Ultimo giorno di febbraio, mese del mio compleanno. Non voglio
interrompere la tradizione, iniziata alcuni anni fa, di accompagnare questa
data con brevi riflessioni, nella lieta consapevolezza che sono più a uso e
consumo del sottoscritto che di eventuali lettori. Come ho scritto nel titolo,
siamo ancora in piena pandemia. Mi ero illuso, ci eravamo illusi
che tutto
potesse finire abbastanza presto; anzi che fosse finito in estate. E invece…
Ondate successive, varianti, mutazioni, bollettino diario dei dati del
contagio, zone di differenti colori a seconda dell’incidenza del contagio
stesso, vaccini, giornalieri ed infiniti dibattitti televisivi, decreti,
ripercussioni economiche e psicologiche, discussioni politiche sulle misure da
prendere. Questo il nostro “pane quotidiano” non richiesto, e di cui faremmo
volentieri a meno. Nelle giornate di quest’anno, un po’ più rutinarie, con gli
impegni pastorali ridotti, ho avuto modo di dedicarmi maggiormente alla
lettura, anche di libri di narrativa, che persone amiche mi passano. Gli ultimi
sono quelli che narrano le gesta dell’avvocato barese Guido Guerrieri, scritte
da Gianrico Carofiglio.
La speranza è che almeno questa esperienza ci insegni qualcosa di buono
e di utile; che se ne esca migliori sotto tutti gli aspetti, soprattutto nelle
relazioni con sé stessi, gli altri e il creato. In questa direzione una pietra
miliare, di inciampo per certi poteri e visioni, è la pubblicazione
dell’enciclica di papa Francesco “Fratelli tutti”.
Going home – Il brano di quest’anno è la colonna sonora del film “The local hero”, scritta dai Dire Straits, uno dei gruppi che amo di più. È solo musica. Spesso ho usato, come colonna sonora del mio compleanno, una canzone del festival di Sanremo, che si svolgeva ai primi di febbraio, mentre quest’anno è slittato a marzo. Ho scelto “Going home” soprattutto per il titolo: “Andando a casa”. Non una casa generica (“house” in inglese), ma “home”, il focolare domestico, la famiglia, un luogo dove ci si senta bene, a proprio agio con l’ambiente e le persone, dove riposare e riprendersi. Se dalla pandemia apprenderemo un nuovo modo di vivere, allora il mondo diventerà davvero quello che dovrebbe essere: casa comune. Il rischio altrimenti quello di trasformarlo in un inospitale rudere, abitato dal tutti contro tutti; o in un freddo motel, abitato dall’indifferenza di gente di passaggio, senza storia e senza amore.
Un altro motivo per cui ho scelto questo brano è perché la pandemia ha messo a nudo le nostre fragilità. Abbiamo perso il senso di onnipotenza che un falso concetto di progresso e una tecnocrazia senza etica ci stava trasmettendo. La scoperta dei “limiti” potrebbe e dovrebbe essere terapeutica per i singoli e l’umanità intera. Non ci si salva da soli. Pensare solo a sé stessi significa far affondare la barca sulla quale tutti navighiamo. A livello personale mi ha portato a confrontarmi non tanto con problemi di salute o con valori distorti, quanto con il limite dei giorni. Mi sono chiesto se e come mi preparo all’incontro definitivo con Dio; se sto andando verso casa, dando direzione, senso e pienezza ai miei giorni, o se invece vagabondo da una esperienza all’altra. Credo che San Francesco avrebbe parecchio da ridire e insegnarmi sul modo di percepirmi nella storia e di vivere gli eventi, rispetto al senso cristiano di vocazione, di provvidenza e di eternità.
26, anni speculari di 62 – Già lo scorso compleanno ho giocato a leggere al contrario gli anni compiuti. Se ci riesco, vorrei andare avanti fino al limite massimo dei 66, quando non potrò più giocare con il passato, costretto a fermarmi al presente.
26 anni allora: 1985. Da tre anni a mezzo sono a Roma, dopo due anni di
postulato in Assisi e un anno di noviziato ad Osimo. Anni belli, ognuno con le
sue particolarità. Roma mi ha aperto alla internazionalità; mi ha spianato gli orizzonti
del mondo. A febbraio del 1985 sto dando i miei primi esami al Biblicum, dove
sono arrivato con tanti timori sulle mie possibilità, rivelatisi poi del tutto
infondati. In verità, tutti i compleanni durante gli studi teologici sono
coincisi con il periodo degli esami di primo semestre, caratterizzati quindi da
studio e piccole ansie. A volte l’esame è coinciso proprio con il giorno stesso
del compleanno. Gli anni del Biblicum hanno aperto ancora di più la mia mente
in tutte le direzioni (spiritualità, ecclesialità, pensiero…), e lo studio è
stato meno duro di quanto paventato. Inoltre, ho potuto conoscere e vivere di
più Roma, città di cui mi sono allora perdutamente innamorato. Le seguenti tre
estati, per motivi di studio e grazie a delle borse per studenti, ho varcato
per la prima volta i confini nazionali per periodi di otto settimane
scolastiche a Malta e in Germania.