giovedì 18 giugno 2009

Giorni movimentati


Nell’ultimo post facevo accenno al fatto che, da due mesi e mezzo a questa parte, i miei fine settimana sono stati alquanto “travagliati”, nel senso più spagnolo del termine, con riferenza al “lavoro” (=“trabajo”). Stavo notando che in tutto questo tempo, a partire dalla domenica precedente a quella delle Palme (5 aprile), solo una domenica ho celebrato in seminario. Tutte le altre volte sono stato fuori, per aiutare nei nostri conventi o qualche sacerdote in difficoltà. Non è propriamente comodo vivere così e non è “normale” (la normalità è l’altra), però mi pare giusto non chiudersi a tali richieste di aiuto pastorale. Per di più, come dicevo nel precedente post, questo incontro con il popolo di Dio nelle sue realtà esistenziali, mi gratifica umanamente e sacerdotalmente. Addirittura mi sembra di peccare un po’ di egoismo, accettando richieste incomode ma che so già gratificanti.
Le ultime “uscite” sono state a Venegara, a fine maggio, per la festa del santo patrono, Isidro labrador (Isidoro il contadino); al santuario del S. Cristo a La Grita, la settimana seguente; e a Caracas, sabato e domenica passati.
A Venegara ho celebrato due S. Messe “complesse”. Sabato sera si celebravano, in una volta: chiusura del mese di maggio, vigilia di Pentecoste e ringraziamento per i 15 anni di una ragazza (già ho scritto dell’importanza di questa ricorrenza nella vita di una donna; è la sua entrata in società). Domenica mattina c’erano: festa di Pentecoste; celebrazione del Santo Patrono e prime comunioni. Insomma, un bell’equilibrismo per farci entrare tutti.
A La Grita sono arrivato il sabato successivo alle 17.15 e un quarto d’ora dopo ero sull’altare per la prima Messa. Ci sono sceso alle 20.00, dopo tre messe consecutive. Il giorno dopo, solennità della Trinità, prima messa, radiotrasmessa, alle 8.00; quindi alle 10.00 e funerale alle 11.30. Ripartenza alle tre del pomeriggio, dopo aver pranzato e chiacchierato un momento con un anziano originario di Molfetta. Viaggio accompagnato da una pioggia battente e in mezzo alle nuvole basse del Paramo del Zumbador. Uno spettacolo novembrino...
Infine, la settimana scorsa sono andato a Guanare per salutare Eugenio, Elisabetta e le bimbe, prima del loro ritorno definitivo in Italia. È stato bello trascorrere con loro un paio d’ore, giocando con le figlie e ascoltando il loro stato d’animo, misto di allegria per il ritorno, e di malinconia per la partenza. Ho avuto occasione anche di conoscere un paesano di Monte S. Angelo, incontrato per caso da Eugenio, che vive in Venezuela dal 1957 ed ha un negozio di scarpe nella città. I miei conoscevano bene la sua famiglia, visto che il papà era sarto, come mio nonno e mio padre. Quindi a Caracas per incontrare i due frati che si preparano per il sacerdozio e stilare un programma di formazione minima. Naturalmente è stata l’occasione per condividere alcune ore con i miei parenti che non vedevo da circa un anno. In entrambi i casi non è mancata l’occasione, addirittura cercata, di aiutare i frati nella loro pastorale parrocchiale.

Nessun commento: