La cappella de "Las Ánimas" en Guasare
Coro: Cattedrale
Come dicevo, è da un po’ che non invio mie notizie e, al di là della vita quotidiana del seminario e dell’insegnamento, le cose “interessanti” sono legate agli sporadici spostamenti per motivi legati o al ministero sacerdotale o ad altri impegni. Perciò, facendo un passo indietro nel tempo, vi metto al corrente degli spostamenti negli ultimi 15 giorni di febbraio e i primi 5 di marzo, quando ho viaggiato prima per Puerto Cumarebo, vicino Coro, capitale dello stato Falcón; poi ho soggiornato un paio di giorni a Guanare, stato Portuguesa; per finire a Peblo Llano, stato Mérida.Puerto Cumarebo
Nei giorni 16-19 febbraio sono invitato, insieme al mio amico Alirio Moncada e la sua famiglia, a tenere un taller di formazione per i laici della parrocchia dell’amico padre Alexander Córdoba. Arrivarci comporta circa 12 ore di viaggio in macchina. Partiamo alle 16.30 del giorno 15 dal seminario e, dopo aver preso Gloria, la moglie di Alirio, e i figli Isabelita e Alirito, ci mettiamo sulla strada. Tra il traffico iniziale, un paio di soste necessarie e un fastidioso punto di controllo (è una cosa che colpisce un italiano i tanti blocchi della polizia e dell’esercito lungo le strade, e a volte si incontrano poliziotti arroganti, che guardano sospettosi un passaporto italiano con visto turistico per luoghi al di fuori di quelli indicati dalle agenzie di settore; o che forse, come dicono qui, creano difficoltà solo per costringerti a sborsargli una “mazzetta”), arriviamo a destinazione alle 7 del mattino seguente.
Puerto Cumarebo è una cittadina di 45.000 abitanti, sul mar dei Caraibi, nello stato Falcón, poco conosciuto e sfruttato, almeno dal turismo internazionale, se si eccettuano le spiagge di Morrocoy e Chichiriviche. Qui ci aspettano alcune lezioni di aggiornamento teologico ai laici, e io, il sabato e la domenica, aiuterò il parroco nel lavoro pastorale (assiste la parrocchia centrale e 30 “comunidades” nei dintorni). Si inizia venerdì alle 14.30, fino alla domenica pomeriggio. I partecipanti sono circa 50. Io aiuto il parroco celebrando due Messe al sabato sera e una la domenica mattina; nonché con le confessioni dalle 15.30 alle 19.30 nella stessa domenica.
Coro
Lunedì, come previsto, riposo e visita ai dintorni. Mi rendo conto che, in assoluto, è il mio primo vero giorno di “turismo” da quando sono in Venezuela. Anche la prima volta che mi reco al mare.
Ci fermiamo a fare colazione per strada. Menù a base di “empanadas fritas” (i nostri panzerotti fritti, tipo le peperonate a colazione rese famose da Aldo, Giovanni e Giacomo) con ripieno di frutti di mare. Deliziose!!! Direzione Adicora, per fare un bagno nel mare del Caribe.
La prima tappa è una cappella in località Guasare, subito fuori la città di Coro, intitolata a “Las Ánimas” (= le anime del purgatorio). Non è molto grande, ma la devozione popolare l’ha resa celebre, per i miracoli a queste anime attribuiti. I muri sono strapieni di ex volto e in parte anneriti dal fumo delle candele.
Attraversiamo quindi la stretta lingua di terra che collega la costa a Punto Fijo, facendone una penisola. Ai margini della strada asfaltata è facile incontrare mandrie di asini selvatici, allo stato brado. La spiaggia di Ádicora è una delusione se confrontata con le nostre del Salento e della Puglia in generale, anche se so che ce ne sono altre bellissime. Posso dire almeno di aver messo i piedi nel Mar dei Caraibi, dopo averlo “sognato” con i film di pirati e le storie di Corto Maltese. Il pranzo non può non essere pesce, fresco e di mare, finalmente!
Nel pomeriggio rifacciamo il percorso a ritroso per visitare Coro e dintorni. La capitale dello stato Falcón, non molto grande, ha un centro storico bello, in stile coloniale, dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’umanità. Il primo edificio interessante in cui ci imbattiamo è la chiesa di... S. Nicola di Bari. Che bello!!! Peccato sia chiusa. Poi visitiamo il centro storico, soffermandoci soprattutto nella Cattedrale e piazza antistante, e nel lugo dove si ricorda la prima Messa celebrata in territorio venezuelano. Coro, infatti, fu la prima capitale e la prima diocesi del Venezuela.
Uscendo da Coro, ci fermiamo un paio d’ore nel parco de “Los Médanos”: un insieme di dune di sabbia fina, abbastanza esteso. Un vero piccolo deserto, interrotto da varie “oasi” di verde, dove cercano rifugio e cibo le capre. È costume di chi visita il luogo rotolarsi giù dalle piccole scarpate di sabbia. Dicono aiuti a combattere lo stress. Certo è che ci si riempie totalmente di sabbia! Cosa che non mi alletta, la miscela sabbia, caldo e sudore. Rinuncio alle capriole, rispettato da coloro che mi accompagnano, forse per il mio essere frate e la canizie. Mi strappano però la promessa che la prossima volta mi butto anch’io.
Tornando facciamo sosta a “La bandera”: la insenatura dove attraccò Francisco De Miranda (uno degli eroi nazionali) con la prima bandiera del Venezuela, proveniente dalla dirimpettaia isola di Curazao. In verità è da un po’ che non sento niente per cerimonie e luoghi “patriottici”, che avranno pure cambiato la storia e la geografia dei paesi in cui abitiamo, ma quasi sempre con le armi, a costo di guerre e morti. Sono stanco e nauseato anche solo a pensare che ci possano essere violenze e guerre. Apprezzo molto ciascuna identità nazionale, con le sue tipiche ricchezze socioculturali; mi infastidisce “a pelle” tutto ciò che sappia di “militarismo” e di “orgoglio nazionale” bieco e cieco, specie quando crea confini, chiusure, separazioni, aggregazioni intorno a ruoli forti ed escludenti. Meno male che mi godo uno stupendo, straziante tramonto sul mare, come non mi capitava di vedere da anni, forse dai tempi di Copertino.
Ultima tappa, un santuario dedicato alla “Virgen de Guadalupe”; un piccolo gioiello in stile coloniale.
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