sabato 2 marzo 2019

11 febbraio 2019: 60 anni



Da qualche anno, in occasione del mio anniversario di vita, scrivo una breve riflessione, tra il serio e il faceto. Nemmeno stavolta voglio esimermi dal farlo. Anche perché è uno di quei compleanni che si ritengono importanti, come lo sono tutti quelli cosiddetti “tondi”, che terminano con uno zero. Se poi si arrivasse ad aggiungerne due di zeri, allora tutti pensano, festeggiato compreso, che oltre all’importanza si è avuta molta sorte dalla vita. Cosa che non sempre potrebbe corrispondere a verità, a meno che non si consideri già la vita e la somma degli anni come una fortuna. Io sono tra questi...
A differenza di tutti gli altri compleanni, quelli con lo zero sono un punto di arrivo e di ripartenza. Tutti normalmente chiedono come ti senti a compiere 10, 20, 30, ecc. Già da zero, quando, appena venuto al mondo, altri si chiedono per te “come starà?”. Dai 40 la domanda si fa più sentita, esistenziale. Dai 50 in poi, cominci a chiedertelo anche tu. Come mi sento ai 60?!? Non ci sono stati salti nel trascorrere dei giorni. Mi sento fortunato. Il 6 indica sufficienza. Ho avuto finora giorni a sufficienza, vita in abbondanza. Gli altri compleanni tondi saranno certo un regalo di Dio. Mi sembra di essere come in prossimità di una curva, dopo la quale so che c’è il traguardo, ma non mi è dato sapere se vicino o dopo un ancora lungo rettilineo. Sono tuttavia tranquillo nello sguardo e grato nel cuore. Ad essere sincero, spererei in un bel rettilineo eheh.
La celebrazione del compleanno, l’11 febbraio, ha avuto anche un prima e un dopo.

Domenica 10, dopo la celebrazione della messa al mattino alla Grottella, sono stato invitato da Diego per un caffé a casa di Francesco. Vista la bella giornata dal clima primaverile, abbiamo concordato una passeggiata pomeridiana al mare. Con l’auto di Francesco abbiamo raggiunto l’oasi di Porto Selvaggio, dalla parte della torre di Santa Caterina. Pur avendo già un anno e mezzo di residenza a Copertino, ancora non ero venuto da queste parti, che pur frequentavo quando sono stato qui dal 1987 al 1997. Il mare era allora per me (e in fondo lo è ancora) un luogo di relax e meditazione, uno stato dell’anima, una gioia per gli occhi; e Porto Selvaggio in modo particolare per la bellezza del luogo.
Parcheggiata la macchina a Santa Caterina, siamo saliti fino alla torre e scesi sulla spiaggia; abbiamo percorso un tratto dei sentieri che costeggiano la spiaggia, tra mare, alberi e macchia mediterranea; abbiamo ammirato uno splendido tramonto mozzafiato, di quelli che questa parte del Salento riserva spesso e che ti trasmettono il senso dell’incanto, fuori e dentro. Insomma, un vero inaspettato regalo, che mi ha riportato alle emozioni dei primi anni a Copertino. Un pomeriggio iniziato alla luce di una abbagliante bellezza paesaggistica, inebriante di colori e vita; e che si è andato attenuando nei chiaroscuri della sera e nel rosso-arancione del tramonto, fino a farsi nostalgia stupenda e piena, struggente e malinconica.

Lunedì 11 ho celebrato la prima messa, quella delle 7.30. È stato bello iniziare il giorno in questo modo, alla presenza di Dio, ricordando la Madonna di Lourdes, e nel quasi anonimato dei fedeli, dei quali pochi sapevano del mio compleanno. Il resto della giornata mi sono quasi totalmente applicato a ricevere auguri e rispondere ai messaggi giunti tramite telefono. Non ho avuto tempo di aprire il Facebook e di leggere gli altri auguri giunti attraverso questo social, cosa che ho fatto il giorno dopo. A pranzo i frati mi hanno fatto trovare una torta buonissima. La sera mi sono ritrovato nella Sala francescana, invitato dal gruppo famiglie del santuario, formato per lo più da ex gifrini dei miei tempi, e membri della Gifra e dell’OFS. Ho tagliato ancora una torta e spento le fatidiche candeline. Un’ora insieme bella, rilassante, familiare.

Martedì 12 ho potuto leggere i messaggi su FB e ringraziare in maniera generale, perché erano troppi per rispondere a tutti personalmente, anche se c’ho tenuto a mettere almeno un like. Come sempre mi sono commosso nel pensare a quanta gente mi vuole bene e a quante persone belle Dio ha voluto regalare alla mia storia di vita. In questo è stato di una generosità senza risparmio, come solo Lui sa essere! La sera sono stato, con fra Donato, a casa di Stefania, dove abbiamo festeggiato, insieme a questi amici, i miei 60 anni, e i 50 di Michael (21 gennaio) e Luciana (18 febbraio). Altro momento-dono, la classica ciliegina sulla torta, a conclusione di questi tre giorni di compleanno.
In fondo non si compiono tutti i giorni 60 anni!!






PS. Riporto anche i due ringraziamenti pubblicati da me su FB per questa occasione.                                                                                                                                                                           


IL TEMPO TI CAMBIA FUORI, L'AMORE TI CAMBIA DENTRO

Ogni anno pubblico una canzone che accompagni il mio compleanno. Per i miei 60 ho pensato che questa va benissimo. Un inno alla bellezza del vivere, un rosario di perle di saggezza, con una splendida musica orchestrale, che conferisce gusto e armonia alle parole.
In attesa di avere tempo e voglia per scrivere un post sul mio compleanno, come uso fare da qualche anno, è un doveroso piacere ringraziare tutti quelli che mi hanno mandato i loro auguri, o che hanno anche solo pensato a me. Ma anche quanti non conoscono o dimenticano la data del mio compleanno, però conservano un ricordo grato di me e mi onorano della loro amicizia e del loro affetto. Non finirò mai di meravigliarmi e di ringraziare Dio per le persone che ha regalato e regala alla mia vita, facendola ricca di relazioni e sentimenti.


UN BRINDIS A LA VIDA

Hace dos días topé con esta canción mientras escuchaba algo por Youtube. Me ha gustado ese concierto de Thalía, desde cuando el aquel entonces postulante fray Milton lo propuso, durante una de las noches comunitarias en seminario. No sé si esta canción es la más apta para agradecerle a la vida, sin embargo es agradable y habla del pasar de los años sin perder la ilusión del alma.
Este post es para darles las gracias a todos los que me han felicitado por mi cumpleaños, o que tan sólo han pensado en mí. Pero también a cuántos no saben u olvidan la fecha de mi cumpleaños, y sin embargo guardan un recuerdo grato de mi persona y me honran con su amistad y cariño. Nunca acabaré de asombrarme y agradecer a Dios por las personas que me ha regalado y sigue regalando a mi vida, haciéndola rica en relaciones y sentimientos.

giovedì 17 gennaio 2019

Tengo un sueño (I have a dream)


Quisiera enviar a todos mis deseos para el año nuevo 2019, soñando con algo ¿Qué sueño? Se preguntarán.
Domingo 30 de diciembre fui a ver y escuchar un concierto para coro, solista y orquesta en la Iglesia Madre de Copertino. Porque un concierto no sólo se escucha como si fuera un disco, sino que se ve y te involucra en todo tu ser. Es lindo ver tocar instrumentos, abrir bocas para el canto, expresar el sentimiento con la cara y el cuerpo, estar al lado de personas con quienes interactuar y aplaudir. Han tocado y cantado la “Misa Criolla” y “Navidad Nuestra”, del compositor argentino Ariel Ramírez. Todo ha sido ejecutado de maravilla.
Además del tenor y el coro, me ha sorprendido la profesionalidad de los músicos (clavicémbalo, tambor, pandereta, contrabajo, charango). Sobre todo el que tocaba el charango lo hizo de una manera superba. Después del concierto quise conocer y felicitar a ese músico. Me dijo que era un graduado en geología, pero no aguantó las concesiones que le pedían para su profesión y se dedicó a su pasión, es decir la música popular, de la cual toca casi todos los instrumentos, incluso los de América Latina, de cuya cultura musical es un ferviente apasionado. Me habló con entusiasmo de Venezuela y me invitó a escuchar la que definió una obra maestra: “Fuga con pajarillo”, de Aldemaro Romero. La escuché en Youtube, por la Orquesta Juvenil de Venezuela, dirigida por Dudamel, y me cautivó.
¿Qué sueño, pues? Sueño con un mundo y una Venezuela capaz de promover la belleza y la cultura. Donde la “fuga” fuera un tema musical, no la realidad triste de un sinfín de familias y de montones de jóvenes, obligados a emigrar para buscar una condición de vida digna de un ser humano y sustentar a sus familias desde el exterior, viviendo y soportando la nostalgia y la laceración interior.
Me preocupa que se organicen cursos de adestramiento militar y que se exprese el orgullo de pertenecer a una milicia, sonando siempre el mismo disco roto y falso de una invasión del país, que está ya invadido por una cultura militar, una sed de poder a toda costa, una situación social y económica al borde del abismo. Las nuevas invasiones no son ni serán militares, sino económicas, engendrando esclavos de poderes internos corruptos y potencias extranjeras (Rusia, China, además de USA), aplastados en la búsqueda de lo esencial para sobrevivir, incapaces de generar ideas y vivir ideales altos.
Me encantaría que se tuviera tiempo no sólo para fajarse en conseguir lo básico para vivir y que, por lo contrario, sería un derecho de todo ser humano, sino para dedicarse a la formación del espíritu y la inteligencia; que se instara a los jóvenes a participar a cursos de bellas artes, literatura y música, para aprender a luchar por y enamorarse de lo bello y bueno de la vida (tocar y luchar…), verdadero antídoto al veneno de la violencia y el miedo; que se desarrollara siempre más la colaboración entre cada uno, como en una orquesta, para tocar obras maestras, ideadas y realizadas por el talento de unos, y armonizadas por directores que respeten el libreto y valoricen a todo músico con su instrumento. Todo por la alegría plena de los que tocan y los que escuchan, como se puede admirar en el video.
Finalmente, sueño con un violín que se olvide un momento de Mozart o Vivaldi, y nos ponga, con pericia y alegría, a bailar joropo, devolviéndonos el gozo de vivir. Porque, contrariamente al dicho “Año nuevo, vida nueva”, no es un año que comienza que puede cambiar una vida, sino tan sólo una “vida nueva” puede hacer “nuevo” un año que empieza, bien a nivel particular que social.
Pues, una vez más, les renuevo los deseos de cada año que inicia: ¡Feliz Año Nuevo! Esperando que no sean una utopía, sino el comienzo de una vida nueva realizada con el compromiso de todo sujeto: religioso, cultural, social, político y económico.