11 gennaio 2014 – Di prima mattina fray Javier Mora mi
accompagna all’aeroporto di Maiquetía. Sono diretto in Messico, per l’incontro
dei responsabili dei frati nelle differenti realtà dell’America Latina. Ci
imbattiamo in una coda, non molto lunga per fortuna, di coloro che sono diretti
al mare, essendo sabato. I controlli all’aeroporto sono molto più rapidi che le
altre volte che sono partito. Alle 12.45 circa decolliamo verso Panama, dove
giungo due ore più tardi.
Mi tocca aspettare circa 4 ore prima della
coincidenza per Città del Messico. Appena sceso dall’aereo passo di fronte alla
cappella dell’aeroporto. Ne approfitto per fermarmi un’oretta in preghiera.
Daltronde non c’è nessuna fretta... Entra varia gente. Non molta; ma certo più
di quanto mi sarei aspettato. Scopro poi che il collegamento libero alla rete
wireless dell’aeroporto è molto buono, anche se limitato a due ore per ogni
passeggero. Mi collego allora alla rete e passo il tempo tra notizie, posta
elettronica e social network.
L’aereo diretto in Messico parte puntuale.
Mi assegnano l’ultima fila. Stranamente è uno dei posti che preferisco, perché
vicino al bagno e perché sempre con posti liberi. Infatti posso spostarmi al
finestrino, anche se non è il mio posto. Il tempo passa in fretta, tra il
mangiare e la visione di un bellissimo film: Il Maggiordomo (The Butler). Città
del Messico mi sorprende e rapisce, improvvisa, lì in basso, con la sua distesa
infinita di lampadine accese nella notte. Scopro poi che ha 22 milioni di
abitanti!!!... tra la città vera e propria e le zone satelliti. Ma è un
tutt’uno, senza soluzione di continuità. Là sotto immagino ci sia il caos
tipico delle metropoli; ma dall’alto si sorvola un silenzioso e stupendo mare
di luci. Arrivo puntuale ed esco presto dall’aeroporto, desideroso di
incontrare il frate che mi aspetta ed andare al convento. Sono le 10 di sera
(11.30 in Venezuela). Ma, con mia grande sorpresa, non vedo nessuno. Dopo circa
20 minuti arriva fray Jorge e mi porta al convento de El Valle de Aragón, che è
più vicino all’aeroporto rispetto al seminario, dove terremo il nostro
incontro.
12 gennaio – Dopo colazione, fray José Luis mi viene a
prendere, accompagnato da altri frati che sono arrivati questa mattina, e ci
porta tutti al seminario di Cuautitlán Izcalli. Qui vivo una giornata di
transizione, in attesa dell’inizio vero e proprio dei lavori, domani. Al
mattino la messa con il popolo nella cappella del seminario; nel pomeriggio
vado a visitare la bella chiesa della vicina abbazia benedettina. Nei dintorni
ci sono il seminario diocesano, la casa della conferenza episcopale e alcuni
monasteri. Un piccolo Monte Athos cattolico. Intanto sto familiarizzando con la
cucina messicana e i suoi gusti piccanti.
17 gennaio: Santuario de la Virgen de
Guadalupe – Nel
pomeriggio è prevista la visita al santuario della patrona dell’America Latina,
con la celebrazione della Messa. Per questa, al nostro gruppo viene assegnato
un luogo speciale: l’altare della cappella superiore, proprio di fronte al
principale, in basso nella chiesa. Il problema è che, in contemporanea, si
celebra nei due luoghi, con conseguente sovrapposizione di momenti e la voce
microfonata dell’altro celebrante che invade i nostri spazi acustici!!
All’inizio sento sgomento e fastidio, condiviso dai miei amici frati; poi,
anche con un pizzico di humor, recuperiamo calma e sacralità liturgica. Non
capisco perché non ci abbiano fatto concelebrare durante la Messa d’orario,
visto che vi era un solo sacerdote in un presbiterio che ne può comodamente
contenere un centinaio.
Dopo la Messa, nel poco tempo che resta
prima di tornare, visitiamo la bella chiesa moderna e ci fermiamo un po’ in
preghiera davanti alla sacra immagine della Vergine. In verità, il tempo è
davvero poco per godere del luogo e del momento. Meno male che avrò la
possibilità, nei giorni seguenti, di ritornare altre due volte, sia per momenti
di preghiera più prolungati, sia per visitare altre zone del complessa
santuariale, come la cima del Tepeyac, che ricorda il miracolo delle rose; o la
“Capilla de los indios”, luogo che conservò all’inizio l’icona mariana e dove
visse S. Juan Diego fino alla morte; o la chiesa antica, con le sue pareti
storte a causa del cedimento del terreno. Saprò poi che tutta Città del Messico
è costruita su un grande lago sotterraneo...
20-24 gennaio:
Giorni di ulteriore permanenza – Si tratta di alcuni giorni in più di permanenza in questo splendido paese,
fatto di gente amabile, cultura millenaria e sapori variegati. Non è stato
facile ottenere il biglietto per questa assemblea della Falc, per via della
situazione sociale, politica ed economica in cui versa il Venezuela, per cui le
date sono state quasi obbligate. Allo stesso tempo assumo questi giorni di
“vacanze obbligate” come un vero dono di Dio. Insieme a me rimangono anche fray
Walter, della Delegazione di Costarica, fray Marcio e fray Grevin, della
Custodia di America Centrale. Altri tre frati si recano a visitare Acapulco,
meta per me impossibile a causa dei costi altissimi per qualsiasi venezuelano
che viaggi all’estero se non usufruisce dei dollari a cambio preferenziale. Mi
diranno poi che sono stati in un albergo, pagando relativamente poco per notte:
40 dollari a persona... vale a dire lo stipendio base di un mese in
Venezuela!!!
22 gennaio: Città del Messico – Accompagnati da un postulante, ci
rechiamo alla metro della città per andare a visitare il centro. La prima tappa
è la Torre Latinoamericana,
l’edificio più alto di tutta la città. Dall’alto la vista non è bellissima,
però è emozionante guardare il tutto là in basso. Visitiamo poi la splendida chiesa francescana di San Bernardino, la
Cattedrale con il “Zócalo”, cioè
l’ampia piazza antistante. Dopo pranzo ci avventuriamo in una lunga passeggiata
dal Zócalo al Castello di Chapultepec,
antica residenza dei re azteca e dei governanti successivi. È un percorso
abbastanza lungo, che copre tutto il Paseo
Reforma; credo che la guida non avesse calcolato bene le distanze. In tutti
i modi è davvero piacevole e bello, anche se arriviamo alla meta piuttosto
stanchi, specie dopo dieci giorni quasi sempre da seduti.
23 gennaio: Città del Messico – Il giorno inizia con la visita e la
celebrazione eucaristica alle nostre sorelle clarisse, insieme a fray Marcio e
fray Jorge. Dopo la messa ci invitano a fare colazione con loro, ed è un bel
momento di condivisione. Appena tornati in convento, ripartiamo insieme a fray
Raúl verso il santuario de la Virgen de
Guadalupe. Il pranzo è presso l’altra comunità della città, dove mangiamo
pasta all’italiana, insieme a fray Massimiliano Gangi, siciliano, fray Paulino
e fray Oscar. Nel pomeriggio ci viene proposto di andare a visitare Xochimilco, la Venezia del Messico.
Naturalmente accettiamo. Il percorso turistico attraverso i canali è ridotto, a
causa del tempo a disposizione. In una tipica imbarcazione scivoliamo lungo i
canali, circondati da case piuttosto povere, a parte qualche eccezione. Per il
fatto che ci si muove lungo canali d’acqua, ultimo residuo dell’antico lago che
circondava la città-isola degli aztechi, si può pensare a Venezia; ma la realtà
è molto diversa e il paragone è perlomeno azzardato. È però qualcosa di
caratteristico e mi piace l’esperienza, giunta del tutto imprevista. Quando già
è sera, visitiamo anche qui l’antico complesso monumentale della chiesa e
convento francescani, oggi parrocchia. Siamo accolti molto cordialmente dal
parroco.
24 gennaio: El Valle de Aragón – Decido dedicare questo giorno a
preparare la partenza, domani alle sei del mattino. Mi accompagneranno
all’aeroporto alle tre di notte. Mi “obbligano” a presiedere la Messa
parrocchiale del mattino, ed è bello ritornare a celebrare insieme al popolo di
Dio. Mi dedico a riprendere contatto con il mio mondo, attraverso internet. Per
il resto, tutto molto sereno, in uno spirito di fraternità davvero bello da
parte dei frati messicani nei nostri confronti. Dopo cena decido di non
mettermi a dormire, visto che non ho una sveglia. Guardo un film attraverso
internet e all’una del mattino mi pongo a passeggiare nel cortile per non
prendere sonno. Alle tre, puntuali, usciamo dal portone del convento e in breve
siamo all’aeroporto. Saluto il Messico dal finestrino dell’aereo, grato a Dio
per l’esperienza fatta e per i frati che mi ha fatto incontrare e che hanno
reso piacevole la mia permanenza qui, facendomi sentire uno di loro, in
famiglia.
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