martedì 8 dicembre 2015

Dieci anni in Venezuela

7 dicembre 2015, Sant’Ambrogio... Dieci anni dal mio arrivo in Venezuela, carico di volti, storie, nostalgie. Dopo dieci anni, ancora volti e storie e affetti. La mia splendida schizofrenia affettiva. Grato a Dio per il presente e per il passato. Ancorato con corpo e cuore alla mia attuale realtà venezuelana; aggrappato con la memoria e il cuore alle mie origini e al percorso di vita in Italia. Bel dilemma decidere dove e come voler continuare e terminare i miei giorni...

Elezioni parlamentari - Oggi qui è stato un giorno particolare. Il day after delle elezioni parlamentari, che dopo 17 anni hanno decretato, in modo forte e quasi inaspettato nelle sue proporzioni, la sconfitta del partito al governo. Da ieri notte, fino a stamattina, e poi di nuovo oggi pomeriggio, si sono susseguiti cortei di auto e moto per celebrare la vittoria. È un’allegria come non si vedeva da tempo. I volti manifestano speranza e non si ha più paura di dire che si pensa diversamente. Spesso ho ascoltato l’angoscia di chi perderebbe il lavoro, o lo ha perso, solo perché non conforme con la politica del governo. Parecchie volte mi è stato detto di minacce o ricatti del partito al potere verso chi andava a votare.
Venezuela vive un momento forte e difficile, sotto tutti i punti di vista. Il socialismo del secolo XXI si è presentato con bellissimi programmi e proclami in favore del popolo e dei poveri, ma si è poi limitato a una politica assistenzialista grazie ai soldi del petrolio, senza nessuna lungimiranza in quanto a investimenti per favorire la produzione nazionale, il lavoro e la dignità della persona. I nodi sono venuti al pettine dopo il crollo del prezzo del petrolio. A questo si aggiunge un forte appesantirsi dell’apparato burocratico; una serie di privilegi verso la classe politica al governo e i militari; esclusione, minacce verbali e fisiche verso chi dissente, quasi sempre in modo pacifico; una inflazione assurda, con prezzi schizzati alle stelle e che aumentano di giorno in giorno; scarsità di qualsiasi tipo di prodotti, visto che si deve importare tutto (ma davvero tutto!!!), e pagando in dollari, perché il bolivaro non è quotato in nessun mercato monetario; una corruzione senza limiti in quantità e diffusione; una insicurezza sociale spaventosa (circa 25.000 morti ammazzati all’anno!!!). Insomma, un socialismo del secolo XXI che è risultato essere la copia quasi esatta di quello ormai sbiadito e anacronistico del secolo XX.
Forse però le aspettative dei venezuelani in un cambio potrebbero ora essere esagerate. Per rialzarsi ci sarà bisogno di tempo. Non ci sono formule magiche dagli effetti immediati. Magari si pensasse a un piano di solidarietà, conciliazione e coalizione nazionale, finalizzato al bene vero dei cittadini!! Purtroppo i primi segnali postelettorali sembrano non presagire niente di positivo in tal senso, almeno a giudicare dalle prime reazioni a caldo del partito del presidente. La colpa della sconfitta, da parte del presidente e del suo partito, è stata data alla guerra economica e alla controrivoluzione, con un appello all’unità e alla lotta indirizzato ai “patrioti”, come se il 60% di venezuelani che hanno votato contro non fosse costituito da persone che amano questa stessa patria e meritano rispetto e considerazione!! Il solito gioco infantile di dare la colpa agli altri o a fattori esterni, senza mai porsi in questione sulle politiche e attuazioni proprie. Per me la controrivoluzione l’hanno fatta coloro che la rivoluzione l’hanno tradita già da tempo. Non bastano le belle parole. Un progetto è valido se può contare su idee fondate e persone idonee per portarlo avanti. Bene, la seconda parte è mancata parecchio o del tutto, facendo fallire cosí anche il progetto stesso, o rendendolo inviso alla maggioranza dei venezuelani, che prima l’avevano accolto con certo entusiasmo.
Coloro che hanno vinto le elezioni parlamentari sono il meglio che ci si possa aspettare?!? Una rivista gesuita di analisi politica diceva che forse no, che ci sarebbero un po’ di cose da correggere; tuttavia rappresenta l’unica scommessa plausibile per sperare in un cambio, visto che il partito ufficialista avrebbe continuato nella sua ottusa ideologia, che ci ha portato fino all’orlo dell’abisso. Ed adesso fatica molto ad accettare e digerire la sconfitta elettorale, dopo 16 anni di egemonia assoluta e derive anti democratiche. Ci sarà un vero cambio?!? Come detto sopra, sarebbe necessaria la collaborazione di tutti i soggetti politici, ufficialismo ed opposizione.

Camminata a La Canoa - Ma cambiamo registro e ritorniamo al 7 dicembre. È una bella giornata, soleggaiata e con un cielo terso. Allora propongo a fray Wilmer (fray Evelio è assente per essere andato a votare a Guanare) di fare una passeggiata sui monti circostanti, magari andando a conoscere la località “La Canoa”. Così, terminata la colazione, ci avviamo nel jeep Toyota a casa della signora Liboria, per chiederle che ci indichi il sentiero che da casa sua porta su alla Canoa.
Un po’ sorpresa per la richiesta, ci affida a suo nipote Bryan di nove anni perché ci faccia da guida. Neanche Bryan è molto esperto, ma ne sa più di noi. Per cui, dopo un’ora circa si salita per sentieri che sono più per capre che per uomini, arriviamo a La Canoa. Lo spettacolo è stupendo. Si tratta di un piccolo avvallamento tra i monti, percorso da un limpido e freddo ruscello. Qui ci godiamo lo spettacolo e ci concediamo un po’ di riposo, prima di intraprendere la strada del ritorno. Bryan ci invita a scendere per un’altra direzione, che è molto più comoda e diretta. Si tratta di una strada sterrata che le moto percorrono, e anche alcune macchine munite di doppia o quadruple trazione.

Prima di mezzogiorno siamo a casa sua e la madre ci offre un caffé caldo e dolce. Poi ci affida a sua figlia di 11 anni per riportarci, attraverso una scorciatoia-sentiero, a casa della nonna, dove si trova la nostra macchina. Arrivati, siamo invitati a pranzo, e non c’è verso di rifiutare, perché sarebbe offensivo. Mangiamo riso bianco, con carne e insalata. Dopo averci offerto un po’ di piante per il té e bietole, ritorniamo al convento.

Mi è piaciuta parecchio la passeggiata. Mi è sembrato un bel modo di celebrare questo anniversario significativo. La sera poi ho celebrato messa, accompagnato da un frastuono assordante da parte di coloro che, nella piazza antistante, festeggiavano ancora la vittoria elettorale. Mi sono sentito bene durante la messa, anche se sono stato costretto quasi a gridare nel microfono perché i presenti potessero sentirmi. Il frastuono non è riuscito ad infastidirmi né a distrarmi; non gliel’ho permesso. L’ho considerato e vissuto così come la colonna sonora del mio ringraziamento.