Martedì 21 – Martedì 28 aprile 2020
Alle 21.00 ho seguito il
film-documentario “Earth”. Immagini bellissime. La natura e la vita sono
meravigliose. L’uomo ha la responsabilità di custodire e salvaguardare tali
meraviglie, o il potere immenso di decretarne la fine, con conseguenze funeste
per lo stesso genere umano, destinato ineluttabilmente a grossissime perdite,
se non addirittura alla totale scomparsa.
Mercoledì 22 – 50ª Giornata
mondiale della Terra. Mi verrebbe da dire: 50 anni di tempo sprecato e
occasioni perse. Ma pare che qualcosa si stia muovendo ultimamente, a opera non
della generazione adulta, ma di quei ragazzi stanchi delle nostre non
decisioni, che guardano alla vita che hanno ancora davanti, percepiscono la
drammaticità di un precipizio sul quale la loro generazione si trova per le
nostre scelte, e sentono l’urgenza ultima di un ritorno indietro o di un ponte.
In questo giorno ho pensato all’impegno del Papa per il medio ambiente,
attraverso la sua lettera enciclica “Laudato sii”. In essa parla della custodia
del creato come impegno dato da Dio all’uomo, e della necessità di una ecologia
integrale, che comprende anche quella della natura, dandole compimento. Inoltre
ho voluto ascoltare qualche canzone che si riferisce a questi temi. Qui riporto
“Cantico”, scritta da Eros Ramazzotti nel 1990 (30 anni fa!!); una
attualizzazione del “Cantico di frate sole”, del “cantautore” umbro Francesco
d’Assisi (vi inviterei ad ascoltare il Cantico di San Francesco musicato dal
padre Stella). Poi, per completezza, ho ascoltato anche altre due canzoni
“vintage” (come si usa dire oggi…): “Eppure il vento soffia ancora”, di
Pierangelo Bertoli; e “Il vecchio e il bambino”, di Francesco Guccini.
Splendide!!!
Giovedì 23 – Reazioni
bipartisan alle affermazioni di Vittorio Feltri, il quale ieri sera, in una
trasmissione su Rete 4, ha affermato che le critiche ai lombardi, soprattutto
quelle che provengono dal sud, circa errori nella gestione dell’epidemia, sono fatte
da invidiosi con il complesso di inferiorità. Lui non crede che si possa
parlare di complessi di inferiorità, perché effettivamente “i meridionali in
molti casi sono inferiori”. Penso che la frase si giudica da se stessa, e che
non merita una risposta. Sarebbe darle una qualche importanza. Solo un paio di
cose. Sono grato ai miei anni in Venezuela, che mi hanno risparmiato certi
“opinionisti” (non che là non ce ne siano, e di peggiori purtroppo). Non sapevo
nemmeno chi fosse Feltri, e sinceramente non è una ignoranza di cui mi pento,
anzi. L’ho “scoperto” guardando il programma satirico di Crozza, l’unico su cui
continuerò a sentirne parlare. Plaudo agli edicolanti napoletani, che hanno
boicottato la vendita del suo giornale – ma spero anche giornalai di altre
parti, nord Italia compreso –, e invito a fare altrettanto con tutte le
trasmissioni dove ci sia lui come ospite (se ve ne accorgete al momento, basta
semplicemente cambiare canale). Mi è piaciuto, in riferimento a questa uscita
di Feltri, qualcuno che ha ripreso una citazione ironica del caro presentatore
Corrado, defunto, il quale, forse a uno che lo aveva criticato, disse: “Dicono
che la vecchiaia colpisce la testa o le gambe. Vedo che tu cammini
perfettamente”.
Sabato 25 – Festa
nazionale della liberazione. I canti più gettonati sono stati: Bella ciao e
l’Inno nazionale. A me è piaciuto particolarmente un video, realizzato con
nostri noti attori, sulle note di “La storia siamo noi”, di Francesco De
Gregori. Si è parlato abbondantemente delle analogie tra la resistenza di quel
periodo, che ha prodotto la liberazione, e i nostri giorni di lotta al coronavirus.
Il presidente Mattarella ha invocato per oggi lo stesso spirito di
collaborazione e generosità di quei giorni di fronte a un nemico differente,
meno crudele ma più subdolo. Non sono mancate e non mancano scelte eroiche di
chi decide di combattere l’epidemia in prima linea. La resistenza richiesta a
tutti ha oggi un altro nome, ormai in voga: resilienza.
Domenica 26 – La giornata
si è conclusa con un “botto” finale: la polemica presa di posizione della presidenza
della CEI nei confronti delle decisioni del governo circa la cosiddetta fase 2,
ossia una graduale ripresa delle attività dopo il periodo di quarantena. La
lettera inviata al governo mi è parsa troppo “tempestiva”, per non essere già
quasi preparata e per la tempesta che ha causato. In tutta sincerità, i toni di
alcuni prelati e sacerdoti sono stati
eccessivi (mi riferisco alle reazioni di lunedì). Arrivare a parlare di
dittatura e di attentato alla libertà di culto è una esagerazione. Non voglio
dire che il governo sia esente da colpe. Si intuisce che si erano fatte delle
promesse, poi non mantenute. Ma la situazione è davvero complessa. Ci si deve
poi convincere che in Italia i cattolici praticanti sono una minoranza (secondo
indagini statistiche, il 4-5% dei battezzati), e gli italiani paiono ora poco
interessati a temi spirituali, mentre sono molto attenti a quelli economici.
Insomma, aprire le chiese a celebrazioni pubbliche non è un argomento di
interesse nazionale. Basti guardare i notiziari e le trasmissioni di
approfondimento. E se qualche leader di partito prende posizione in favore dei
vescovi, sono quasi certo che lo fa per interesse politico e per poter racimolare
qualche manciata di voti. Arrivare a dire addirittura che la lettera della CEI
avvicina la chiesa italiana alle posizioni della destra, porterebbe a chiedermi
se per caso così non si starebbe allontanando dal Vangelo.
Da frate, non mi pare giusto non aver dato una giusta considerazione ai
sacramenti come nutrimento della vita spirituale di tanti cattolici, moltissimi
dei quali impegnati in prima linea. Se fosse vero, come alcuni hanno affermato,
che l’apertura delle chiese è stata messa dal governo sullo stesso piano delle
sale bingo, forse in quanto a similitudini nelle situazioni da gestire, nonché di
collocazione del sacro nella sfera delle scelte strettamente private, non
essenziali alla persona, allora non ci si deve meravigliare se la priorità la
si dà al lavoro e alla produttività, non a ciò che può motivare l’animo umano in
frangenti difficili. È giusto anche precisare che aprire le chiese al culto
comporterà un modo del tutto nuovo di partecipare alle liturgie: distanza di
sicurezza, mascherine, igiene, modalità per distribuire e ricevere la comunione
in sicurezza, ecc. I sacerdoti, i cristiani sono preparati a questi cambi? Ho i
miei dubbi. A volte mi sembra che si fantastichi una ripartenza senza problemi,
normale, quasi uguale a come era prima. All’inizio invece prevedo difficoltà
nella accettazione e gestione della nuova situazione, sia da parte del clero
che dei fedeli. In ogni caso, il governo si è affrettato a dire di voler aprire
un tavolo di lavoro con i vescovi, e spero con i rappresentanti di tutte le
religioni. Infine oggi, martedì, il Papa ha detto la sua,
richiamando alla prudenza (ricordo che è una virtù cardinale) in questa
terribile pandemia, e all’obbedienza di fronte alle decisioni dei governanti.