Il giorno del mio compleanno, particolare
quest’anno, perché mi trovo a La Habana (Cuba) l’ho trascorso nella più
assoluta normalità, tra studio, preghiera e la lettura dei messaggi di auguri e
di alcuni capitoli del libro “La cattedrale del mare” (mi ci sono dedicato al
mattino, visto che per tre ore è mancata la luce per lavori in corso nel centro
storico). La festa la faremo domenica 14, insieme a fray Danisandro, che compie
gli anni in quella data. Sono previste un paio di torte... Ho ricevuto anche
dei regali, inattesi e graditi. Carinissime le due donne di servizio, che mi
hanno regalato cose utili: sapone cubano, due paia di calze e un fazzoletto; e
le suore brigidine, con cioccolatini e una bottiglia di vino.
Il pullmino di fronte al seminario diocesano |
Oggi poi ho ripreso i miei impegni
normali. Per un paio di settimane non ho dovuto accompagnare tutte le mattine i
ragazzi al seminario diocesano per gli studi di filosofia e teologia, visto che
avevano sessioni di esami e si sono arrangiati con alcuni passaggi. Non valeva
la pena viaggiare con il pullmino quando non si trattava di almeno quattro di
loro. Questo ha fatto si che ci fossero delle piccole novità nel mio tran tran
quotidiano, fatto di: portare i ragazzi a scuola; fare una passeggiata (non
sempre ci riesco), di solito sul lungomare; preparare gli esercizi spirituali
per le famiglie francescane, che dovrò predicare tra il 22 e il 26 di febbraio;
gli impegni in parrocchia (visita agli ammalati il mercoledì mattina; messa il
venerdí pomeriggio, sabato pomeriggio e domenica mattina; battesimi due volte
al mese; catechesi domenicale catecumenale, confessioni prima delle
celebrazioni); varie ed eventuali...
Cappella delle suore di S. Brigida |
Suore Brigidine – Per
esempio, sono potuto andare a celebrare dalle suore di Santa Brigida, due volte
a settimana, alle 7.30 del mattino. È bello uscire a quell’ora e attraversare
il bellissimo centro storico restaurato, vuoto di turisti: Calle Obispo; Calle
Oficios; Plaza San Francisco; Plaza Vieja y Calle Mercaderes al ritorno. È una
bella comunità, accogliente e giovane. La maggior parte sono indiane.
Gestiscono un mini albergo a mo’ di Bed and Breackfast; serve loro per
mantenersi e per vivere quell’accoglienza che fa parte del loro carisma. Mi
offrono la colazione nel refettorio degli ospiti, ed è la parte meno bella e
più imbarazzante, visto che sono l’unico a mangiare da solo.
Altre cose particolari di questi ultimi
giorni di questa mia esperienza cubana...
Concerto di musica classica – Oltre ai concerti di musica cubana nei vari ristoranti del centro, a uso
e consumo dei turisti, si organizzano anche spesso concerti di musica classica,
normalmente in ex chiese o oratori, trasformati in auditorium. Finalmente, dopo
tentativi andati a vuoto, sabato 6 febbraio, terminata la messa in parrocchia,
insieme a fray Riduán abbiamo preso parte a un concerto di pezzi di Mozart,
all’interno dell’oratorio S. Felipe Neri, a pochi passi dal nostro convento,
trasmesso anche per televisione. Il prezzo di entrata, per i non invitati, era
basso, anche se escludente una gran fetta di popolazione. In programma il
concerto per piano e orchestra nº 9, in mi bemolle maggiore, K. 721, e il
concerto per clarinetto e orchestra in la maggiore, K. 622. Non sono un esperto
di musica classica; mi piace però ascoltarla dal vivo, soprattutto quando c’è
un orchestra. Ho goduto di una ottima esecuzione, almeno a giudicare dagli
applausi degli esperti. Mi sono sentito trasportare verso graziosi giardini
austriaci e pulite atmosfere europee. E mi sono anche chiesto che c’entra
questo con Cuba e La Habana. Chiaro, lo so, la musica è un linguaggio
universale. Ma ho vissuto una astrazione culturale. Espressione che non so
esattamente cosa possa significare. Però suona bene. Così come l’orchestra. Che
però mi ha astratto fuori del contesto vitale.
Uscito dall’oratorio, il “paesaggio”
(quello fuori dal “cuadrilatero” restaurato e bellissimo, a uso
I Musicisti di fronte al hotel Ambos Mundos |
dei turisti,
pieno di negozi, alberghi e ristoranti) era quello usuale, fatto di strade
sconnesse, palazzi fatiscenti di deturpata bellezza, odori e fetori vari. La
vita a tutti i costi della gente cubana, la voglia di vivere malgrado tutto, la
natura umana e vegetale non da giardino, forse la rendono meglio i tre
simpaticissimi vecchietti che giornalmente suonano per strada davanti al famoso
hotel Ambos Mundos, con la loro “valletta” al di sopra dei 70, incaricata di
raccogliere offerte con una tazza. Indolenti e divertiti a un tempo; grandi e
umili. Meriterebbero un monumento di fronte a quell’hotel, reso famoso da
Hemingway, reso colorito e vivo da loro quattro. Le foto dei tanti turisti agli
ambienti di Hemingway sono vuota preistoria, la loro musica è vita, nostalgia e
scanzonata attualità.
Gita a Matanzas – Finiti
gli esami, si era pensato di fare una passeggiata alla relativamente vicina
spiaggia di Guanabo. Considerate le condizioni climatiche non proprio
favorevoli in questo periodo e il poco entusiasmo dei ragazzi, ho proposto loro
di andare a Matanzas, a un centinaio di chilometri di distanza, per condividere
un po’ di tempo con i nostri frati di
quella comunità. La risposta è stata di forte gradimento, anche da parte dei
confratelli di Matanzas Luigi, Raúl e Raulito. È coinciso, senza volerlo, con
il compleanno di suor Natalia, delle Francescane Missionarie di Assisi, le
quali ci hanno invitato a pranzare da loro. Abbiamo contribuito con riso,
bibite e un dolce. La giornata e il viaggio sono trascorsi piacevolmente. La
scorsa volta, tre giorni dopo il mio arrivo a Cuba, quando ci siamo recati a
Matanzas per un capitolo prima della partenza di fra Silvano, eravamo stati
accompagnati tutto il giorno da una pioggia battente, che non mi aveva permesso
di godere il panorama né di uscire dal convento. Questa volta è stato diverso:
luce, colori e calore mite. Prima di ritornare ho potuto farmi vedere da un
fisiatra. La spalla e il braccio continuano a farmi male, e ormai sono
trascorsi mesi. È anche vero che non ho fatto quasi niente perché potessi
migliorare. Mi ha fatto delle infiltrazioni e prescritto una terapia, che posso
fare presso un centro che si trova proprio accanto al convento di La Habana.
In traghetto-bus, al centro della baia |
Martedí grasso, 9 febbraio – Lo scrivo solo per capire a quale giorni mi riferisco. A Cuba non si festeggia carnevale, o almeno a La Habana. Mi è stato detto che, essendo una
festa legata in certo modo alla quaresima, è stata abolita così come tutte le
feste cristiane. Non saprei se è una versione affidabile, ma che ci sia stata
in passato una forte ostilità verso il cristianesimo è indubbio, almeno a
giudicare da quanto mi hanno riferito varie persone. Oggi ho iniziato la
fisioterapia. Nel pomeriggio, sotto un cielo minacciante pioggia, che poi non
c’è stata, e anzi le nubi si sono rivelate una benedizione, insieme a Danisandro,
Sandy ed Ernesto, ci siamo recati in pellegrinaggio al santuario della Vergine
di Regla, all’altra parte della baia. Ci è sembrato un modo adeguato di
prepararci all’imminente quaresima e di vivere un aspetto del giubileo, quello
del pellegrinaggio, che il Papa chiede che costi uno sforzo perché si possa
definire davvero tale. Partiti alle 14.30 dal convento, abbiamo fatto il giro
di buona parte della lunga e profonda baia, per arrivare al santuario alle
16.15 circa, dopo aver percorso una decina di chilometri a ritmo serrato. Regla
è un quartiere di La Habana. Il santuario conserva la piccola statua di una
Madonna negra, meta di cattolici e di adepti alla santeria, così come altre
chiese qui a Cuba. Il ritorno lo abbiamo fatto nella lancia che trasporta viaggiatori
a La Habana, fino al molo di fronte alla chiesa ortodossa. Un viaggio di una
decina di minuti. Il rientro alla città, al suo centro, dopo la camminata,
fuori e quasi in solitudine, del pellegrinaggio.
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