Il Vangelo da dentro
Mi chiamo Teofilo. Nome che significa “amico di Dio”, nella doppia accezione, soggettiva e oggettiva, del complemento di specificazione: Dio che mi considera suo amico, e io che mi sforzo di esserlo. Sono proprio quel Teofilo a cui Luca ha dedicato le sue due opere: il Vangelo e gli Atti degli Apostoli.
So
che alcuni pensano a una finzione letteraria dell’autore. Un nome fittizio, un
personaggio inventato, per indicare che si diventa e si è davvero amici di Dio
nella misura in cui si conosce Gesù attraverso il Vangelo, si conforma a Lui
tutta la propria vita, e ci si sforza di testimoniare e diffondere il suo
messaggio di salvezza, in comunione con tutta la Chiesa, così come hanno fatto
gli Apostoli e viene narrato negli Atti.
Il
fatto è che io esisto per davvero. Sono amico di Dio, ma anche di Luca.
Condividiamo la stessa comunità, formata da gente di cultura greca convertitasi
al cristianesimo. E queste due opere sono nate dal bisogno di conservare
memoria dell’annuncio cristiano e della missione della Chiesa, visto che i
testimoni oculari andavano via via scomparendo, per morte naturale o per aver
subìto il martirio. L’annuncio poi esisteva per lo più in forma orale, salvo
alcune raccolte scritte in ordine sparso. Occorreva mettere per iscritto tutto
quanto, magari in modo ordinato, perché rimanesse a perpetua memoria e si
potesse sempre attingere a questa fonte di grazia e di salvezza.
Un
lavoro, in verità, già portato a termine, con grande gioia e profitto
spirituale per le loro rispettive comunità, da Matteo, per ebrei convertitisi
al cristianesimo, e da Marco, per cristiani di cultura latina. Così ci è
sembrato opportuno che un lavoro simile lo facessimo anche noi per la nostra
comunità di lingua e cultura greca. In questo modo avremmo abbracciato i
cristiani di tutte le provenienze culturali, e il messaggio di Gesù avrebbe
assunto una dimensione direi universale.
Senza
alcun problema, anzi con entusiasmo, tutti hanno accettato la mia proposta di
incaricare Luca della redazione dell’opera, sia per la sua nota preparazione
culturale, che per le indiscusse qualità letterarie e oratorie. Possiede
inoltre uno spiccato senso artistico, dilettandosi con successo nella pittura. Ed
essendo medico, non gli manca di certo la capacità critica di analizzare le
tradizioni orali e scritte, già numerose, e di gettarsi in ulteriori indagini,
al fine di arricchire il “nostro” vangelo con eventuale materiale inedito. Questo
per poter conoscere ancora di più Gesù e innamorarci maggiormente di Lui; per rafforzare
la nostra fede; e infine renderci conto della solidità degli insegnamenti
ricevuti.
Una
fiducia che è stata oltremodo ripagata. Aver scelto lui è stata una vera e
propria ispirazione dello Spirito. Spinto dalla sua “curiosità scientifica”,
Luca non si è accontentato di riportare quanto già esisteva nei due Vangeli
succitati, ma, da vero autore, ha spulciato tra le tradizioni della nostra
comunità, scovandone alcune molto particolari e proprie. Altro materiale lo ha
trovato visitando varie comunità cristiane.
Si
sono così potute conservare e tramandare bellissime pagine che altrimenti
sarebbero forse rimaste sconosciute: le parabole del buon samaritano, del
figliol prodigo, dell’amministratore infedele, ecc.; l’episodio di Zaccheo, e
altro ancora. La stessa figura di Gesù è caratterizzata da un infaticabile e
incessante sentimento di misericordia. È un vangelo che ispira tenerezza,
desiderio di bene e necessità di perdono, guardando alla bontà di Gesù, alla
sua accoglienza verso i peccatori, e alla sua attenzione verso ogni categoria
di poveri e bisognosi. Luca mette anche in maggiore risalto, rispetto a Marco e
Matteo, la gioia cristiana, che scaturisce dalla fede nella presenza viva di Cristo,
“Dio con noi”; e l’importanza della preghiera, sull’esempio di Gesù in dialogo
continuo col Padre.
Nella
sua ricerca, inoltre, si è voluto spingere fino ad Efeso per parlare con Maria,
la madre di Gesù. Da questo ultimo incontro sono scaturiti i primi due capitoli
del Vangelo, che narrano della nascita e infanzia di Gesù, e alcune delle frasi
pronunciate da suo figlio in croce, oltre il grido riportato nei due vangeli
già esistenti. Conosciamo così le parole di misericordia e di perdono verso
coloro che lo stavano crocifiggendo, il dialogo con uno dei due ladroni
crocifissi con Lui, il suo affidarsi finale al Padre dei cieli.
Ne
è venuta fuori una narrazione che ha entusiasmato tutta la comunità. La lettura
del Vangelo scritto dal nostro Luca ha aiutato noi, e sono sicuro aiuterà ogni
lettore futuro, a sentirsi “amico di Dio”, amato profondamente da Lui nel
Figlio Gesù, e a voler ricercare la non facile, ma sicura felicità, promessa da
Gesù a chi si sforza di vivere da “amico di Dio”.
fra
Matteo