Il 19 febbraio ho vissuto una domenica molto particolare. Per una serie di circostanze e coincidenze sono stato come proiettato a cinquant’anni fa, al 1973. Ma ecco i fatti.
Di prima mattina Mario ha postato sul gruppo di Whatsapp del liceo una
sua foto a Venezia, in compagnia del caro Nicola Palumbo, trovato morto a
Verona un tempo dopo quel giorno immortalato dalla macchina fotografica, in
circostanze ancora da chiarire (ma che sono destinate a rimanere tali). Ho
ripensato, con commossa nostalgia, al gruppo di amici con cui ho iniziato il
percorso delle superiori nel 1973. Di loro sono venuti a mancare Michele,
Nicola, Mariagrazia e Angelo. Un numero alto di assenti all’appello della vita
e dell’amicizia. Ci guardano da lassù e condividono le nostre vite in modo
diverso? Il loro ricordo indubbiamente ci ha uniti ancora di più, e forse il
passare degli anni, con il cumulo di esperienze e fragilità vissute, ci ha
regalato un po’ di quella saggia leggerezza capace di smussare angoli,
accorciare distanze e relativizzare differenze.
Più tardi mi sono recato a Torre Lapillo, dove ogni tanto vado chiamato
in aiuto dal parroco, e alle 10.30 ho celebrato Messa. Durante l’omelia ho
citato la faida di Monte Sant’Angelo come esempio di violenza cresciuta a
dismisura per una sete di vendetta e falsa giustizia, e per l’incapacità di
porre gesti profetici di perdono e riconciliazione. Dopo la celebrazione è
entrato in sacrestia un signore, che avevo visto già altre volte tra i fedeli
domenicali, e mi ha detto che lui era stato un anno a Monte, in seminario. Gli
ho chiesto di che hanno fosse, essendo stato anche io in seminario. E quando mi
ha detto che era del 1959 (il mio stesso anno di nascita), allora non ho potuto
fare a meno di sorprendermi e di chiedergli come si chiamasse. Mi ha detto di
chiamarsi Vittorio D’Amanzo e che era arrivato a Monte nel 1973, proprio quando
anch’io sono entrato in seminario. Non lo rivedevo dalla fine di quell’anno
scolastico, passato insieme a condividere tempi e spazi. Mi ha fatto piacere incontrarlo,
scambiare due parole e alcuni flash sulle nostre vite attuali. Lui non ha conservato
molti ricordi di quel periodo; i miei erano molto più vividi, avendo mantenuto
alcuni legami e continuato a frequentare il mondo francescano conventuale. Il
tempo a nostra disposizione è stato breve, ma spero vivamente di rincontrarlo e
avere la possibilità di raccontarci più a lungo.
Nel pomeriggio, in macchina, lo speaker di una radio, annunciando la
canzone “Alice”, di Francesco de Gregori, ha detto che era del 1973, e che
quindi compiva 50 anni. Per me l’inizio del liceo ha significato l’apertura a
un mondo di relazioni al di fuori del mio protettivo e splendido quartiere, nonché
la scoperta di realtà più “adulte”, quali la politica e la musica “impegnata”
dei cantautori. La prima canzone che ho imparato a strimpellare alla chitarra è
stata “Rimmel”.
Infine la sera ho voluto rivedere in televisione il film “Come
eravamo”, con Robert Redford e Barbra Streisand, regia di Sidney Pollack. Mi
era piaciuto molto la prima volta, e da allora non lo avevo più rivisto. Una
storia romantica, con sullo sfondo le vicende storiche degli Stati Uniti, dalla
seconda guerra mondiale agli anni ’60. Rivisitazione nostalgica di come la
storia e le scelte personali possono cambiare gli ideali e la vita dei
protagonisti, segnati però dal rimpianto e dal ricordo di come si era e dei
tempi passati. E quale non è stata la mia sorpresa nell’apprendere che il film
è del 1973!!