venerdì 21 febbraio 2014

Messico, 11-24 gennaio 2014

 
11 gennaio 2014 – Di prima mattina fray Javier Mora mi accompagna all’aeroporto di Maiquetía. Sono diretto in Messico, per l’incontro dei responsabili dei frati nelle differenti realtà dell’America Latina. Ci imbattiamo in una coda, non molto lunga per fortuna, di coloro che sono diretti al mare, essendo sabato. I controlli all’aeroporto sono molto più rapidi che le altre volte che sono partito. Alle 12.45 circa decolliamo verso Panama, dove giungo due ore più tardi.
Mi tocca aspettare circa 4 ore prima della coincidenza per Città del Messico. Appena sceso dall’aereo passo di fronte alla cappella dell’aeroporto. Ne approfitto per fermarmi un’oretta in preghiera. Daltronde non c’è nessuna fretta... Entra varia gente. Non molta; ma certo più di quanto mi sarei aspettato. Scopro poi che il collegamento libero alla rete wireless dell’aeroporto è molto buono, anche se limitato a due ore per ogni passeggero. Mi collego allora alla rete e passo il tempo tra notizie, posta elettronica e social network.
L’aereo diretto in Messico parte puntuale. Mi assegnano l’ultima fila. Stranamente è uno dei posti che preferisco, perché vicino al bagno e perché sempre con posti liberi. Infatti posso spostarmi al finestrino, anche se non è il mio posto. Il tempo passa in fretta, tra il mangiare e la visione di un bellissimo film: Il Maggiordomo (The Butler). Città del Messico mi sorprende e rapisce, improvvisa, lì in basso, con la sua distesa infinita di lampadine accese nella notte. Scopro poi che ha 22 milioni di abitanti!!!... tra la città vera e propria e le zone satelliti. Ma è un tutt’uno, senza soluzione di continuità. Là sotto immagino ci sia il caos tipico delle metropoli; ma dall’alto si sorvola un silenzioso e stupendo mare di luci. Arrivo puntuale ed esco presto dall’aeroporto, desideroso di incontrare il frate che mi aspetta ed andare al convento. Sono le 10 di sera (11.30 in Venezuela). Ma, con mia grande sorpresa, non vedo nessuno. Dopo circa 20 minuti arriva fray Jorge e mi porta al convento de El Valle de Aragón, che è più vicino all’aeroporto rispetto al seminario, dove terremo il nostro incontro.

12 gennaio – Dopo colazione, fray José Luis mi viene a prendere, accompagnato da altri frati che sono arrivati questa mattina, e ci porta tutti al seminario di Cuautitlán Izcalli. Qui vivo una giornata di transizione, in attesa dell’inizio vero e proprio dei lavori, domani. Al mattino la messa con il popolo nella cappella del seminario; nel pomeriggio vado a visitare la bella chiesa della vicina abbazia benedettina. Nei dintorni ci sono il seminario diocesano, la casa della conferenza episcopale e alcuni monasteri. Un piccolo Monte Athos cattolico. Intanto sto familiarizzando con la cucina messicana e i suoi gusti piccanti. 


13-19 gennaio: Assemblea de la Falc – Settimana dedicata all’incontro annuale dei responsabili dei frati minori conventuali in América Latina. L’agenda degli argomenti è piuttosto fitta. L’orario prevede circa otto ore di sedute assembleari, al di là dei momenti di preghiera e dei pasti. Il clima però è quello fraterno e allegro di sempre, per cui è un piacere condividere tempo con questi miei confratelli di altre circoscrizioni. Ne esco ogni volta incoraggiato ed edificato. Bella anche la presenza e disponibilità dei frati messicani della comunità e degli studenti di teologia. È davvero un sentirsi in famiglia. Persino le cuoche favoriscono questo clima e vi partecipano con discrezione, generosità e gentilezza. Siamo a più di 2.000 mt, in inverno, con temperature più rigide (mbé, si fa per dire... nessun paragone con il freddo in Italia); ma tutto si vive e sopporta meglio con questo calore umano che ci circonda e con il mangiare piccante, per chi lo desidera. Significative e molto apprezzate la presenza e le parole di fra Mauro Gambetti, Custode del Sacro Convento di Assisi. Naturalmente ci sono occasioni di brevi escursioni nelle vicinanze di Città del Messico, durante le quali la amicizia e l’allegria aumentano ancora di intensità, soprattutto per una ancor maggiore informalità relazionale.

15 gennaio: Piramides de Teotihuacan – Partiamo appena finita la colazione e impieghiamo un’ora circa per arrivarci. Lo spettacolo è grandioso: tre piramidi distanti alcune centinaia di metri tra loro, all’interno di un villaggio precolombino, governato da sacerdoti, i cui riti dovettero essere piuttosto cruenti, visto che l’organo preferito dai loro dei era il cuore umano, da strappare ancora caldo. Al di là degli scavi delle case, lo spetttacolo più impressionante sono proprio le tre piramidi, che ho scalato insieme al quasi tutti gli escursionisti. La più alta è quella del Sole, in cima alla quale alcuni turisti cercano e si connettono con l’energia vitale e cosmica; la maggior parte semplicemente tira il fiato dopo l’ascesa e si gode altura e panorama. Mentre dalla piramide della Luna si gode, a mio parere, la visuale più bella su tutto il complesso.

17 gennaio: Santuario de la Virgen de Guadalupe – Nel pomeriggio è prevista la visita al santuario della patrona dell’America Latina, con la celebrazione della Messa. Per questa, al nostro gruppo viene assegnato un luogo speciale: l’altare della cappella superiore, proprio di fronte al principale, in basso nella chiesa. Il problema è che, in contemporanea, si celebra nei due luoghi, con conseguente sovrapposizione di momenti e la voce microfonata dell’altro celebrante che invade i nostri spazi acustici!! All’inizio sento sgomento e fastidio, condiviso dai miei amici frati; poi, anche con un pizzico di humor, recuperiamo calma e sacralità liturgica. Non capisco perché non ci abbiano fatto concelebrare durante la Messa d’orario, visto che vi era un solo sacerdote in un presbiterio che ne può comodamente contenere un centinaio.
Dopo la Messa, nel poco tempo che resta prima di tornare, visitiamo la bella chiesa moderna e ci fermiamo un po’ in preghiera davanti alla sacra immagine della Vergine. In verità, il tempo è davvero poco per godere del luogo e del momento. Meno male che avrò la possibilità, nei giorni seguenti, di ritornare altre due volte, sia per momenti di preghiera più prolungati, sia per visitare altre zone del complessa santuariale, come la cima del Tepeyac, che ricorda il miracolo delle rose; o la “Capilla de los indios”, luogo che conservò all’inizio l’icona mariana e dove visse S. Juan Diego fino alla morte; o la chiesa antica, con le sue pareti storte a causa del cedimento del terreno. Saprò poi che tutta Città del Messico è costruita su un grande lago sotterraneo...

19 gennaio: Huejotzingo e Cholula – Terminati i lavori assembleari, che hanno occupato tutta la settimana, oggi ci dedichiamo a una gita “fuori porta”, soprattutto per visitare due tra i primi conventi francescani, del XVI secolo, che servirono per l’opera evangelizzatrice verso le popolazioni locali. Mi colpisce la grandezza e bellezza di questi complessi. Mi incuriosisce il grande cortile-piazza, chiuso da mura, davanti alla facciata della chiesa, tipico di questi conventi messicani dell’epoca. Serviva per accogliere gli indios dei villaggi circostanti, come una specie di accampamento, quando giungevano per le celebrazioni o per ricevere insegnamenti sulla nuova fede cristiana. Caratteristiche le pitture murali che adornano chiese e conventi, di buona fattura, realizzate con la cenere del mais bruciato. Gli autori erano indigeni, i quali possedevano già un alto senso artistico, sviluppatosi nella avanzata civiltà azteca. La differenza è che i soggetti sacri hanno fattezze europee. Forse i frati davano loro delle immagini modello alle quali ispirarsi.
A Cholula, paese molto bello e turistico, oltre il convento e chiesa francescani, visitiamo la chiesa della “Virgen de los remedios”, situata su un “cerrito” (=altura), ricostruita dopo una distruzione in un ricco e grazioso stile rococó. Il cerrito non è altro che un’antica piramide azteca, “battezzata” e trasformata in luogo di culto cristiano, come si fece con molti templi e luoghi di culto pagani in Europa. Dall’alto si gode uno splendido panorama su Cholula, con le sue belle case del centro storico e le 365 chiese e cappelle.

20-24 gennaio: Giorni di ulteriore permanenza – Si tratta di alcuni giorni in più di permanenza in questo splendido paese, fatto di gente amabile, cultura millenaria e sapori variegati. Non è stato facile ottenere il biglietto per questa assemblea della Falc, per via della situazione sociale, politica ed economica in cui versa il Venezuela, per cui le date sono state quasi obbligate. Allo stesso tempo assumo questi giorni di “vacanze obbligate” come un vero dono di Dio. Insieme a me rimangono anche fray Walter, della Delegazione di Costarica, fray Marcio e fray Grevin, della Custodia di America Centrale. Altri tre frati si recano a visitare Acapulco, meta per me impossibile a causa dei costi altissimi per qualsiasi venezuelano che viaggi all’estero se non usufruisce dei dollari a cambio preferenziale. Mi diranno poi che sono stati in un albergo, pagando relativamente poco per notte: 40 dollari a persona... vale a dire lo stipendio base di un mese in Venezuela!!!

20-21 gennaio: Totolapan – Gli altri approfittiamo per andare a conoscere il nostro noviziato di Totolapan, accompagnati dal Provinciale fray Francisco. È un convento agostiniano del ‘600, bellissimo come tutti gli altri che abbiamo visitato della stessa epoca. Una bella e degna sede di noviziato. I frati ci raccontano dei molteplici, costosi e duri lavori che hanno dovuto affrontare, lungo gli anni, per renderlo fruibile e accogliente come lo è oggi. Il periodo della nuova Provincia è quello dei cambi, e qui ci troviamo con fray Alex, ex maestro destinato a Cuautitlan come rettore dei chierici; fray Eric, ex vice e ora maestro; e fray Calogero, appena trasferitosi e in attesa del visto per il convento negli Stati Uniti. Il pomeriggio del 20 andiamo a visitare anche il vicino paese di Tlayacapan, più turistico e anch’esso con il suo splendido antico complesso di convento e chiesa agostiniani. Il 21 è dedicato al saluto a fray Alex. Il pranzo approntato da fray Eric è gustosissimo, a base di pesce e molluschi, con salse piccanti buonissime. Il pomeriggio ritorniamo a Città del Messico, però al convento de El Valle de Aragón, molto più vicino all’aeroporto. Qui siamo ricevuti molto fraternamente dai frati di comunità.

22 gennaio: Città del Messico – Accompagnati da un postulante, ci rechiamo alla metro della città per andare a visitare il centro. La prima tappa è la Torre Latinoamericana, l’edificio più alto di tutta la città. Dall’alto la vista non è bellissima, però è emozionante guardare il tutto là in basso. Visitiamo poi la splendida chiesa francescana di San Bernardino, la Cattedrale con il “Zócalo”, cioè l’ampia piazza antistante. Dopo pranzo ci avventuriamo in una lunga passeggiata dal Zócalo al Castello di Chapultepec, antica residenza dei re azteca e dei governanti successivi. È un percorso abbastanza lungo, che copre tutto il Paseo Reforma; credo che la guida non avesse calcolato bene le distanze. In tutti i modi è davvero piacevole e bello, anche se arriviamo alla meta piuttosto stanchi, specie dopo dieci giorni quasi sempre da seduti.

23 gennaio: Città del Messico – Il giorno inizia con la visita e la celebrazione eucaristica alle nostre sorelle clarisse, insieme a fray Marcio e fray Jorge. Dopo la messa ci invitano a fare colazione con loro, ed è un bel momento di condivisione. Appena tornati in convento, ripartiamo insieme a fray Raúl verso il santuario de la Virgen de Guadalupe. Il pranzo è presso l’altra comunità della città, dove mangiamo pasta all’italiana, insieme a fray Massimiliano Gangi, siciliano, fray Paulino e fray Oscar. Nel pomeriggio ci viene proposto di andare a visitare Xochimilco, la Venezia del Messico. Naturalmente accettiamo. Il percorso turistico attraverso i canali è ridotto, a causa del tempo a disposizione. In una tipica imbarcazione scivoliamo lungo i canali, circondati da case piuttosto povere, a parte qualche eccezione. Per il fatto che ci si muove lungo canali d’acqua, ultimo residuo dell’antico lago che circondava la città-isola degli aztechi, si può pensare a Venezia; ma la realtà è molto diversa e il paragone è perlomeno azzardato. È però qualcosa di caratteristico e mi piace l’esperienza, giunta del tutto imprevista. Quando già è sera, visitiamo anche qui l’antico complesso monumentale della chiesa e convento francescani, oggi parrocchia. Siamo accolti molto cordialmente dal parroco.

24 gennaio: El Valle de Aragón – Decido dedicare questo giorno a preparare la partenza, domani alle sei del mattino. Mi accompagneranno all’aeroporto alle tre di notte. Mi “obbligano” a presiedere la Messa parrocchiale del mattino, ed è bello ritornare a celebrare insieme al popolo di Dio. Mi dedico a riprendere contatto con il mio mondo, attraverso internet. Per il resto, tutto molto sereno, in uno spirito di fraternità davvero bello da parte dei frati messicani nei nostri confronti. Dopo cena decido di non mettermi a dormire, visto che non ho una sveglia. Guardo un film attraverso internet e all’una del mattino mi pongo a passeggiare nel cortile per non prendere sonno. Alle tre, puntuali, usciamo dal portone del convento e in breve siamo all’aeroporto. Saluto il Messico dal finestrino dell’aereo, grato a Dio per l’esperienza fatta e per i frati che mi ha fatto incontrare e che hanno reso piacevole la mia permanenza qui, facendomi sentire uno di loro, in famiglia.


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