il vangelo di Cristo, vissuto alla scuola di Francesco di Assisi.

lunedì 20 febbraio 2012

Viajando por Costa Rica y Cuba

2 de enero: fiesta de la Presentación de Jesús al templo y Día de la Vida Consagrada, que estoy viviendo en una manera muy particular, como viajero, entre La Habana (Cuba) y Alajuela (Costa Rica), entre las esperas y prácticas aeroportuarias, y alrededor de tres horas de vuelo. Inicio a escribir estas líneas en la habitación del convento de La Habana, mientras los frailes están reunidos en Capítulo con el Ministro provincial de las Marcas, fray Giancarlo Corsini, al finalizar su visita canónica a esta delegación misionera. Yo estoy proyectado hacia el viaje de vuelta a Venezuela, en la tarde, con una larga escala en Costa Rica. Han pasado poco más de dos semanas desde mi salida. Han sido días de compromiso como Custodio, por los coloquios en Costa Rica con los frailes venezolanos, allá residentes, y su responsable, fray Fernando, y por la semana anual dedicada a la Asamblea de Ministros, Custodios y Delegados de los franciscanos conventuales en América Latina. Tuve chance también para unos momentos de turismo, además de la alegría de compartir unos días de vida “cotidiana” con nuestros frailes en La Habana.

Costa Rica – Pasé en este país los primeros tres días. Estoy muy agradecido a Dios por hallar a mis frailes venezolanos alegres y serenos. Los frailes costarricenses los han recibido como verdaderos hermanos. Además, pude experimentar personalmente, si acaso hiciera falta una ulterior confirmación, su exquisito sentido de acogida y fraternidad. Durante todo un día pude relajarme en las termas del volcán Arenales, junto a fray Marcos (Costa Rica), fray Jair (Colombia) y fray Yohanny (venezolano), mecido y masajeado por el agua caliente de un arroyo bajante del volcán, inmerso en un lindo paisaje, cuidado por los responsables de las termas del Tabacón. Asimismo, pude ver algo de Costa Rica durante el viaje al volcán, que dura más de dos horas.

Cuba – La parte más larga del viaje… Llegué la tarde del 20, aguardado en aeropuerto por fray Silvano y fray Roberto, amigos muy entrañables desde hace mucho tiempo, desde casi los primeros momentos de mi ingreso a la vida religiosa, entre los fundadores de la misión en Cuba. El 21 llegó también fray Hernán de Uruguay, así que nos dedicamos a una primera visita al casco histórico de La Habana. Como tendré ocasión de averiguar durante mi estadía, sobretodo en mis días con los frailes de aquí, cuyo convento se encuentra en la centralísima Calle Cuba, la ciudad vieja es una verdadera joya. Pienso en qué pudiera ser cuando todos los palacios antiguos lucían en su esplendor. Hoy muchísimos tendrían necesidad de restauración, aunque hay que reconocer que mucho se ha trabajado y otras obras se están llevando a cabo, gracias a la visión y sentido artístico del Historiador de la Ciudad, Eusebio Leal. En algunas partes, en varios rincones parece haber apenas salido de una guerra o calamidad natural… Es como una belleza a la cual hace falta maquillaje. Una joya para pulir, de manera que recobre la preciosidad del diamante y no sólo el relucir del cristal esmerilado. Una forma de sanar algo consumido, carcomido, a menudo, desde dentro y en sus internos, flagelado por las incurias del tiempo. Patrimonio cultural de la Unesco, que hay de recuperar a su esplendor y restituir al mundo. Esfuerzo y compromiso notables, que por suerte ya arrancaron y cuyos resultados iniciales son alentadores.

Un día del convenio se dedicó a un tour a Matanzas, la primera presencia nuestra en Cuba. La bahía en que queda la ciudad es un espectáculo, junto a la cercana belleza de la extensa playa caribeña de Varadero. Muy interesante la visita al estudio teológico protestante, donde fuimos recibidos muy familiarmente y donde los frailes son amigos muy allegados, compartiendo amistad y colaboración. Por primera vez, desde cuando estoy en América Latina, he advertido hermandad cristiana, pese a ser hermanos separados, y no conflicto institucional. Pude volver a abrazar, después de unos cuantos años, a mi “viejo” maestro de noviciado, fray Fernando Maggiori. ¡¡Un santo!! Venerado y amado, adoptado por la ciudad; aún más sencillo, sonriente y esencial, hasta en su semblante, ahora que tiene 80 años muy bien llevados. Junto a él, abracé a fray Luigi Moretti, guardián del convento, compañero de tantos días en Asís, amistad mantenida fresca, a pesar de las pocas ocasiones de encontrarse. Los demás frailes – José y Julio – nos hicieron sentir de casa.

Las labores asamblearias fueron llevadas adelante con un ritmo intenso, sin nunca perder la alegría y el gusto de estar juntos como hermanos. La única “molestia”, empezada ya el primer día, ha sido un brote en la piel, un herpes a nivel torácico, por suerte leve. Algunos temas han sido fuertes; sin embargo, no dejamos de buscar soluciones en común y de apoyarnos mutuamente. Casi cada noche, luego de la cena, salíamos a pasear en grupo, visitando partes de la ciudad nueva, donde se ubica la Casa Sacerdotal que nos hospedaba: Plaza de la Revolución; Paseo del Vedado; el Malecón (muy largo y, para mí, nostálgicamente bello…); Calle 23; etc.

Después de la asamblea me detuve en nuestro convento de La Habana, como ya dicho, en espera de mi salida de la isla. Además de Silvano y Roberto, compartí espacios y tiempos con Paulino, fraile proveniente de México, y Raúl, postulante cubano; más fray Giancarlo y fray Firmino, de visita a la misión. Junto a ellos he caminado la ciudad de los turistas y la de los cubanos, cautivado y cuestionado por su belleza y sus contrastes, percibidos más a piel que profundizados a través de una reflexión crítica. No quiero dar juicios azarosos. No sería justo ni correcto, no conociendo a fondo historia y condiciones de ese pueblo y de su gente bella. Cada cual podrá formularse un juicio propio cuándo tenga la suerte de visitar la isla, de repente deteniéndose varios días y adentrándose en recorridos y experiencias menos turísticos, guiado por una mirada serena y sin prejuicios, ni en pro ni en contra. Sobre nuestros frailes puedo decir que llevan para adelante un precioso trabajo pastoral, de cercanía y acompañamiento respetuoso. La fe cristiana está lentamente volviendo a hacerse presente, en relación a cantidad de fieles y referencia espiritual. No es la labor pastoral normal en las demás realidades franciscanas de AL. Es más un “estar” con y en medio de la gente, con espíritu franciscano de servicio humilde. Junto a la restauración física de la ciudad vieja, patrimonio de la humanidad, los frailes están buscando de hacer más bella y plena la vida de los cubanos, a través de aquel patrimonio para la humanidad que es el evangelio de Cristo, vivido a la escuela de Francisco de Asís.

mercoledì 15 febbraio 2012

53 anni

È ormai una tradizione quella di scrivere impressioni e cronaca dei miei compleanni in Venezuela. Non credo risulti granché interessante per chi legga. È più un esercizio meditativo; un voler mettere al corrente i miei amici; un poter ricordare un giorno, rileggendomi.

Il compleanno di quest’anno si è caratterizzato per il “movimento”, prima durante e dopo. La mattina del 9 sono partito alle sei da Barinas, dove mi trovo per sostituire un frate che deve sottoporsi a un delicato intervento al cuore, e dove dovrei restare per dei mesi, finché non si riprenda. Diretto al seminario, ci sono arrivato alle sei di sera, per vari servizi che fray Franklin aveva previsti durante il percorso, che dura intorno a cinque ore. Dopo mezz’ora ho celebrato messa con i seminaristi.

Venerdí 10 sono stato invitato a pranzo, a San Cristobal, da una carissima amica e i suoi due figli, che non vedevo da mesi. Abbiamo condiviso allegria, esperienze ultime, impressioni e progetti. Momenti belli di amicizia vera. Alle quattro del pomeriggio mi sono recato, con fray Franklin, fray Javier e Lucila (la cuoca del seminario), a Michelena, a casa di fray Daniel, per celebrare la messa dell’ultimo giorno del novenario di preghiera per Joseito, il fratello giovane, morto per un malore. Non si é trattato di qualcosa di dovuto come Custode. Conoscevo abbastanza bene José ed abbiamo condiviso ore serene e allegre, insieme ai suoi fratelli e sorelle. Ho trovato un clima molto accogliente e sereno, che ha facilitato la celebrazione e le parole che ho dovuto dire, al di lá del naturale dolore.

Sabato 11, giorno del mio compleanno, ho presieduto la messa per i seminaristi. Il vangelo del miracolo di Cana mi ha dato occasione per ricordare che solo Gesú puó rinnovare sempre il sapore e la gioia nella vita di una persona. Con i nostri sforzi umani possiamo solo riempire freddi recipienti di pietra, fragili; con acqua, buona per dissetarsi e lavarsi, per soddisfare i bisogni piú elementari. La gioia e il sapore sono propri del vino. Chi puó compiere il miracolo, e non desidera nient’altro che questo, è Gesù, se abbiamo la saggezza e furbizia di affidarci alla sua parola e fidarci di Lui. La festa della Madonna di Lourdes (vale a dire l’apparizione di Maria come Immacolata) mi ha portato a pensare che la santità più grande non è qualcosa di astratto e alieno dall’uomo e la sua storia. Si sposa piuttosto con l’umiltà e la carità. Maria appare a una umile fanciulla di un paesino sperduto, alla quale deve parlare in dialetto perché capisca. Ho supposto che la finalità dell’apparizione fosse trasmettere che la vera santità, perfino la più alta di chi non ha conosciuto peccato, ti porta non ad allontanarti e isolarti dal mondo; ma a prenderti cura dei più poveri e sfortunati, di coloro che sono “infermi”, non sono “fermi” da un punto di vista fisico, spirituale e morale. A colazione i giovani mi hanno fatto la sorpresa di una torta preparata da loro e mi hanno cantato il compleanno. Li amo!! Subito dopo è venuta a trovarmi K., a cui voglio bene come a una di famiglia, a una nipote, e che mi riempie di attenzioni e amore. Mi ha portato “quesillo” preparato da lei, e una torta preparata da sua madre. Ci siamo intrattenuti circa un’ora a parlare e passeggiare per lo splendido seminario. La adoro!! Alle undici del mattino via verso Barinas, insieme a fray Pedro e due giovani. Arrivato alle cinque del pomeriggio, ho fatto una doccia e mi sono preparato per celebrare la messa dei neocatecumenali, alle otto. Ero abbastanza stanco, ma felice allo stesso tempo. Naturalmente, durante tutto il giorno sono stato accompagnato da messaggi e chiamate di auguri, che mi hanno commosso. Prima di andare a letto ho aperto la posta e fb e mi sono sentito inondato da tanto calore e amicizia. Mi sono immerso in questi sentimenti e mi sono lasciato cullare. Un ultimo pensiero va a una carissima amica e punto di riferimento nella mia vita, che non c’è più e che festeggiava il suo compleanno in questo stesso giorno. Si tratta di Nicoletta Arena, maestra elementare, maestra di vita e fede. Una di quelle figure che segnano la storia di un paese e che ha significato tanto per molti di varie generazioni. Da lassú continuerà a seguire, con competenza e amore grandi, noi, suoi ex alunni, cresciuti e magari piú complicati di un tempo, ma eternamente riconoscenti a Dio per avercela fatta incontrare e aver potuto godere dei suoi insegnamenti ed esempi.

Domenica 12... piena attività pastorale, con la celebrazione di tre messe nella parrocchia di Barinas, due delle quali nelle non-cappelle di Punta Gorda e Mi Jardin. Un clima parrocchiale che mi piace, anche se non posso legarmi o affezionarmi troppo a questa realtà, vista la provvisorietà dell’esperienza e il nomadismo che mi attende nei prossimi mesi.

Termino con le parole e i concetti espressi brevemente su facebook a tutti coloro che mi avevano fatto gli auguri, su questo sito o in altro modo. “Che dire?!? La solita, grande, eterna, bella parola: GRAZIE!! E ancora GRAZIE!! Pensavo stavolta di riuscire a non commuovermi. Invece, mi avete sorpreso e preso in contropiede ancora una volta, con presenze ed espressioni di amicizia traboccanti. Che fa che In Italia c'é neve e il freddo é pungente, se poi i vostri cuori sono pieni di calore, capace di sciogliere lacrime e sentimenti!! Un abbraccio grande a tutti e a ciascuno. Vi voglio un oceano di bene”.

PS. In occasione del compleanno, allo scritto ho aggiunto delle canzoni che hanno cadenzato il ritmo dei miei giorni e che nel momento ricordavo, fischiettavo... Quest’anno non ne avevo pronte. La più fischiettata è stata una dei miei adorati Dire Straits. Poi, oggi, guardando la televisione e sintonizzandomi su Rai International, ho visto l’inizio di Sanremo. Bellissimo il momento comico di Luca e Paolo. Al primo intervallo hanno passato alcune canzoni delle edizioni anteriori, tra le quali questa stupenda di Patty Pravo, i cui autori sono Vasco Rossi e Alessandro Curreri. Ricordo che mi piacque da subito. Struggente l’inizio al piano, calda la voce di Patty Pravo, fantastico l’apporto del sax soprano. Non mi ritrovo in tutte le parole della canzone, peró queste mi sembrano molto belle: “La cambio io la vita che non ce la fa a cambiare me... Portami al mare, fammi sognare e dimmi che non vuoi morire...”. Vi invito ad ascoltarla e lasciarvi cullare dalla magia di musica e voce.

http://youtu.be/omdYdjXqB2Y