È trascorsa una settimana dal mio arrivo in Venezuela... Giornate segnate da una certa freneticità negli spostamenti e nell’assunzione degli impegni quotidiani.
L’8 ottobre sono partito da Roma (dove ero arrivato il giorno prima dalla mia amata Monte) alle 12.00 circa, per giungere a Caracas intorno alle 16.00 ora locale (le 22.30 in Italia). Ho viaggiato in compagnia di fra Gianbattista Buonamano, responsabile per l’Italia dell’animazione missionaria. All’aeroporto abbiamo svolto con rapidità e senza problemi tutti i vari adempimenti. Accolti da fra Germano, ci siamo diretti al nostro convento.
L'indomani ho accompagnato fra Gianbattista a visitare il centro storico, e a mezzogiorno ci aspettava zia Maria per una pastasciutta che è servita a lenire la fame e il distacco dalla cucina italiana. Alle 16.30 ero in metropolitana per raggiungere la stazione degli autobus e alle 18.00 partivo per S. Cristobal, dove sono arrivato il giorno seguente, poco dopo l’alba.
L’8 ottobre sono partito da Roma (dove ero arrivato il giorno prima dalla mia amata Monte) alle 12.00 circa, per giungere a Caracas intorno alle 16.00 ora locale (le 22.30 in Italia). Ho viaggiato in compagnia di fra Gianbattista Buonamano, responsabile per l’Italia dell’animazione missionaria. All’aeroporto abbiamo svolto con rapidità e senza problemi tutti i vari adempimenti. Accolti da fra Germano, ci siamo diretti al nostro convento.
L'indomani ho accompagnato fra Gianbattista a visitare il centro storico, e a mezzogiorno ci aspettava zia Maria per una pastasciutta che è servita a lenire la fame e il distacco dalla cucina italiana. Alle 16.30 ero in metropolitana per raggiungere la stazione degli autobus e alle 18.00 partivo per S. Cristobal, dove sono arrivato il giorno seguente, poco dopo l’alba.
Il 10 ottobre ho celebrato i miei 21 anni di ordinazione sacerdotale. In pieno anonimato. Nessuno qui si è ricordato dell’evento (dall’Italia ho ricevuto qualche telefonata e messaggi); ma la cosa non mi ha dato alcun fastidio. Ci ho tenuto a stare qui in questa data perché lo avevo promesso ai 5 frati che oggi ricevono il titolo in teologia e che lasceranno il seminario per le rispettive comunità alle quali sono stati destinati. La cerimonia di consegna nell’aula magna dell’istituto è solenne e pomposa a un tempo, qualcosa a cui tutti tengono molto. I neolaureati si rivestono di toga e berretto, come il consiglio dei professori universitari, che però hanno stole differenti. Tra questi ultimi avrei dovuto esserci anch’io, ma mi sono fermamente rifiutato: mi sentivo ridicolo quanto al “travestimento”, e a disagio quanto all’altisonanza del ruolo. La cosa più bella è stata l’omelia del vescovo durante la Messa, nella quale invitava a non sentirsi arrivati nella ricerca scientifica e nella curiosità teologica; a sviluppare un pensiero solido nella ricerca del bene, e plausibilmente critico verso ogni tradimento della verità; a non cullarsi o gloriarsi di titoli, che possono risultare vuoti e favorire la mediocrità, se non supportati dalla vita e dal servizio.
Domenica 12 ho potuto riabbracciare, anche fisicamente, coloro che normalmente frequentano la cappella del seminario per la Messa festiva e che costituiscono una parte dei nostri amici. Nel pomeriggio, a sorpresa, mi è stato offerto di andare allo stadio per assistere alla partita di eliminatorie per i mondiali del 2010 tra Venezuela e... Brasile!!! Il possessore dell’entrata aveva problemi di stomaco, per cui il nostro amico Alirio, che già aveva offerto un ingresso a fray José Luis, mi ha chiamato per chiedermi se volevo aggregarmi a loro. La risposta era ovvia. Ci pensate?!? Julio César, Maicon, Juan, Lucio, Kleber, Josué, Gilberto Silva, Elano, Kaká, Adriano, Robinho. Il risultato giá lo conoscete. Lo spettacolo non è stato proprio all’altezza dei nomi.
Ora ho ripreso in pieno la vita del seminario e l’insegnamento all’Istituto di teologia. Quanto al primo, siamo anche quest’anno in 15: 5 postulanti nuovi; 6 prenovizi; 4 postnovizi. Le materie di questo semestre sono: Introduzione al Nuovo Testamento (3 ore) e Ebraico (2 ore). Diverse in contenuti e ore da quelle annunciatemi prima di partire per l’Italia; ma tanto, questo non mi sorprende più.
Solo cronaca e nessuna considerazione?!? Vale quanto scritto già negli anni precedenti. Sento di avere due case e due realtà familiari: la italiana e la venezuelana; per cui sto bene in entrambi i luoghi. Non sempre una famiglia allargata è sinonimo di ricchezza; nel mio caso sì. E mi costa partire per l’Italia e dall’Italia. Che complicata bellezza è il cuore umano e il mondo degli affetti!!! Un bacio a tutti.