giovedì 6 gennaio 2022

Cammino a casa (Mt. 2, 1-12)

 Il Vangelo da dentro

Casa, finalmente!! Ci sono arrivato, non per il cammino solito, quello conosciuto. Un angelo ha detto a me e ai miei amici di tornarci per un’altra strada, di evitare la rabbia di Erode. Abbiamo forse salvato così le nostre vite.

Non è stato facile battere sentieri nuovi, cambiare panorami. Non c’era più la stella a guidare i nostri passi. Siamo stati sostenuti e condotti dal ricordo di quell’incontro a Betlemme, di quel bambino dalla cui tenerezza siamo stati avvolti, di sua madre che amorevolmente ce lo ha messo nelle braccia, di suo padre sereno, sorridente e accogliente. Il sogno dell’angelo ci ha salvati da una probabile morte fisica. Questa famiglia sicuramente ci ha sottratti dalla morte di una vita senza senso o non piena. Un incontro che ci ha resi immensamente più ricchi, dopo aver deposto ai piedi del bambino le nostre improbabili ricchezze. Un incontro che ha cambiato le nostre prospettive e visioni.

Ero partito, insieme ai miei due amici, dopo aver visto il segno della stella nel cielo. Noi, abituati a percorrere i sentieri degli astri con gli occhi, gli strumenti e la nostra intelligenza, stando fermi nei nostri punti di osservazione, ci siamo dovuti mettere in cammino. Lo sguardo sempre rivolto alla stella, ma ormai nel flusso di una umanità nomade lungo le vie dell’impero romano. Mercanti, schiavi, pastori, migranti, tribù itineranti: lungo le vie del commercio una umanità sconosciuta, mai o poco incontrata prima. Esperienza completamente nuova per noi. Piacevolmente obbligati a passare da uno sguardo astratto – quello rivolto agli “astri” – sulla vita, al coinvolgimento nelle storie e nei volti incrociati lungo la strada. Non più e non tanto scrutatori di congiunzioni astrali, ma piegati su realtà vive e persone concrete. Discepoli di una sapienza non imparata solo sui libri, ma a contatto con la vita e i suoi innumerevoli sapori. Penso adesso che l’incontro con tanta umanità sia stata la necessaria e indispensabile preparazione per quello con il Dio fatto Uomo.  

Poi Damasco, città di snodo, metropoli di popoli, culture e condizioni sociali differenti. Di là a Gerusalemme, città invece omogenea, a quel tempo poco interessata a leggere i segni del tempo e a farsi coinvolgere dalle loro Scritture. Pochi chilometri ancora ed ecco Betlemme. Il resto è noto. Una famiglia e il loro bambino. La stella ha lasciato il posto a quell’umile dimora. Per entrarvi siamo dovuti scendere dalle nostre superbe cavalcature. Prostrati abbiamo adorato quel bambino e quella scena familiare. In verità, prostrarsi era anche l’unico modo per incontrare gli occhi del bambino e farci abbracciare da lui. Esperienza di luce e di calore umano impossibili da spiegare. Scomparsa la stella, tutto là dentro brillava di una intensità mai provata prima, e che ancora mi accompagna.

Ora la mia casa la vivo in modo completamente differente. Vi è più serenità e gioia. Anche la mia “professione” non mi astrae dagli affetti e dalle relazioni umane. Quel cammino e quell’incontro mi hanno cambiato la vita. O, chissà, me l’hanno fatta semplicemente ritrovare.

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