Una delle prime cose che faccio al mattino è ascoltare il giornale
radio delle 6.30, per poi scendere ad aprire la chiesa. Nella trasmissione in
cui è inserito, viene proposto ogni giorno un tema e tre canzoni che ne fanno
riferimento; gli ascoltatori sono invitati ad eleggere la migliore.
Naturalmente in questi giorni i temi proposti sono attinenti alla epidemia da
coronavirus. Il tema di oggi era la fiducia, ed ha vinto “Mi fido di te”, di
Jovanotti. Mi è sempre piaciuto parecchio il ritornello: “La vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare. Mi fido di
te... cosa sei disposto a perdere?”. Di questi tempi è ancor più
indispensabile potersi fidare degli altri, dei loro atteggiamenti e
comportamenti corretti. E far sì che gli altri si fidino di noi.
Nel radiogiornale la notizia delle dichiarazioni shock (poi corrette in
giornata da altri organismi della UE) della Lagarde, presidente della BCE, che
hanno letteralmente fatto crollare la borsa italiana e quelle europee. Mi sono
chiesto in che Europa viviamo, quali sono i cardini di questa unione. Se prima
ero del parere che bisogna rivedere o attuare meglio le leggi dell’unione, oggi
ne sono fermamente convinto. In questo modo non ci si può meravigliare se cresce un sentimento
antieuropeista. Non basta solo combattere le derivazioni sovraniste; occorre
trasmettere la gioia di appartenere a una Europa unita, attraverso politiche
comuni di solidarietà, mettendo al centro l’uomo e il progresso dei popoli
tutti, senza preferitismi e mezze misure. Spero che il Covid 19 ci insegni
almeno ad essere uniti. Ora lo siamo nella diffusione del virus, che ha toccato
ormai ogni paese europeo; speriamo in seguito di esserlo nella stima e
promozione reciproche... dopo aver combattuto e battuto insieme questo nemico
insidioso.
Termino questo diario con un accenno al flashmob convocato per le 18.00.
Ero in terrazza e stavo leggendo finalmente il primo capitolo de “I promessi
sposi”, quando ho sentito voci dalla terrazza vicina di Silvano e Francesca,
che insieme ai loro due figli stavano preparando un altoparlante per
trasmettere l’Inno di Mameli all’ora stabilita. Come è avvenuto. L’inno è
risuonato nella piazzetta quasi deserta di San Giuseppe, ma è stato un bel
momento. Alla fine si sono levati gli applausi delle 6-7 persone presenti
all’evento... a debita distanza. Si ha bisogno di farsi sentire, di rompere un
silenzio assordante, di far sapere che siamo vivi e vogliamo continuare ad
esserlo, pur nel rispetto di tutte le regole del caso. Aver ascoltato il
proprio inno nazionale, in questo momento di “guerra” contro un nemico subdolo
perché invisibile, è un bel modo per commuoversi e rinnovare la voglia e
l’impegno a combattere. Anche per me, che amo poco gli inni nazionali, pur
commuovendomi quando ascolto quello italiano e il venezuelano.
Vangelo di oggi, sabato 14: Lc 15,11-32 (parabola del
padre misericordioso)
Tre protagonisti e una casa. In epoca di coronavirus: un figlio che
resta a casa; uno che va via senza una certificazione corretta; un padre nel
mezzo. La parabola è un invito a scoprire il vero volto di Dio come padre, e l’altro
come fratello. Nonché la gioia di avere una casa “condivisa” (famiglia, paese,
nazione, mondo).
Quando tutta questa esperienza sarà finita, avremo percorso un tratto in più di questo cammino? Ci sarà servito, o ci sarà rabbia tra coloro che sono rimasti in casa e gli incoscienti che non lo hanno fatto come avrebbero dovuto? Avremo voglia di sentire il nostro paese come casa comune, dove vivere la gioia della familiarità umana e della solidarietà mutua? Il condividere maggiormente gli spazi della casa, anche in modo forzato, sarà servito ad accrescere la conoscenza, il dialogo e l’amore? Speriamolo!!
Quando tutta questa esperienza sarà finita, avremo percorso un tratto in più di questo cammino? Ci sarà servito, o ci sarà rabbia tra coloro che sono rimasti in casa e gli incoscienti che non lo hanno fatto come avrebbero dovuto? Avremo voglia di sentire il nostro paese come casa comune, dove vivere la gioia della familiarità umana e della solidarietà mutua? Il condividere maggiormente gli spazi della casa, anche in modo forzato, sarà servito ad accrescere la conoscenza, il dialogo e l’amore? Speriamolo!!
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