martedì 1 agosto 2017

20 luglio 2017 - Un senso...?



20 luglio 2017… manca un mese esatto alla mia partenza per l’Italia. Ci ritorno dopo circa 12 anni di Venezuela. Il 20 agosto dovrei prendere l’aereo da Caracas in direzione Roma, salvo imprevisti nemmeno tanto imprevedibili) legati alla situazione bollente in cui stiamo vivendo già da parecchi mesi e anni, e diventata quasi incandescente ultimamente. Ma non voglio parlare qui, ora di politica... benché, in tale contesto, il mio ritorno in Italia potrebbe parere più una fuga che un normale cambio di comunità.


Molti mi chiedono che sento riguardo a questo mio ritorno. Come mi sento. Direi che è una situazione e un sentire del tutto simili alla mia partenza dall’Italia per il Venezuela, nel dicembre del 2005. Sento come se stessi partendo per un paese straniero. Amo l’Italia, amo la mia gente, e sono amato da loro più di ogni aspettativa e merito; tuttavia, sento che devo riabituarmi a una lingua già non pienamente mia, a una cultura del tutto differente, e a un modo piuttosto diverso di relazionarsi con la vita. So che non mi costerá tornare ad assumere tutto quel mondo, ma mi sta costando parecchio lasciare questa realtà. È che gli addii non mi sono mai piaciuti, anche sapendo che dove vado troverò accoglienza e affetto. Il cambio fa parte della nostra vita di frati, ma questa distanza
intercontinentale lo rende certamente più duro. Esattamente come 12 anni fa. Inoltre, ho la sensazione della incompiutezza circa la mia esperienza a Pueblo Llano, dopo neanche due anni. Ora che stavo conoscendo molto di più questa mia gente e iniziavo a sentirmi parte di questa realtà. Per non parlare del suo paesaggio andino, che mi affascina.


Non sapere quando e se potrò rivedere questi posti e questa gente, o per quanto tempo, non è facile
da digerire. Ho detto spesso che mi sarebbe piaciuto avere il dono della bilocazione, per stare in due posti allo stesso tempo; ma ormai so per certo che ci riuscirò solo al momento di raggiungere il cielo. Le ore, i momenti, i giorni sono duri e leggeri a un tempo. È dura la litania degli abbracci, dei saluti, dei pianti che lacerano. Mentre l’approssimarsi alla partenza scorre come volo rapido e leggero; e il conto alla rovescia mi sorprende e affanna con la sua velocità. Manca un mese, appena. Che si preannuncia pieno di impegni. Credo che mi troverò proiettato a Caracas senza quasi averne preso coscienza, senza aver avuto la possibilità di salutare tutti come avrei voluto e dovuto. Ma chissá se non sia meglio così. 


Come immagino il mio arrivo in Italia?!? Come ho detto, lo immagino senza troppi traumi. Finora
l’esperienza mi dice che mi costa molto lasciare, ma non ho mai avuto difficoltà a vivere la nuova situazione. Starò a Copertino, tra gente bella, frati bravi e nuove sfide. Sono sicuro che Dio sarà con me, come sempre; e mi regalerà molto più dei miei meriti e delle mie aspettative, come sempre.


Una ultima parola su “Un senso” di Vasco Rossi. Non è un cantante che ascolto di frequente, anche se mi piacciono alcune sue canzoni. Qualche giorno fa ne ho ascoltate alcune. E da allora questa mi risuona spesso dentro, anche se non ne condivido tutto il contenuto. Sarà il mio subcosciente che la canta? In fondo però è vero. Nella cose della vita non sempre si riesce a trovare un senso, e forse è anche inutile cercarlo. È obbligo e consolazione aprirsi al domani che arriverà.

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