domenica 28 febbraio 2021

Tre Lustri



Più o meno a questa stessa ora in cui sto scrivendo, il 7 dicembre di 15 anni fa, ho messo piede in terra venezuelana, su un suolo non vergine per le mie scarpe, dando il primo passo di quella che sarebbe poi diventata una esperienza arricchente e preziosa per la mia vita, durata ben 12 anni. Ma allora non ero consapevole né della durata, che immaginavo ben più breve, né della ricchezza del dono di Dio e della nostalgia che avrebbe lasciato nel mio cuore. Tuttavia, sentivo addosso e dentro una incosciente curiosità.

Di quei primi momenti ricordo tutto, pur non avendo una buona memoria. Ricordo la zaffata di calore allo scendere dall’aereo, e che da allora mi avrebbe sempre accolto al mio arrivo a Maiquetia. La mia “imbottitura” di dollari per la Custodia, nascosti addosso a me, per paura di un eventuale furto, in un giubbotto di quelli usati dagli studenti per occultare i pizzini di aiuto per gli esami (avrei in seguito scoperto il rischio che ho corso…). Il frettoloso viaggio a Guanare, il giorno dopo. Sei ore di macchina, subito dopo pranzo, stipato in una Fiat Uno guidata da fray Orlando Gonzalez, insieme a sua madre e a un signore della parrocchia, con una valigia sotto i piedi e una sulle gambe (questa solo fino a metà percorso eheh). Con fray Orlando che, scesa l’oscurità della sera, mi erudiva sulla pericolosità di viaggiare dopo il tramonto, per i numerosi furti a mano armata e sequestri che avvenivano, soprattutto sulla strada tra Acarigua e Guanare… proprio mentre la stavamo percorrendo!!! La celebrazione dalle clarisse la mattina del 9; la colazione e la partenza per San Cristobal, insieme a fray José Antonio Cristancho, sorpreso per “l’essenzialità” dei miei bagagli (credo che si starà ancora chiedendo se non avessi perso una valigia per strada…). Il pranzo prima del ponte sul fiume Caparro, al confine tra Barinas e Tàchira, in una delle trattorie sulla strada. Ho provato per la prima volta una cachama fritta. Nel pomeriggio arrivo al seminario. È difficile da spiegare, ma mi sono sentito subito in patria e in famiglia, malgrado queste traversie.

Non sono stati anni sempre facili. Alcune esperienze sono state piuttosto dure. Eppure non riesco a sentire se non gratitudine per quei 12 anni. Sono molto addolorato per le vicissitudini vissute dalla mia amata Venezuela. In quegli anni ho assistito al declino di questo mio amato paese, sotto ogni punto di vista, grazie ad una disgraziata politica guidata solo da cieca ideologia e da avidi interessi personali. A questa si sono unite le mire profittatrici di alcuni paesi stranieri, sciacalli interessati esclusivamente alle ricchezze del paese e a una presenza strategica in America Latina, completamente disinteressati alla sorte dei venezuelani. Il Venezuela di oggi è estremamente più povero rispetto a quello di 12 anni fa, in quanto a condizione economica dei cittadini, pace sociale, sicurezza, diritti umani, lavoro, salute, libertà di opinione ed espressione, accesso al web… Depauperato anche di futuro e possibilità presenti, a causa dell’esodo di almeno tre milioni di venezuelani, soprattutto giovani, in cerca di condizioni migliori, o almeno accettabili di vita.

Grazie Venezuela, per avermi accolto e dato tanto. Grazie amici e amiche venezuelani, mondo di volti e storie, che avete arricchito il mio mondo e la mia storia. Solidale con tutti voi, in diaspora insieme a una moltitudine, in attesa di poter rimettere piede su una terra finalmente libera e recuperata, una terra che sento come un’altra patria che Dio ha pensato bene di donarmi. 

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