Alcune notizie su presenze, progetti e attività del seminario in questo inizio di anno sociale e scolastico.
Come si può vedere dalla foto, la comunità è composta da quattro formatori e sette formandi. Ai formatori dell’anno scorso (fray José Luis, fray Pedro e fray Matteo) si è aggiunto, dai primi di settembre, fray Jesùs Alexer, il quale dovrebbe rimanere con noi fino alla fine di luglio, quando partirà per l’Italia per specializzarsi in Teologia Biblica. È qui soprattutto per studiare un po’ di italiano, ebraico e greco, in vista degli studi a Roma. Intanto si prepara anche all’ordinazione diaconale e sacerdotale e ci aiuta nella formazione dei giovani seminaristi.
Per quello che si riferisce a questi ultimi, ho già detto che sono sette (è probabile che a gennaio entri un altro piccolo gruppo di cinque). Da quest’anno è partita l’esperienza dell’aspirantato per i nuovi entrati. Ci siamo accorti, confrontandoci anche con le esperienze delle altre case di formazione qui in Palmira, che è molto utile un tempo (un anno, più o meno) di inserimento graduale nella realtà seminaristica e di primo approccio al carisma di S. Francesco. Per cui i giovani in formazione, attualmente, sono sette: cinque aspiranti (Antonio, Edgardo, Enmanuele, Isanel e Wilmer) e due postulanti di secondo anno (“el abuelo” Eduardo e Yorman), che hanno in comune, a parte gli spazi logistici, la preghiera, i pasti e i turni di servizio.
Gli aspiranti hanno un orario che comprende lavoro manuale e formazione. Il lavoro consiste nel mantenimento dell’area verde della casa e nella pulizia degli ambienti adibiti ad ospitare ritiri e convivenze vocazionali. La formazione, con orari di classe tre giorni a settimana, comprende: taller psicologico; introduzione alla liturgia; lettura e commento del Regolamento del seminario; regole di urbanità; morfosintassi spagnola; catechismo; biografia di S. Francesco.
I postulanti frequentano la filosofia nella facoltà teologica situata nel seminario diocesano, a 300 mt da qui. Ricevono anche una formazione base di francescanesimo, in preparazione al noviziato.
Per quel che mi riguarda, compio oggi un mese dal ritorno in Venezuela. Dei miei primi giorni, fino all’anniversario dell’ordinazione sacerdotale, già vi ho scritto. Del resto non ci sono molte o significative aggiunte. È ripresa la vita normale, ordinaria, ritmata dall’orario del seminario e dall’insegnamento, ai quali si aggiungono sporadici impegni pastorali, in aiuto a sacerdoti o istituti di suore.
L’insegnamento e la preparazione delle lezioni mi porta via un po’ di tempo, perché mi sono trovato ad affrontare una situazione completamente imprevista nell’area biblica, dove sono impegnato. In pratica hanno rinunciato tre professori, per cui mi sono ritrovato solo, con l’aiuto di un altro mezzo specialista. Uniti, i due, formiamo una bella… miseria!!! Io che ero partito per l’Italia quasi sicuro (il dubbio sulla programmazione è un obbligo prudenziale a certe latitudini) di insegnare Ebraico e Introduzione al Nuovo Testamento – materie, cioè, che davo già da tre anni – e, se proprio ce ne fosse stato bisogno, anche all’Antico Testamento (3 ore settimanali), mi ritrovo invece a dare quest’ultimo corso e Letteratura Giovannea (3 ore), insieme naturalmente a Ebraico (2 ore). Vale a dire materie completamente nuove e inaspettate, che richiedono preparazione, ma alle quali non potevo rinunciare, per non mettere in grosse difficoltà l’Istituto e gli stessi alunni, e perché l’altro professore aveva già scelto l’Introduzione al Nuovo Testamento e le Lettere cattoliche (che non mi abbiano informato di questi cambi, ormai non mi meraviglia più…).
Mi ritrovo così a dover leggere abbastanza per preparare le lezioni. Il che mi aiuta, in verità, ad approfondire cose belle e importanti. Sto scoprendo e apprezzando il vangelo di Giovanni, grazie a un bel commentario e altre letture sparse. Mi sono fatto così la fama di “come libros” (divoratore di libri), perché mi vedono leggere spesso e volentieri. Infatti, cerco si studiare camminando sotto il porticato, all’aria aperta, evitando di stare troppo tempo seduto. Un po’ come fa a Copertino il mio amico Ninì. Ho dovuto anche spiegare a un seminarista, che si meravigliava del tempo che trascorro a leggere, che questo è parte del mio lavoro e non solo gusto personale.
Per il possibile non mi sottraggo agli aiuti pastorali, come accennato prima (soprattutto celebrazione di messe e confessioni), sempre che non cozzino con i miei impegni in seminario. Il giovedì mattina mi reco a Tariba (15 minuti di macchina) per celebrare messa nel collegio Nazareth, alle 7.15, per i ragazzi delle superiori, e poi sono disponibile per le confessioni degli alunni. All’inizio non veniva quasi nessuno a confessarsi. L’ultima volta erano circa venti, e mi hanno messo in difficoltà perché alle 10.30 ho lezione di ebraico. Si sarà sparsa la voce che sono di manica larga?!? O forse è stata solo una contingenza particolare.
Il mercoledì, dalle 20.00 alle 21.00, animo una catechesi sugli Atti degli Apostoli per il movimento di “Verbo y Vida”, a S. Cristobal, a mezz’ora di macchina. Ma per questo mi vengono a cercare e mi riportano una volta terminato.
Il martedì pomeriggio incontro i due postulanti, per la formazione francescana in preparazione al noviziato.
Insomma, non ho tempo di annoiarmi. Anzi, spesso il tempo mi manca per attendere ad altre cose. La sensazione è a volte strana, se ripenso ai miei anni di ministero in Puglia, immerso nell’attività pastorale, quasi obbligato (non nego che ho le mie colpe) a mettere tra parentesi gli studi biblici. Per poi ritrovarmi, come già dicevo in altre occasioni, dopo vent’anni, sfidato ad insegnare Bibbia e considerato “professore”, quindi nell’area della intellettualità. Per carità, non rinnego niente degli anni e delle esperienze pugliesi. Ci mancherebbe altro! Sono un vero dono di Dio alla mia persona. Non mi sento in conflitto né col passato né col presente. Sto imparando a vivere la vita come viene, il che non è difficile, considerati i privilegi che essa mi ha riservato finora. Spero solo che Dio mi aiuti a continuare, malgrado le mie resistenze e testardaggini, anche in momenti più delicati, quando e qualora si presentassero.