lunedì 12 aprile 2010

Settimana Santa 2010

Son passati sette giorni da quando sono ritornato al seminario, dopo l’esperienza, in verità prolungata, della pastorale durante la Settimana Santa. Anche stavolta sono stato a Venegara, la aldea vicino a La Grita, che avete imparato a conoscere dai miei reportage, visto che da due anni i momenti di missione natalizi e pasquali li vivo lì. I miei alunni diocesani mi prendono in giro e mi dicono che ormai io sono il parroco di Venegara. E così, nello scherzo, la notte di Pasqua, ringraziando tutti per l’affetto che mi dimostrano ogni volta che ci vado, mi sono autonominato “Viceparroco” per la zona di Venegara. Cosa che ho comunicato anche al parroco, con il quale c’è un ottimo rapporto e che si è fatto una bella risata. Di fatto, però, è normale che si intensifichino amicizia e relazioni, visto che ogni tanto ci vado anche per bussare a verdura per il seminario. E così mi invitano, sempre più spesso, a celebrare eventi della “aldea”: nozze, prime comunioni, funerali...

Il problema è che questo sta succedendo anche con altri due villaggi di montagna più piccoli (Babuquena e Palenque), dove vado ad aiutare, pur non appartenendo alla stessa parrocchia. Essi sono meno esigenti, però mi preoccupo, quando vado, di celebrare o aiutare anche da loro. E la voce si sparge, di questo padre “senza fissa occupazione”, per cui già da un altro villaggio la responsabile pastorale mi ha chiamato perché vada una domenica a celebrare Messa e visitare gli infermi. Questi ultimi villaggi, di fatto, vedono il sacerdote una volta al mese, e quasi sempre di corsa.

Ma torniamo alla Settimana Santa.

Il lavoro pastorale è iniziato il venerdì precedente alla Domenica delle Palme, quando si celebra in tutta la parrocchia la “Vergine dei dolori”, un’antica devozione, pare di origine spagnola, abolita dopo il Concilio Vaticano II, perché un doppione della festa dell’Addolorata in settembre. Partito alle tre del pomeriggio dal seminario e arrivato a Venegara alle 17.30, alle 18.00 inizio la S. Messa. Alla fine della quale una delle animatrici della cappella mi dice che il giorno dopo dovrei celebrare un funerale a La Grita, per Neimar, una giovane di 27 anni, tutti vissuti in un letto, capace di muovere solo gli occhi e ascoltare. Mi ospita la famiglia amica di Antonio e Mirian, coi loro due figli Javier e Neimar, in una stanza con bagno – un vero “lusso” per una esperienza di missione – approntata per il figlio Miguel, seminarista che sta studiando teologia a Roma.

Sabato mattina vado a trovare p. Melquiades, il parroco, nella sede centrale della parrocchia in Sabana Grande. Ci si saluta e mi annuncia che ha invitato una religiosa e alcuni laici del movimento “Verbum Dei”, tre dei quali staranno con me a Venegara. Nel pomeriggio celebro alle 15.00 il funerale, con la chiesa di “S. Maria de los Ángeles” gremita di fedeli. Mentre alle 20.00, nel santuario-parrocchia del S. Cristo, celebro il matrimonio di Francy, giovane catechista di Venegara. Scrivo in mattinata un sms a fray Jesus Alexer, rimasto in seminario per una Pascua Juvenil, per chiedergli come va e dirgli del funerale e matrimonio. Mi risponde ironico: “In fondo sono la stessa cosa!!!”, e mi da lo spunto per l’omelia del matrimonio.

Domenica delle Palme, per aver deciso di dare una mano a Babuquena e Palenque, celebro tre Messe, con rispettive benedizioni e processioni: alle 10.00 a Palenque; alle 14.00 a Babuquena e alle 17.00 in Venegara.

Il lunedì santo lo dedico intero alla comunità di Palenque e il martedì a quella di Babuquena, con un medesimo orario: mattina visita agli ammalati, pomeriggio confessioni e Celebrazione eucaristica. Dalle 8.30 circa alle 13.30 visita agli ammalati, che non vivono vicini tra loro e bisogna spostarsi in camionetta. Dalle 15.00 confessioni, che si prolungano fino alle 21.15 in Palenque e alle 22.30 in Babuquena, con la sola mezz’ora di interruzione per la Messa, alle 19.00.

Mercoledì del Nazareno, celebro alle 7.30 in Babuquena e mi trasferisco definitivamente a Venegara. Alle 10.00 mi aspettano per andare a benedire una cappella rurale in montagna (le foto si riferiscono a questo). Mezz’ora circa di sterrato in salita spesso ripida, con due camion 4x4, per arrivare in cima con tutta la gente della famiglia padrona del terreno. Una bella passeggiata ecologica e un momento di riposo. Nel pomeriggio, alle 14.30, Via Crucis verso la parrocchia di Sabana Grande (un’ora di cammino) e S. Messa comunitaria del Nazareno alle 16.00. In realtà inizierà alle 17.30 e io, che ho già celebrato, confesso per più di due ore.

Il Triduo Santo si svolge nella sua normalità liturgica e pastorale: celebrazioni, Via Crucis per il villaggio, confessioni, visite agli ammalati. Devo dire che la presenza dei laici di “Verbum Dei” è stata di grande utilità nell’animazione della gente e delle liturgie. Ai tre della prima ora si sono aggiunti due altre durante i giorni del Triduo. Con loro – Ciro, Elubia, Kaira, Yainet e Laura – si è creato un bel rapporto da subito e un bel condividere, al di là dell’aspetto prettamente pastorale.

Domenica di Pasqua, celebrata la Messa alle 10.30 del mattino, sono rimasto a La Grita, per permettere al parroco del S. Cristo di prendersi un paio di giorni di riposo. Qui ho confessato durante la Eucaristia della sera e, alle 19.30 sono andato a celebrare una ultima Messa di novenario di defunto nella casa della famiglia di questa. Il giorno dopo mi sono toccate quattro Messe, di cui l’ultima ancora una volta di novenario. Martedì, dopo la celebrazione al mattino, sono tornato in seminario.

In definitiva dieci giorni impegnativi, ma belli. Non saprei come definirli diversamente. È che questi posti nominati, che prima per me erano semplici nomi senza senso, ora fanno parte della mia vita e dei miei affetti, insieme alle persone che li abitano. Condividere con loro parte del mio tempo, mi fa sentire bene, un po’ più “a casa”, e conferisce maggiore pienezza alla mia esperienza e alla mia consacrazione.




1 commento:

Gianluigi Calcagnile ha detto...

Padre caro,
è sempre un piacere "sentirti": benedetto internet!
Ed è sempre un piacere vedere che ti doni con l'entusiasmo e la passione di sempre!
In tutti i tuoi resoconti, però, manca sempre il riferimento a qualcosa: ma a pallone quannu ciuechi??? Appese le scarpette al chiodo?
Un abbraccio "virtuale", nella speranza di rivederti presto!

Gianluigi