Domenica 15 - Martedì 17
marzo 2020
Prima domenica in quarantena da coronavirus. Il clima è ancora più
surreale degli altri giorni. Abbiamo concelebrato i frati a porte chiuse, ma
l’assenza dei fedeli l’ho sentita maggiormente, come anche la spinta a pregare
per loro e con loro, in una comunione spirituale che dovrà accompagnarci
durante tutta questa esperienza. Esperienza che pare stia affinando e
rafforzando quello spirito di fraternità che dovrebbe caratterizzare una
comunità francescana. Pur considerando la eccezionalità del momento, che favorisce
il sorgere di sentimenti e atti di solidarietà, e spinge a valorizzare una
preziosa essenzialità a scapito di bagattelle spesso perniciose e inutili, la
speranza e l’auspicio è che il ritorno alla normalità non comporti passi
indietro, a livello umano, sociale e religioso.
Come già accennato prima, ho ripreso a leggere “I promessi sposi”,
anche se a rilento rispetto al programma prefissato. È che davvero le giornate
sono piene di interessi, impegni e relazioni socials, molto più di quello che
mi ero immaginato. Ma sono contento così, anche se mi prende la tentazione di
staccare ogni tanto il cellulare (finora non l’ho fatto...). Ho letto ad oggi
solo 4 capitoli. Mi ha colpito, certamente anche condizionato dall’attualità, come
si passi repentinamente dalla descrizione di un paesaggio suppongo bellissimo,
come la nostra Italia sa regalarci ad ogni pie sospinto, idilliaco, ispiratore
di pace e serenità (Giulia, mi sa che mi dovrai ospitare, perché vorró
conoscere Lecco e dintorni, una volta che tutto questo sia finito), al racconto
di un fatto imprevisto, che sconvolge la vita e stravolge la storia dei
personaggi del romanzo. Non è quanto è successo a tutti noi?!? Devo dire che
finora è un bel leggere, piacevole, libero, senza l’obbligo imposto dalla scuola
e dalle interrogazioni.
Il nostro convento è situato ai limiti del centro storico di Copertino,
un po’ isolato dai punti di maggiore vita e traffico del paese. Per cui in
questi giorni il silenzio è pressoché assoluto, rotto di tanto in tanto dalle sirene
delle ambulanze e da qualche rara macchina di passaggio. Quelle sirene, usuali
negli altri giorni dell’anno, mi sembrano ora più numerose e rumorose. È un
suono che fa rumore dentro, e vi sosta per un po’. Richiama alla mente
sofferenze e dolori antichi e nuovi. Risveglia la gratitudine verso coloro che
dedicano la vita ai malati, per professione, affetto e generosità gratuita, del
cui valore ci stiamo accorgendo in questi giorni. Abituati al lamento a
prescindere, verso tutto e tutti, ci stiamo accorgendo di quanto spesso siamo
ingiusti e parziali. Non è voler o dover chiudere gli occhi sul male e sulle
cose che non vanno; anzi, dobbiamo tenerli sempre bene aperti, per sdegnarcene
civilmente e combatterli legalmente. È piuttosto imparare a vedere e apprezzare
anche il positivo delle cose e nelle persone, per rallegrarcene e promuoverlo.
E termino con il Flashmob delle 18.00, appuntamento per i dirimpettai
della piazzetta di San Giuseppe, grati a Silvano e Francesca che lo hanno preso
a cuore. Per la nostra amicizia di vecchia data, mi sono permesso di chiedere
loro dei brani che mi avrebbe fatto piacere ascoltare. Ci si affaccia dunque
dai balconi e terrazze, si ascoltano 2-3 canzoni, ci si saluta alla distanza,
si applaude e si ritorna nelle proprie case, un po’ più rincuorati. Playlist di
domenica: “Il cielo è sempre più blu”, di Rino Gaetano; “Nessun dorma”, dalla
Turandot di Puccini; “Meraviglioso”, nella versione dei Negramaro. Playlist di
lunedì: “Il mondo”, di Jimmy Fontana; “Volare”, nella versione dei Gipsy King;
“Viva l’Italia” di Dalla e De Gregori. Oggi... niente!! Gli amici “curatori” lo
hanno sospeso a causa dell’invito-rimprovero, ieri sera, ad abbassare il
volume, da parte di una volante dei carabinieri, che sinceramente ci ha
sorpreso. Suppongo che sia stato un modo di dire “ci siamo”, visto che si
trovavano a pattugliare proprio questi dintorni. Sono stanchi anche loro, e
questa situazione sta mettendo a dura prova le nostre forze dell’ordine,
chiamate a far fronte alla leggerezza superficiale di tanti concittadini, che
fanno come se non ci fossero decreti restrittivi alla circolazione pubblica,
mettendo a repentaglio la salute di tutti. Incoscienza? Ignoranza?
Menefreghismo? Forse un po’ di tutto. A quando un maggiore senso di
responsabilità da parte di tutti, che faccia diminuire i numeri del contagio e
accorci i tempi del ritorno alla bellezza quotidiana della vita?!? Ne parlavamo
stasera a cena con i frati, e concordavamo che, a fronte di tanta irresponsabilità,
ci vorrebbe un polso più duro nel far rispettare i divieti da parte di chi non
ha necessità urgenti e vere, unito a multe davvero salate.
Nessun commento:
Posta un commento