Lunedì 04 – Giovedì 07 maggio 2020
Lunedì 04 – Oggi è
iniziata la Fase 2, vale a dire la graduale riapertura delle attività
economiche e lavorative. Di fatto, malgrado gli sforzi del governo, ci attende
un dopo coronavirus molto, ma molto difficile da questo punto di vista, con un
terribile aumento della disoccupazione e delle povertà. Realtà che è stata
messa in risalto anche nell’incontro che il vescovo ha voluto con tutti i
sacerdoti di Copertino, e che costituirà una vera e propria sfida per l’impegno
caritativo della Chiesa italiana, i cui meriti in questo campo sono peraltro
riconosciuti da tutti. L’incontro si è tenuto di pomeriggio, nella chiesa della
Santa Famiglia. Erano presenti quasi tutti i sacerdoti della forania. È stato
bello ed interessante ascoltare come ciascuno, soprattutto i parroci, hanno affrontato
e stanno vivendo le problematiche personali e pastorali legate alla presente
situazione. Che, al di là delle sue problematicità, ci lascia degli aspetti
positivi, sui quali riflettere e puntare in futuro.
A livello di vita personale e
spiritualità sacerdotale: la bellezza del pregare insieme; un maggiore arricchimento
relazionale, per coloro che vivono in comunità, derivato dal condividere
maggiori momenti e con meno fretta; il riscoprire la celebrazione eucaristica
non solo in funzione dei nostri fedeli, ma anche della nostra comunione con Dio
e del cammino di santità di ciascuno. A livello di pastorale: la ricerca di una
maggiore creatività ed essenzialità nella liturgia e nelle proposte di attività;
il ruolo importante e imprescindibile dei laici nell’annuncio del Vangelo e
nella catechesi; la comunione molto forte di tutti con il vescovo di Roma, il
Papa Francesco, sviluppatasi attraverso l’assistenza alla sua celebrazione
eucaristica diaria, trasmessa per televisione.
Giovedì 07 – Arriva la
notizia dell’accordo tra governo e vescovi sulla riapertura delle chiese alle
celebrazioni pubbliche, in particolare le messe. Mi sembra più una concessione
“estorta” che una convinzione condivisa. Lo si è capito dalle non dichiarazioni
o dalle espressioni dei virologi, che di sicuro avrebbero aspettato ancora a
dare il permesso. Non voglio giudicare se avessero ragione o meno, visto che sta
succedendo lo stesso per tante altre aperture. Le norme igieniche prescritte
per le messe sono strettissime; e se pure fossero plausibili, di certo tolgono
moltissimo alla spontaneità e convivialità delle celebrazioni. Però ho bisogno
che mi si spieghino un paio di cose, che a mio parere contraddicono quanto gli
esperti sono venuti dicendo da tempo per contrastare il diffondersi
dell’epidemia.
Al sacerdote è richiesto, per
distribuire la comunione, di mettere la mascherina, igienizzarsi le mani con il
gel apposito, e indossare i guanti. Ora mi chiedo, e lo chiedo alla commissione
scientifica che ha “partorito” siffatta conclusione: se devo mettere i guanti
dopo il gel, vuol dire che questo non serve a igienizzare le mani? Se fosse
così, allora perché usarlo, compreso agli ingressi della chiesa per tutti
coloro che partecipano alla messa? E se disgraziatamente tocco la mano di chi
viene a ricevere la comunione, allora devo buttare quei guanti, tornare a
igienizzare le mani e indossare altri guanti… Non stiamo cadendo nel
ridicolo?!? O almeno si sia coerenti nei messaggi che si trasmettono. Il gel
serve o non serve?!? E se poi si vuol toccare il lato propriamente sacramentale,
i guanti che manipolano le particole e ai quali potrebbero attaccarsi dei frammenti,
come si purificano? Semplicemente si buttano, insieme a quella presenza
“speciale” che verrebbe declassata a “rifiuto speciale”? È vero che Gesù è la
pietra scartata dai costruttori, ma per favore non cadiamo nella mancanza di
rispetto del sacro.
Inoltre, si è sempre affermato che
se si osserva il distanziamento sociale, non c’è bisogno assoluto della
mascherina. Allora perché pretendere entrambe le cose per chi assiste alla
messa? Posso capire all’entrata e uscita, quando potrebbero incrociarsi le
persone a meno della distanza prevista; ma in chiesa, dove si è obbligati a
rispettare le distanze, perché stare sempre con la mascherina, quando gli
stessi esperti non la indossano durante i loro briefing con la stampa? La
mascherina porterebbe a eliminare i canti e a rispondere con difficoltà.
Sarebbe come assistere a uno spettacolo da spettatori, mentre la messa è
celebrata dall’intero popolo di Dio e presieduta dal sacerdote. La Puglia
(notizia fresca appena arrivata), per non farsi mancare niente, ha aggiunto che
i fedeli devono indossare mascherine e guanti di lattice. Anzi, la stessa
chiesa deve loro fornirli se arrivassero sprovvisti. Trattati in questo come se
fossimo un supermercato. Ma dai…
Osserveremo tutto quello che viene
prescritto. Speriamo di riuscirci, anche se ho i miei dubbi. Rimango però con
le mie perplessità sulle intenzioni reali del governo e sulla “bicicletta”
fornitaci per pedalare.