domenica 13 luglio 2008

Alajuela - Costarica







Dalla sera dell’8 sono in questo piccolo, e a prima vista molto bello, paese dell’America Centrale.
Non è stato facile arrivarci. Prima alcune remore personali sulla mia presenza all’incontro del Ministerio de Reflexión della Falc (=Federazione per l’America Latina dei Conventuali) e al seguente convegno dei fratelli religiosi dell’Ordine. Poi difficoltà dell’ultimo momento: non tenere con me il certificato di vaccinazione contro la febbre gialla, obbligatorio per chi viaggia per il Costarica dal Venezuela (nessuno mi aveva informato della cosa); ritardo di un’ora per atterrare all’aeroporto di San José, a causa della pioggia forte; la scadenza del passaporto che non mi avrebbe permesso entrare nel paese (occorrono almeno sei mesi di validità e il mio ne ha ancora solo due; mi ha salvato l’essere frate...).
Perplessità personali e contestuali che si sono dissipate di fronte all’accoglienza bella dei frati del luogo e degli altri componenti il Ministerio suddetto. Alcuni mi hanno detto beato per questa occasione di viaggio; di altri sono forse stato oggetto di invidia... Vi assicuro che sarebbe stato molto piú comodo rimanere in seminario, invece che lavorare sodo come si sta facendo in questi giorni. Ci sono almeno sei ore di sedute intense dedicate all’ordine del giorno e alla finalitá della Commissione: offrire un servizio di riflessione, aperto al contributo di tutti i frati latinoamericani, per leggere e vivere il nostro essere francescani conventuali in questo continente. Non so perché io stia qui, ma dai lavori, ai quali cerco di apportare il mio contributo, mi sento molto arricchito. Come anche dalla presenza di frati provenienti da varie realtà (Argentina, Brasile, Uruguay, Colombia, Costarica... Venezuela-io) e molto validi, sia per preparazione culturale che per santità di vita. Abbiamo deciso di aprire un blog come luogo di confronto globale, e di pubblicare una rivista nostra annuale; strumenti per aiutare, stimolare a riflettere e a dare ognuno un contributo personale.
Quanto al Costarica, suppongo sia un bel paese. Non abbiamo avuto occasione di visitare quasi niente. Oggi è stato l’unico giorno libero e ci hanno portato a visitare il cratere di un vulcano (non si vedeva niente per la presenza di nubi); e un piccolo parco con cascate, interessante e bello. Mi hanno colpito però piú alcune altre cose: il verde, l’ordine e la pulizia che, uniti a una situazione economica favorevole, gli hanno meritato l’appellativo di “Svizzera dell’America latina”; il fatto che non abbia un esercito (che bello!!!).
Da domani riprendono in pieno i lavori, alla presenza anche del Ministro generale, ed eviteró di ricordare che è... domenica!!! Terminati i quali, martedì, inizierà l’incontro dei fratelli religiosi, mercoledì. E, siccome sono qua, gli organizzatori hanno pensato bene di coinvolgermi. Ritorneró in Venezuela il 22; ma spero di rifarmi vivo prima.


martedì 8 luglio 2008

Vita nel seminario

Affreschi francescani, un po' naïf, che adornano le pareti del semichiostro del seminario








Ben ritrovati a tutti!! È da tempo che non scrivo di me e della vita in seminario qui sul blog. Forse perché non c’erano cose importanti da dire, o per svariati impegni. O semplicemente, non sono riuscito a motivarmi per scrivere del quotidiano o di alcuni pensieri sparsi.
Sto scrivendo dal convento di Caracas (e non ho molto tempo a disposizione), dove mi trovo da ieri, in attesa di volare per il Costarica. Paese dove mi fermerò due settimane (8-22 luglio) per partecipare a due convegni della Federazione di America Latina dei Conventuali (=Falc): uno di riflessione sulla nostra presenza in questi paesi; l’altro dei fratelli religiosi. Per ovvi motivi mi sento un po’ a disagio nel rappresentare il Venezuela nel primo evento, e ad accompagnare – giacché sono là – i fratelli religiosi nel loro convegno latinoamericano. Pare che tutti mi invidino per questa opportunità di “viaggiare”, anche se immagino che di turismo se ne farà molto poco. Io ci vado più per dovere di obbedienza a una richiesta del definitorio custodiale. Viaggiare per viaggiare già non mi dice molto e non mi dà le stesse sensazioni di una volta. Starò invecchiando?!? Sto invecchiando!!...
Come detto, non ci sono grosse novità. Molti mi chiedono quando è previsto il mio arrivo in Italia. Ora posso rispondere con una certa sicurezza, dopo aver ottenuto il visto per il prossimo anno. Se tutto va secondo previsione, dovrei arrivare in Italia il 29 agosto e ritornare i primi di ottobre. E dire che pensavo di partire verso fine maggio. Meno male che non ho comprato il biglietto...
Per quel che riguarda la vita in seminario, come già detto ad alcuni e forse accennato per iscritto, quest’anno ci sono alcune novità che ritengo belle e interessanti, anche se a volte incomodano un poco. Mi riferisco a una maggiore apertura al territorio e al lavoro pastorale.
Abbiamo accettato di rispondere con maggiore generosità a richieste di convivenze giovanili, sia di studenti che di gruppi o movimenti ecclesiali. Normalmente durano una giornata, però abbiamo avuto anche esperienze di convivenze nel fine settimana. Esse sono animate dai nostri seminaristi, specie teologi, mentre noi sacerdoti siamo a disposizione per eventuali celebrazioni sacramentali.
Noi formatori siamo molto più disponibili ad aiutare dove ci fosse una richiesta o una necessità, qualora non intacchi l’impegno educativo nel seminario. Per esempio, nell’ultimo mese ho avuto vari impegni extraseminaristici: celebrazione di un novenario di defunto in una cappella di suore; sostituzione del parroco del santuario del Santo Cristo de La Grita, con 3 Messe al giorno; celebrazioni varie (anniversari, compleanni, eventi laici e religiosi, ecc.); appoggio a un movimento di laici che organizzano ritiri per persone lontane dalla chiesa nei fine settimana (confessioni al sabato per circa 4-5 ore di seguito, e Messa alla domenica alle 13.00). Oltre, come dicevo, agli impegni fissi del seminario e all’insegnamento. E, come me, gli altri formatori.
Durante un incontro formativo, i seminaristi teologi si sono espressi favorevolmente su queste modalità pastorali che coinvolgono tutto il seminario. Naturalmente occorrono organizzazione e rispetto delle priorità. Essi dicevano che tali aperture ci permettono di sentirci meno isolati, più utili e conosciuti dalla gente. Il che contribuisce a far conoscere il francescanesimo e a trasmettere un primo annuncio vocazionale. Io aggiungevo, da buon “ebreo del Gargano”, che è anche una risposta all’invito di Francesco a lavorare, per vivere del proprio impegno e non solo dell’elemosina – ancora indispensabile purtroppo – che arriva dai benefattori e dalla Provincia di Puglia. Che non mi stancherò mai di ringraziare e verso i quali va tutta la nostra riconoscenza.
Come si dice da queste parti: “Dios se lo pague”!!!