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ottobre – 2 novembre 2015. Oggi si compie un mese dalla mia partenza da Monte Sant’Angelo, una
mattina autunnale, molto presto, appena inizia ad albeggiare, dopo il saluto ai
miei genitori, usuale ormai da dieci anni, ma sempre con la stessa dose di camuffato
disagio e nascosta straziante nostalgia. Se tutto va bene, ci rivedremo tra
circa un anno.
Ma anche il saluto al paese, a questo
luogo madre che mi ha dato i natali e mi ha visto crescere, mi ha svezzato
prima di consegnarmi al mondo, dopo avermi consegnato alla vita e alimentato con
i valori e la cultura che ancora e sempre mi porto dietro. Ogni volta provo un
sano orgoglio e commossa gratitudine verso coloro, amici e parenti e
conoscenti, che hanno accompagnato questo percorso di iniziazione e che rivedo
con gioia. Alcuni non ci sono più, e il giorno di oggi rinnova il ricordo del
pezzo di vita condiviso e la commozione per quanto ricevuto.
Certo, il panorama umano e geografico
attuale è parecchio cambiato rispetto a quello della memoria e degli affetti di
un tempo; fa male al cuore passare per vie e vicoli, guardato da porte chiuse
che forse non ritorneranno ad aprirsi, mai più. È forte incontrarsi d’estate,
per pochi giorni, con amici che provano la stessa insoddisfatta nostalgia,
costretti dalla vita e le circostanze ad abitare altri luoghi, dove ormai sono
“di casa”, ma che il contatto con il paese restituisce alla loro “estraneità”.
Siamo fatti così noi montanari, capaci di appropriarci di un termine generico e
trasformarlo in identità. Monte è poco più di una collina; ma il senso di
forte, ottusa, gelosa, emozionata appartenenza è propria di chi vive
l’esperienza tutta particolare del “montanaro”.
Ancora una volta ho provato la gioia di
rivedere amici e parenti, accolto con amore come figlio e figura del luogo. Ho
condiviso tempo e presenza con i miei genitori, in semplicità e gioia. Ho
rivissuto l’esperienza spirituale della grotta dell’Arcangelo e l’infantile
emozione della festa patronale. Mi sono sentito fratello con i miei frati del
convento, dai quali sempre ricevo francescana accoglienza e tratto amabile. Ho
rivisto il crocifisso della parrocchia, la più veramente “mia”, a cui spesso ho
rivolto lo sguardo da ragazzo e dal quale mi sono sentito sempre amorevolmente visto,
guardato, accolto. Ho camminato strade e posti conosciuti, ma capaci ancora di
rapirti e riempirti. Ho ricevuto e fatto visite che hanno dato maggior pienezza
e colore ai miei giorni montanari.
Oltre che a Monte, sono stato a Sasso
Marconi, Gravina e Copertino. Dappertutto divinamente bene. Ma prima vorrei
ricordare gli incontri con i mie fratelli frati, nelle differenti comunità per
le quali sono passato. Dappertutto è stata una festa l’incontrarsi. La distanza
non altera l’affetto, lo approfondisce.
Sono arrivato e ripartito da Bologna, il
che mi ha dato la possibilità di fermarmi alcuni giorni da mia sorella Lina a Sasso
Marconi. Alcuni suoi amici lo sono da tempo anche miei e mi fa piacere
rivederli. In parrocchia mi sento adottato e ricevuto con gioia, come uno di
famiglia, oltre che dai parrochiani storici, anche da parte del nuovo parroco
don Paolo, succeduto al caro don Dario, morto sulla breccia oltre i
novant’anni. Inoltre è tradizione dedicare un giorno ai vecchi amici di
postulato in Assisi che vivono a Sant’Agata Bolognese: Massimo Z., Massimo e
Marco G. Qui ci raggiunge Claudio da Brescia, e quest’anno anche Mauro da Salsomaggiore.
È una bella rimpatriata, organizzata dalla regia caciarona e commossa di
Massimo Z. Quest’anno, al mio arrivo, mi sono recato a trovare Pinuccio e
Rosaria all’ospedale Rizzoli. Mi ha fatto piacere rivedere subito questi miei
amici fraterni di Gravina, malgrado il motivo della loro presenza fosse di
malattia. Sulla strada del ritorno a Bologna, per riprendere l’aereo per il Venezuela,
mi sono fermato un giorno a Porto Recanati, per una dovuta e
voluta visita ai miei zii Leonardo e Gloria, a mio cugino Lino e alla sua
famiglia. Ne ho approfittato per andare ad Osimo, dove mi sono rivisto con
Liviana e Annamaria, alle quali mi lega una bella e antica amicizia, presenze
preziose durante il mio anno di noviziato. Lo spazio di un giorno è risultato
essere poco, ma l`ho vissuto con pienezza e piacere.
Naturalmente, come ogni anno, gli incontri
sono stati numerosi e tutti belli e arricchenti, sia a Monte che negli altri
luoghi visitati. Non posso raccontarli tutti, ma vi assicuro che sono ben
presenti nella mia mente e nel mio cuore, in quanto a circostanze e volti. Il
Signore vi benedica e abbia cura di voi! Il Signore vi dia pace!
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