Mercoledí
12 giugno 2013. Ancora
una volta scrivo in viaggio, approfittando delle ore lunghe che mi riportano in
Venezuela. Stamane l’ultimo distacco, da mia sorella e dall’Italia. Il cielo
annunciava una bella giornata su Bologna. La voglia di godersela, tanta. La
mente già proiettata verso il Venezuela, che pure amo e sento mio. Il cuore
ancora in difficoltà a staccarsi per volare e atterrare in un altro mondo, dove
anche lo attendono affetto e amicizia. L’abbraccio con Lina è continuato oltre
l’aeroporto. Ogni volta che ci lasciamo sento come se prendesse forma la voglia
di recuperare tanto tempo non condiviso. Le giornate insieme hanno sempre il
sapore della brevità e risultano corte. Sto bene a Sasso Marconi. Lina e Leo mi fanno sentire a casa. Lina poi esagera
nelle attenzioni. Godo della presenza dei loro amici, ora anche un po’ miei. È
occasione per incontrare amici miei che vivono da queste parti. In modo
particolare, stavolta, mi ha fatto piacere rivedere gli amici di Concesio e
passare del tempo con loro. Soprattutto siamo dati appuntamento per passare una
giornata insieme, lasciandoci cullare dal ritornello del “ricordate?” e
abbandonandoci al racconto degli anni e a chiare risate. Abbiamo pranzato e
celebrato messa in casa di Liliana, nostra mamma adottiva dei tempi del
postulato.
Ma andiamo con ordine nei ricordi di
questi due mesi passati in Italia, scandendone le tappe. Sarebbe troppo lungo
fissare tutto nello scritto, ma alcune cose le voglio registrare più per me,
per riportarle al cuore attraverso la lettura, qualora decidessi accostare gli
occhi alla memoria.
Madrid (13-16 aprile) – Sono partito da Caracas venerdí 12
aprile e giunto a Madrid la mattina dopo. Ho voluto fare uno scalo di tre
giorni per salutare alcuni amici que vivono qui. All’aeroporto mi aspettavano
Mariaje e Juanma, con i quali ho condiviso vari momenti e ho potuto conoscere
la loro bella figlia Beatriz. Mi hanno ospitato i frati del convento del
Rosario, nel quartiere Batán. Ho vissuto una preziosa familiarità con i frati di
comunità (Angel Mariano, Enrique, Luis Esteban e Juan) e con i fedeli della
parrocchia. Un pomeriggio l’ho passato insieme a padre Javier, giovane oblato
conosciuto in Venezuela, e a due seminaristi del Táchira che studiano a Madrid.
Un altro con padre Agapito, passionista. All’inizio pensavo che avrei potuto
programmare un giorno in meno a Madrid; alla fine ho ringraziato Dio per
l’esperienza di fraternità e amicizia.
Trani (Capitolo provinciale) – Davvero bello passare due settimane
(ultima di aprile e prima di giugno) con i frati della Puglia, fratelli da una
vita. Si è condivisa la gioia di stare insieme, oltre che spazi e momenti. Le
suore della casa hanno vegliato come madri sul nostro stare bene. Alcune visite
di amici hanno reso ancora più ricca e piacevole la nostra permanenza. Ci sono
state naturali divergenze su alcuni aspetti della Provincia e della Custodia,
senza però mai perdere la stima e l’affetto reciproci. Splendide e riposanti le
passeggiate serali sul lungomare, direzione cattedrale. Trani è magica. Di sera
aumenta il suo fascino. Mi porto nel cuore ogni momento.
Monte Sant’Angelo (1-31 maggio) – Il 1º maggio, dopo 18 giorni dalla mia
partenza dal Venezuela, ho assaporato la fortuna di rivedere il mio splendido
paese e i miei genitori. Infatti, dopo Madrid, oltre alla partecipazione alla
prima parte del Capitolo provinciale, sono stato a Gravina in Puglia per
l’ordinazione sacerdotale di fra Graziano, e a Copertino. Luoghi che mi hanno
visto sacerdote per i miei primi 18 anni di ministero e che non potrò mai
dementicare, insieme alla gente che Dio ha voluto mettere accanto al mio
camminare e ai miei ruzzoloni.
È primavera. La mia prima a Monte in
questi anni venezuelani. Il clima è gradevole. La natura risplende con i suoi
migliori colori, aprendosi a nuova vita, dopo la morte invernale. Nel percorso
di avvicinamento a Monte, ho potuto contemplare il paesaggio cambiante: le
mille sfumature di verde delle zone coltivate, degli alberi e delle piante
selvatiche; il giallo intenso delle ginestre, macchiato dal rosso dei
fiammeggianti papaveri; la vista del mare del golfo di Manfredonia, allargarsi
sempre più man mano che il pullman guadagnava metri in salita, verso la mia
montagna. Uno spettacolo!! O, forse, è che non sono obiettivo. Ma come potrei
esserlo?!?...
Che aggiungere a quello che ho scritto nel
post precedente su Monte? Un mese da favola, senza vivere nient’altro che la
normalità, intensamente, in tutta la sua densità. Dalla permanenza prolungata
in casa con i miei, agli incontri sempre arricchenti con le persone e i frati.
Dal paesaggio alle parole. Riporto alcune cose, cosciente di essere debitore
alle altre taciute.
Ho potuto passare due splendide mezze
giornate con i sacerdoti e i religiosi di Monte, insieme al vescovo mons.
Michele Castoro. Ogni volta mi rallegra essere accolto come parte ministeriale
di questa chiesa locale. Sono grato a loro e a tutti i montanari per come mi
fanno sentire uno di loro, di casa.
L’8 maggio ho conosciuto, per caso, dopo
la celebrazione della messa solenne in onore di S. Michele, Gamma, venezuelana
di Barquisimeto e i suoi due amici. Sorprendente la sua intensa devozione al
nostro Arcangelo, molto popolare e latinoamericana nelle forme ed espressioni. Ci
siamo dati appuntamento in Venezuela, accomunati da questo legame a S. Michele.
Lo stesso giorno mi è costato emotivamente
celebrare il primo anniversario di morte di zio Michele, a Manfredonia. Porto
però nel cuore i momenti successivi in casa di zia Graziella e il pomeriggio
trascorso con lei, Lino, Concetta, Flavia e Sveva. Bello anche il poter
rivedere mia cugina Caterina. Il Signore mi ha donato parenti che fanno più
ricca la mia vita familiare. E che dire poi dei tanti amici, di Monte e da
fuori, che hanno riempito di presenze e gioia le mie giornate?!? Particolare la
visita di Mimmo e Mariella, insieme ai loro tre figli, in occasione del 25º del
loro matrimonio. Se non mi inganna la memoria, è stato il primo matrimonio da
me celebrato, in quel di Porto Cesareo. Abbiamo celebrato una messa di
ringraziamento molto intima, nella cappellina splendida della chiesa di S.
Francesco, solo noi sei.
Mi ha fatto piacere passare del tempo con
i frati del convento: fra Gian Paolo, fra Francesco Antonio, fra Salvatore
Sabato (dall’Indonesia, qui per un periodo sabbatico), ai quali si è aggiunto,
nell’ultima settimana, fra José Antonio Cristancho. Ho goduto dell’accoglienza
e delle messe celebrate a S. Francesco la mattina dei giorni feriali, con i pochi
anziani presenti, e alla Trinità la
domenica.
Due inviti a cena sono stati molto
particolari. La prima a casa in Franco Salcuni, a Macchia, insieme ad amici di
vecchia data e recenti, oltre a persone non conosciute prima. Differenze di
età, formazione e credi; ma clima simpatico di amicizia condivisa. Con alcuni
si è instaurato un interessante dialogo sulla fede, che si è prolungato fino a
tarda ora, e che mi ha reso più ricco, attraverso le diverse esperienze e il
confronto rispettoso. Sono tornato alle due del mattino. Cosa alla quale i miei
sono poco abituati e che ha portato mio padre a chiamarmi al cellulare,
all’una, per sincerarsi se stessi bene. Commovente!! La seconda cena con gli
amici del liceo che vivono a Monte. Alcuni non li vedevo da parecchio. Siamo
stati davvero bene, cullati dai ricordi e accompagnati dagli anni trascorsi. Il
racconto delle nostre vite, seppur riassunto e frammentato, mi ha trasmesso
gioia ed emozione. Ho avuto la conferma di quanto sia stato fortunato e di come
il Signore mi abbia sempre circondato di belle persone.
Ripeto, sarebbe lungo fare l’elenco di
tutte le persone che hanno riempito le mie giornate di volti e storie, di
parole e allegria, di silenzi e riflessioni. Porto tutti e tutte nella mente,
ma ancor più nel cuore. A voi il mio grazie.. per esserci stati... per esserci.
Dio vi benedica e custodisca!