venerdì 11 maggio 2012

Ciao, zio Michele


Ciao zio. Ho pensato di scriverti, guardando le tue foto su facebook, dopo aver ascoltato la bellissima canzone di Dalla che Concetta ci ha regalato, accompagnata da quella strada senza fine, eterna, popolata di stelle, da dove ci guardi adesso, da dove non si smette di guardare alla Terra e a noi che ci viviamo. Stendere queste righe spero mi aiuti a elaborare un lutto lacerante e completamente inaspettato; a salutarti da questo paese distante, dove si sono versate lacrime non viste e condivise solo per telefono; a fare memoria di te, che a me, a noi nipoti, a tutti, hai regalato sempre (insieme a zia Graziella) affetto, accoglienza, nobiltà d’animo, ottimismo e sorrisi; a dirti il bene che ti voglio, che ti vogliamo tutti, frutto del bene che hai saputo seminare.
Come non sentire nostalgia della tua presenza fisica, del saperti lì, malgrado le poche occasioni per incontrarci?!? Ora mi piace immaginare che non ho bisogno di viaggiare per vederci. L’ultima volta abbiamo parlato, passeggiando sul lungomare di Manfredonia, della mia esperienza in Venezuela. Non è più necessario spiegarti, cercare di illustrare i paesaggi naturali e del cuore, gli scenari sociali e politici. Sei venuto incontro al mio mondo attuale e lo guardi da una prospettiva diversa, infinita e vera. Mi sento “guardato” da te e dal tuo affetto di una vita. Sì, una vita, la mia, popolata di tanta presenza tua. Mi è mancato lo scambio di impressioni e ricordi con i parenti, momento catartico e di arricchimento interiore. I miei sono iniziati presto, perché ho avuto la fortuna di vivere a Monte fino all’età adulta. So anche che quello che scrivo è solo una piccola parte di ciò che si potrebbe. Ho scelto solo delle immagini, significative per me, per ricordarti come eri e cosa hai rappresentato per me, per noi. Quanti potrebbero scrivere di te, tra parenti e amici, e si riempirebbero pagine...

Ti ricordo quando mi cercavi per andare a vedere la televisione al circolo della “Kennedy” e poi mi riportavi a casa. Io che impazzivo per quella scatola magica e cercavo ogni occasione per essere spettatore di film e eventi. Con te, con i tuoi amici ho fatto il tifo per ogni competizione sportiva. Ho appreso ad amare il calcio. Naturalmente eravate la mia squadra nei tornei estivi che ci vedevano spettatori entusiasti. Inoltre, aspettavo la domenica sera che tu rientrassi dai nonni per cambiare canale e vedere con te, mentre cenavi, “La Domenica sportiva”, terminando mezzo addormentado e portato in braccio da mio padre fino a casa. La tua Juve ha vinto il campionato, già lo saprai da lassù, dove qualcuno in maglia bianconera ti avrà dato la notizia, rallegrandosi insieme a te. Mi rendo conto che abbiamo giocato poche partite insieme; ma mi contagiava il tuo entusiasmo giovanile per questo splendido gioco, da te vissuto come divertimento puro, fino... all’altro ieri, prima che il cuore decidesse di non seguire più la tua voglia. Credo che tutti noi nipoti ci siamo stupiti nel conoscere la tua età. La tua vitalità fisica e interiore ingannavano occhi e anagrafe. Ti eri ripromesso di festeggiare i tuoi 70 anni nel campo di calcio. Suppongo senza nessuna intenzione di appendere le scarpe al chiodo... Magari Dio ci concederà di festeggiare quel giorno con una bella partita di pallone, in tuo onore, alla tua presenza, orfani del tuo entusiasmo.

Ricordo i miei momenti al bar, quando sostituivi nonno, mentre eri iscritto all’università di  Urbino come studente non residente. Il clima cambiava tu presente, per la tua pazienza e allegria. Cresciuto ho appreso che fosti costretto a rinunciare allo studio di Chimica, perché necessaria la frequenza, che l’aiutare in famiglia non ti permetteva. Però, come penso ti sia capitato spesso, di una avversità ne hai fatto una occasione: professore di lettere venerato dai suoi alunni, amati da te. Ascoltavo con partecipazione le tue prime esperienze a Germignaga. Luino, il lago, le montagne, i tuoi alunni mi erano familiari. Descrivevi tutto come luoghi incantevoli, che non ho fretta di conoscere, per non rompere la magia della immaginazione frutto dei tuoi racconti. Mi ha commosso sapere che con zia Graziella avete ripercorso quei luoghi che vi hanno visto giovanissimi iniziare la vostra splendida vita matrimoniale. E a Manfredonia non è stato diverso. Quanti ragazzi ti hanno apprezzato come insegnante e amico!! Passeggiare con te era prepararsi a salutare un numero grande di conoscenti di tutte le età.

E poi il “tuo” libro, omaggio alla vita e alla tua infanzia. Il tuo “piccolo mondo antico”, narrato con la nitidezza della memoria e lo sguardo riconoscente dell’adulto. Un amarcord, fatto di fotogrammi color seppia, con la infanzia negli occhi e nel cuore, condizione spirituale scevra da ingenuità di facciata. Mi hai dato da leggere le bozze. Ti confesso oggi che ho pianto. Hai saputo descrivere, fotografare situazioni, luoghi e persone di un mondo che è stato anche il mio, e verso il quale ho lo stesso ricordo grato tuo. Fotogrammi di un microcosmo svanito pochissimi anni dopo il mio passaggio per l’infanzia e l’adolescenza, difficile da immaginare oggi, fatto di voglia di vivere e fantasia, semplicità e condivisione. Valori che ti hanno accompagnato sempre. Grazie per questo omaggio al paese e al nostro quartiere di San Oronzo, particolare e nobile, a una memoria che hai reso storia con la tua narrazione. Grazie per il tuo tentativo poetico di strappare il velo dell’oblio e restituirci la nostalgia di cose belle da rivivere, o almeno non disperdere, nella nostra attualità.

Infine, ultimo fotogramma, porto fortemente impressa nel ricordo la splendida giornata passata con te, zia Graziella e Flavia lo scorso ottobre. Abbiamo parlato, passeggiato, giocato con Flavia. Il solito sguardo vivace e ottimista sulle cose e la vita. La complicità serena di una vita con zia. Il tuo orgoglio di padre per il cammino umano e professionale di Lino e Marino. La tua verve fanciulla con Flavia, alla quale mancherà il protagonista principale di “zumb e zumbett”, e di tanti altri momenti vissuti con la gioia serena e contagiosa del sorprendente dono di essere nonno.

Hai deciso di andartene il giorno del tuo quasi onomastico: 8 maggio, data in cui si celebra la prima apparizione di San Michele. Quante ore hai passato nella “colonna” del santuario, insieme ai tuoi, per guadagnare quei pochi soldi che permettessero di sopravvivere. Voglio immaginare la tua tomba come la grotta dell’Arcangelo, luogo familiare, pieno di vita vissuta e ascoltata, dove ci si rifugia per ricevere conforto, o si scende grati per celebrare circostanze ed esperienze. Avrai un tuo luogo nel profondo del nostro cuore, dove sarà un piacere incontrarti ogni volta che se ne ha voglia. Ci accompagnerai con la tua serenità, il tuo sorriso, l’ottimismo progettuale e la voglia di andare avanti, vivendo la vita con la semplicità e la gioia della quotidianità. Anche se ci sentiamo già, inevitabilmente, tutti un po’ orfani...