sabato 9 maggio 2020

15) Diario personale, dal convento, nei giorni del coronavirus


Lunedì 04 – Giovedì 07 maggio 2020


Lunedì 04 – Oggi è iniziata la Fase 2, vale a dire la graduale riapertura delle attività economiche e lavorative. Di fatto, malgrado gli sforzi del governo, ci attende un dopo coronavirus molto, ma molto difficile da questo punto di vista, con un terribile aumento della disoccupazione e delle povertà. Realtà che è stata messa in risalto anche nell’incontro che il vescovo ha voluto con tutti i sacerdoti di Copertino, e che costituirà una vera e propria sfida per l’impegno caritativo della Chiesa italiana, i cui meriti in questo campo sono peraltro riconosciuti da tutti. L’incontro si è tenuto di pomeriggio, nella chiesa della Santa Famiglia. Erano presenti quasi tutti i sacerdoti della forania. È stato bello ed interessante ascoltare come ciascuno, soprattutto i parroci, hanno affrontato e stanno vivendo le problematiche personali e pastorali legate alla presente situazione. Che, al di là delle sue problematicità, ci lascia degli aspetti positivi, sui quali riflettere e puntare in futuro.
A livello di vita personale e spiritualità sacerdotale: la bellezza del pregare insieme; un maggiore arricchimento relazionale, per coloro che vivono in comunità, derivato dal condividere maggiori momenti e con meno fretta; il riscoprire la celebrazione eucaristica non solo in funzione dei nostri fedeli, ma anche della nostra comunione con Dio e del cammino di santità di ciascuno. A livello di pastorale: la ricerca di una maggiore creatività ed essenzialità nella liturgia e nelle proposte di attività; il ruolo importante e imprescindibile dei laici nell’annuncio del Vangelo e nella catechesi; la comunione molto forte di tutti con il vescovo di Roma, il Papa Francesco, sviluppatasi attraverso l’assistenza alla sua celebrazione eucaristica diaria, trasmessa per televisione.

Giovedì 07 – Arriva la notizia dell’accordo tra governo e vescovi sulla riapertura delle chiese alle celebrazioni pubbliche, in particolare le messe. Mi sembra più una concessione “estorta” che una convinzione condivisa. Lo si è capito dalle non dichiarazioni o dalle espressioni dei virologi, che di sicuro avrebbero aspettato ancora a dare il permesso. Non voglio giudicare se avessero ragione o meno, visto che sta succedendo lo stesso per tante altre aperture. Le norme igieniche prescritte per le messe sono strettissime; e se pure fossero plausibili, di certo tolgono moltissimo alla spontaneità e convivialità delle celebrazioni. Però ho bisogno che mi si spieghino un paio di cose, che a mio parere contraddicono quanto gli esperti sono venuti dicendo da tempo per contrastare il diffondersi dell’epidemia.
Al sacerdote è richiesto, per distribuire la comunione, di mettere la mascherina, igienizzarsi le mani con il gel apposito, e indossare i guanti. Ora mi chiedo, e lo chiedo alla commissione scientifica che ha “partorito” siffatta conclusione: se devo mettere i guanti dopo il gel, vuol dire che questo non serve a igienizzare le mani? Se fosse così, allora perché usarlo, compreso agli ingressi della chiesa per tutti coloro che partecipano alla messa? E se disgraziatamente tocco la mano di chi viene a ricevere la comunione, allora devo buttare quei guanti, tornare a igienizzare le mani e indossare altri guanti… Non stiamo cadendo nel ridicolo?!? O almeno si sia coerenti nei messaggi che si trasmettono. Il gel serve o non serve?!? E se poi si vuol toccare il lato propriamente sacramentale, i guanti che manipolano le particole e ai quali potrebbero attaccarsi dei frammenti, come si purificano? Semplicemente si buttano, insieme a quella presenza “speciale” che verrebbe declassata a “rifiuto speciale”? È vero che Gesù è la pietra scartata dai costruttori, ma per favore non cadiamo nella mancanza di rispetto del sacro.
Inoltre, si è sempre affermato che se si osserva il distanziamento sociale, non c’è bisogno assoluto della mascherina. Allora perché pretendere entrambe le cose per chi assiste alla messa? Posso capire all’entrata e uscita, quando potrebbero incrociarsi le persone a meno della distanza prevista; ma in chiesa, dove si è obbligati a rispettare le distanze, perché stare sempre con la mascherina, quando gli stessi esperti non la indossano durante i loro briefing con la stampa? La mascherina porterebbe a eliminare i canti e a rispondere con difficoltà. Sarebbe come assistere a uno spettacolo da spettatori, mentre la messa è celebrata dall’intero popolo di Dio e presieduta dal sacerdote. La Puglia (notizia fresca appena arrivata), per non farsi mancare niente, ha aggiunto che i fedeli devono indossare mascherine e guanti di lattice. Anzi, la stessa chiesa deve loro fornirli se arrivassero sprovvisti. Trattati in questo come se fossimo un supermercato. Ma dai…
Osserveremo tutto quello che viene prescritto. Speriamo di riuscirci, anche se ho i miei dubbi. Rimango però con le mie perplessità sulle intenzioni reali del governo e sulla “bicicletta” fornitaci per pedalare.

lunedì 4 maggio 2020

14) Diario personale, dal convento, in tempo di coronavirus


Mercoledì 29 aprile – Domenica 03 maggio 2020
 
Mercoledì 29 – Alle 21, su TV2000, è andata in onda la recita del rosario dal santuario di S. Maria della Grottella, registrato però venerdì scorso. Se infatti fosse in diretta, il momento di preghiera potrebbe comportare interruzioni o spostamenti inopportuni di telecamere, che risulterebbero nocivi al clima orante che si vuole trasmettere ai telespettatori. Questa del rosario del mercoledì, da differenti santuari mariani del Paese, è una iniziativa di preghiera promossa dalla CEI per invocare da Dio, tramite l’intercessione di sua Madre, la cessazione dell’epidemia e il ritorno a quella quotidianità di vita che il virus per ora ci ha rubato. Il riscontro sul gradimento della trasmissione ha dato un esito parecchio positivo. Se una critica si può fare, è riguardo alle inquadrature, che hanno privilegiato i primi piani, trascurando di mostrare più completamente la bellezza del luogo. Primi piani che sono stati causa dell’ironia di alcuni amici sui miei nuovi occhiali, regalatimi da un ottico di Copertino, visto che era irrecuperabile la montatura di quelli “rubati” a mia sorella, dopo che lei è salita di gradazione. Le due definizioni, che mi hanno strappato un largo sorriso: il padre Kolbe del Salento e Harry Potter a 60 anni (e qui andrebbe bene una di quelle faccine con una gran risata).

Giovedì 30 – Il decreto del governo sulla fase 2 prevede, a partire dal 4 maggio, la possibilità di celebrazione delle esequie. Le indicazioni date alla CEI, per vivere questo momento in sicurezza, sono indicative di quello che sarà richiesto al momento del permesso di riapertura ai fedeli della celebrazione eucaristica. Riporto alcuni stralci. “Prima dell’accesso in chiesa dei partecipanti, sia garantita da un addetto alla sicurezza la misurazione della temperatura corporea, attraverso un termometro digitale o un termo-scanner. Questa disposizione è richiesta anche per le celebrazioni all’aperto. Venga bloccato l’accesso a chi risulti avere una temperatura corporea superiore ai 37,5°C… nel momento della distribuzione della Comunione eucaristica si evitino spostamenti. Sia il celebrante a recarsi ai posti, dove i fedeli sono disposti nel rispetto della distanza sanitaria. Il sacerdote indossi la mascherina, avendo cura di coprirsi adeguatamente naso e bocca, e mantenga a sua volta un’adeguata distanza di sicurezza. La distribuzione dell’Eucarestia avvenga dopo che il celebrante abbia curato l’igiene delle proprie mani; lo stesso abbia cura di offrire l’ostia porgendola sulle mani dei fedeli, senza venire a contatto fisico con esse.
Per quanto concerne la sanificazione, la chiesa sia igienizzata regolarmente, mediante pulizia delle superfici e degli arredi con idonei detergenti ad azione antisettica. Al termine di ogni celebrazione si dovrà favorire il ricambio dell’aria. Ove siano presenti spazi idonei, contigui alla chiesa, si prenda in considerazione la possibilità di celebrare all’aperto, con il rispetto delle distanze di sicurezza e delle altre indicazioni sopra disposte… Sia indicato anche l’obbligo di rimanere a casa in presenza di temperatura corporea oltre i 37,5°C o di altri sintomi influenzali… o vi è stato contatto con persone positive a SARS-COV-2 nei giorni precedenti”. Insomma, qualcosa di complicato, soprattutto in riferimento alle celebrazioni domenicali. Ne esce alquanto snaturato il senso di convivialità gioiosa, che invece dovrebbe caratterizzare ogni Eucaristia. Se ne stravolge abbastanza lo spirito e il senso della partecipazione dei fedeli. Forse si dovrebbe lasciare la libertà di decidere, senza il “ricatto” dell’obbligo del precetto domenicale. Non avrebbe senso partecipare con addosso ansia e angoscia. E forse sarebbe un criterio da applicare anche per i sacerdoti…

Sabato 02 maggio – Per la seconda volta il Papa, pur parlando in generale, ha detto una parola saggia sul dibattito politico italiano, richiamando le parti al dialogo e alla collaborazione, elementi indispensabili in un momento di grave crisi a tutti i livelli, come quella che stiamo attraversando. Molto opportunamente ha citato un proverbio argentino, che recita che non è saggio, anzi è da stolti, voler cambiare cavallo mentre si sta guadando un fiume in piena.

Domenica 03 – 57ª Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, che si tiene ogni anno nella domenica del Buon Pastore, di cui si parla nel capitolo 10 del vangelo di Giovanni. Al versetto 10 Gesù dice che il fine della sua missione è di donare la vita, e una vita abbondante, piena. Il tema della giornata di quest’anno è: “Datevi al meglio della vita”. Non è darsi il meglio della vita, dove al centro saremmo noi stessi; ma dedicarsi al meglio della vita, in un dinamismo centrifugo. La vita insomma è abbondante nella misura in cui sono capace di dono, di servizio. E il meglio non lo decido io in base ai miei presunti bisogni, ma lo accolgo da un Altro, da Dio, che me lo offre sapendo di rispondere così al mio bisogno più vero di pienezza.

A proposito di vita, oggi abbiamo celebrato gli 85 anni del nostro padre Giuseppe Pasquariello. La festa è stata rigorosamente ristretta alla nostra comunità; ma per fortuna siamo riusciti a prendere una torta da asporto, ed abbiamo vissuto un momento piacevole di serena fraternità.