Giovedì, 12 marzo 2020
Come premessa c’è da ricordare che da martedì tutta l’Italia è in una
specie di quarantena collettiva. Le celebrazioni sono sospese, anche se le
chiese possono essere aperte per la preghiera personale. La nostra comunità si
è data il seguente orario di preghiera, durante il quale portiamo davanti a Dio
le necessità del popolo italiano, dei nostri fedeli, dei copertinesi e del
mondo intero: ore 7.00 – 11.30, apertura del santuario; ore 7.30, recita in
cappella dell’Ufficio di letture e delle Lodi; ore 12.00, celebrazione della
Eucaristica in chiesa e recita dell’Ora media; ore 16.30 – 19.00, apertura del
santuario; ore 19.30, celebrazione dei Vespri (e della Corda pia il mercoledì, della Via
Crucis il venerdì). Il Rosario e la meditazione sono lasciate al singolo
frate.
Oggi la nostra comunità ringrazia Dio per il dono della vita di fra
Giovanni. Stamattina, dopo la preghiera, gli abbiamo fatto gli auguri. C’è
stato un attimo di incertezza sulla “forma”, dovuto a quello che stiamo vivendo
e alle raccomandazioni fatte dalle autorità mediche. Alla fine glieli abbiamo
fatti nel modo classico: abbraccio e bacio sulle guance. A pranzo abbiamo
tagliato una gustosa torta fatta in casa (da oggi sono chiuse anche le
pasticcerie...) e aperto una bottiglia di spumante.
Nel pomeriggio mi sono recato al vicino medico ortopedico per la
seconda infiltrazione alla spalla. Ero il solo senza guanti e mascherina!
Oggetti che appartengono ormai al panorama quotidiano. Se non si trattasse di
una tragica realtà, parrebbe quasi di essere parte di un reality alla “The Truman
show”. Poi sono salito sul terrazzo, sia per stare un po’ all’aria aperta, sia
per cominciare a leggere, meglio rileggere dopo il ginnasio, “I promessi
sposi”. Forse perché è un libro che parla di una situazione di epidemia, facendo
emergere valori umani e cristiani.
Non sono riuscito a finire neanche il primo capitolo, a causa di alcune
telefonate arrivate. In questi giorni infatti il convento sembra essersi
trasformato in una specie di “call center” dello spirito. Da ogni camera si
sente uscire la voce del frate che parla con qualcuno a telefono. A volte si è
confusi, scoraggiati, si ha bisogno di parlare, e allora ci chiamano. Il
cellulare, insieme ai socials, in questo tempo di isolamento forzato, è un
utile strumento di vicinanza al nostro popolo e ai nostri familiari. Si tratta
di un modo moderno e opportuno di fare pastorale e di far sentire la vicinanza
di Dio attraverso i suoi pastori. Il Signore ci illumini e ponga sulle nostre
labbra parole sagge, piene di misericordia e consolazione, e che aiutino a non
perdersi d’animo.
Coraggio, andrà tutto bene!!
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