Il Vangelo da dentro
Casa, finalmente!! Ci sono arrivato, non per il cammino solito, quello conosciuto. Un angelo ha detto a me e ai miei amici di tornarci per un’altra strada, di evitare la rabbia di Erode. Abbiamo forse salvato così le nostre vite.
Non
è stato facile battere sentieri nuovi, cambiare panorami. Non c’era più la
stella a guidare i nostri passi. Siamo stati sostenuti e condotti dal ricordo
di quell’incontro a Betlemme, di quel bambino dalla cui tenerezza siamo stati avvolti,
di sua madre che amorevolmente ce lo ha messo nelle braccia, di suo padre
sereno, sorridente e accogliente. Il sogno dell’angelo ci ha salvati da una
probabile morte fisica. Questa famiglia sicuramente ci ha sottratti dalla morte
di una vita senza senso o non piena. Un incontro che ci ha resi immensamente
più ricchi, dopo aver deposto ai piedi del bambino le nostre improbabili
ricchezze. Un incontro che ha cambiato le nostre prospettive e visioni.
Ero
partito, insieme ai miei due amici, dopo aver visto il segno della stella nel
cielo. Noi, abituati a percorrere i sentieri degli astri con gli occhi, gli strumenti
e la nostra intelligenza, stando fermi nei nostri punti di osservazione, ci
siamo dovuti mettere in cammino. Lo sguardo sempre rivolto alla stella, ma
ormai nel flusso di una umanità nomade lungo le vie dell’impero romano.
Mercanti, schiavi, pastori, migranti, tribù itineranti: lungo le vie del
commercio una umanità sconosciuta, mai o poco incontrata prima. Esperienza completamente
nuova per noi. Piacevolmente obbligati a passare da uno sguardo astratto –
quello rivolto agli “astri” – sulla vita, al coinvolgimento nelle storie e nei
volti incrociati lungo la strada. Non più e non tanto scrutatori di
congiunzioni astrali, ma piegati su realtà vive e persone concrete. Discepoli
di una sapienza non imparata solo sui libri, ma a contatto con la vita e i suoi
innumerevoli sapori. Penso adesso che l’incontro con tanta umanità sia stata la
necessaria e indispensabile preparazione per quello con il Dio fatto Uomo.
Poi
Damasco, città di snodo, metropoli di popoli, culture e condizioni sociali
differenti. Di là a Gerusalemme, città invece omogenea, a quel tempo poco
interessata a leggere i segni del tempo e a farsi coinvolgere dalle loro
Scritture. Pochi chilometri ancora ed ecco Betlemme. Il resto è noto. Una
famiglia e il loro bambino. La stella ha lasciato il posto a quell’umile
dimora. Per entrarvi siamo dovuti scendere dalle nostre superbe cavalcature.
Prostrati abbiamo adorato quel bambino e quella scena familiare. In verità,
prostrarsi era anche l’unico modo per incontrare gli occhi del bambino e farci
abbracciare da lui. Esperienza di luce e di calore umano impossibili da
spiegare. Scomparsa la stella, tutto là dentro brillava di una intensità mai
provata prima, e che ancora mi accompagna.
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