domenica 3 marzo 2024

65 anni

Questa volta il mio compleanno è caduto di domenica, per cui sono stato impegnato maggiormente da un punto di vista pastorale. In verità avrei avuto la mattinata libera, ma don Fabrizio mi ha chiesto di aiutarlo con la celebrazione della Messa delle 10.30 a Torre Lapillo. Vado comunque sempre volentieri a celebrare là, sia per la buona partecipazione della gente, sia per la vicinanza al mare. Dopo la Messa, il mio amico Vittorio Damanzo mi ha invitato al bar di fronte per un caffè, insieme a sua moglie e una coppia di loro amici, ignari del mio compleanno. Abbiamo trascorso quasi un'ora in piacevole conversazione, cercando di far affiorare nel mare dei ricordi episodi e persone legati al nostro anno di seminario a Monte, nel lontano 1973-74. Naturalmente a mezzogiorno i miei frati mi hanno festeggiato con il taglio della torta; cerimonia ripetuta con i laici nella Sala Francescana, dopo la celebrazione vespertina. Il resto del tempo l'ho passato, come ogni anno, a rispondere alle telefonate e ai messaggi di auguri arrivati via whatsapp, cosa che non sono ancora riuscito a fare con quelli arrivati su facebook.

A proposito delle torte, entrambe avevano una mia foto sopra, in materiale commestibile. È stato singolare vedere come venivo fatto "a pezzi" durante il taglio della torta e la sua distribuzione ai presenti. Ognuno riceveva un frammento della mia foto e lo mangiava. Ho pensato che in fondo la mia persona e la mia storia sono un insieme di frammenti, di momenti, di attimi, che formano però una unità, la mia. I sapori variano, pur se di poco, in base agli ingredienti in ogni pezzo e alla loro quantità, ma soprattutto in base al gusto di ogni singola persona. Mi fa piacere pensare che tante persone, durante questi miei 65 anni, hanno ricevuto un pezzo della mia vita. Spero sia loro servito, e che la condivisione sia stata per loro fruttuosa, dolce e leggera. Da parte mia chiedo perdono se a volte, pur non volendolo, sono stato indigesto per qualcuno, o procurato amarezza; spero che il buon Dio abbia rimediato ai miei errori. Io oggi mi sento arricchito, nella mia storia e nella mia persona, da tutto e da tutti.

 56, anni speculari di 65 – È l’ultima possibilità che ho, nella decade dei 60 anni, di continuare con questo gioco dell’anno allo specchio. Dai 66 in poi non potrò più per ovvie ragioni matematiche. Dovrò attendere i 70, e sperare di avere ancora voglia di giocare questo gioco, ma soprattutto di avere memoria per farlo.

56 anni: 2015. Sono andato sul mio blog per rileggere come avevo vissuto il mio compleanno numero 56, già in Venezuela, e stranamente non ho trovato niente. Vi è la descrizione dei giorni immediatamente precedenti, trascorsi tra Quito e Bogotà, ma dell’11 febbraio non esiste traccia scritta, e nemmeno ho memoria di come l’ho vissuto o di cosa abbia fatto. Non so spiegare perché non ho scritto niente, il motivo di questo vuoto testimoniale inerente a una consuetudine direi consolidata, portata avanti negli anni precedenti al 2015 e nei seguenti.

In ogni caso, il 2015 è stato l’ultimo anno del mio quadriennio da custode in Venezuela. Un'esperienza a volte difficile, con imprevisti fraterni (la morte di fray Edisson, l’uscita dall’Ordine di fray Johan, l’abbandono del ministero da parte di fray Jesús, ecc.) e istituzionali (cambio in corso di comunità, mia itineranza fuori da Guanare per tappare i buchi creatisi nelle fraternità di Barinas e Palmira), e purtuttavia arricchente in quanto ad esperienza e relazioni umane con frati e laici. Ho accettato l’incarico per rispetto alla volontà dei miei fratelli venezuelani che mi avevano votato, ma con riserve interiori circa le mie capacità organizzative, la gestione dei rapporti con le istituzioni e la burocrazia, le questioni socio amministrative: cose per le quali non mi sento molto portato.  Nel mio servizio di custode mi sono quindi proposto e preoccupato di puntare al valore delle relazioni, a presentarmi e pormi come padre e fratello, sulla scia di quello che San Francesco chiede particolarmente a un ministro della fraternità, e come tale credo di essere stato percepito e accolto.

Più in generale, sento di poter affermare che la fraternità sperimentata in terra venezuelana è ciò che maggiormente ha marcato la mia presenza in quella regione benedetta, tra quella gente generosa e ospitale. Da subito mi sono sentito parte di quella terra e di quella cultura; dai venezuelani, frati e laici, sono stato accolto e trattato come un fratello. Inviato in Venezuela per dare, ho piuttosto ricevuto, e in abbondanza. 

 Festival di Sanremo – Come da tradizione, una parola sul festival, che ha vissuto il suo ultimo atto la sera di sabato 10. La canzone vincitrice, quindi, è stata proclamata proprio nelle prime ore di domenica 11 febbraio. Io naturalmente ho appreso della vittoria di Angelina Mango solo dopo essermi svegliato. Già sapete che non seguo il festival perché non mi attira; quest'anno poi ho guardato solo qualche breve spezzone, ancora meno degli altri anni.

La canzone vincitrice è stata “La noia”, di Angelina Mango (non ci si è distaccati molto dal cognome del vincitore dello scorso anno: Mengoni). Ho apprezzato che si trattasse di una "cumbia" (è per il mio animo mezzo latinoamericano), ma il testo non mi ha preso molto. Ho ascoltato solo poche canzoni e non posso dire che mi abbiano entusiasmato, né in quanto a parole, né in quanto a musica. Quelle che maggiormente passano per le radio mi sembra che puntino più sulla orecchiabilità che su altro, a mo’ di tormentone. Ma forse, anzi di sicuro, sono io che non capisco, con i miei gusti retrò da sessantacinquenne.





lunedì 31 luglio 2023

Guanare - Barinas - Caracas (25-30 luglio)

VIAGGIO IN VENEZUELA

GUANARE - BARINAS - CARACAS (25-30 LUGLIO)

Ex ministranti de La Culata
Sono agli sgoccioli della mia visita al Venezuela. Giorni di avvicinamento alla partenza, visitando brevemente le altre comunità dove ho vissuto esperienze pastorali. Anche se più fugaci rispetto a Palmira e Pueblo Lllano, tuttavia profonde e significative, con belle relazioni di amicizia. 

Martedì 25 - L'appuntamento con fray Franklin, che mi porterà a Guanare, è presso il ponte sulla statale per Mérida, alle 10.30. Insieme a lui viaggiano 3 postnovizi. Sistemati i bagagli e versata con una pompa manuale benzina nel serbatoio della macchina partiamo. Facciamo sosta a Barinas, in un ristorante, per il pranzo (cachama frita, tostones, riso e insalata), squisito ed economico. Arrivati a Guanare, restiamo senza luce per almeno 3 ore. La gente ormai vi ha fatto il callo. Le mancanze di energia elettrica sono un problema persistente in tutta Venezuela. Non vi è una logica in tutto questo, per cui non sai mai quando la corrente possa mancare e quanto durerà.

Mercoledì 26 - Insieme a fray Franklin, custode, a fray Juan Gregorio, guardiano, e a fray Pietro andiamo a fare visita al vescovo di Guanare, da poco eletto, mons. Owaldo. È un dialogo bello e sincero, in un clima di vera fraternità. Ne usciamo contenti e incoraggiati. Al pomeriggio fray Avilio mi porta alla cappella di Fatima per la celebrazione dell'Eucaristia. Mi sento in famiglia, perché varie volte ho celebrato qui durante l'anno e mezzo di presenza a Guanare. Non c'è tanta gente come le domeniche, tuttavia saluto volentieri le persone presenti che conosco. All'arrivo in convento mi aspettano Walter "el chino", la moglie Andreina (ex giovani della Gifra) e la figlioletta Alma. Rimaniamo a chiacchierare fuori del portone, e si uniscono a noi Waldemar, giovane ministro dell'OFS locale, Chema e sua moglie Nancy. Ci si racconta e si ride come amici che si ritrovano dopo tempo.

Giovedì 27 - Partenza con Franklin alle 7.00 per Barinas; arrivo alle 8.15 e colazione. Mentre mangiamo siamo informati del numero di Ss. Messe del giorno: 8.30, 10.00, 14.00 (Messe di grado) e 17.00 in parrocchia; 10.00 per studenti di 5º anno (16-17 anni) nella cappella di "Mi Jardín", barrio molto popolare. Chiedo di poter andare a celebrare questa Messa, perché durante la mia permanenza di circa 8 mesi a Barinas ero l'incaricato della comunità. Allora celebravo su un terreno all'aperto, spesso al cospetto di moscerini e zanzare, ora è stata edificata una cappella, grazie alla visione, alla fede e agli sforzi di questa gente. Vivo la Messa con gioia e partecipazione. Alla fine le immancabili foto ricordo, forse anche perché sono italiano. Il professore che mi ha accompagnato mi ha presentato la situazione scolastica. Gli insegnanti pubblici guadagnano 10 dollari al mese e continuano ad insegnare per amore al loro lavoro e nella speranza che qualcosa cambi; nel frattempo si inventano altre attività per poter sopravvivere. Gli alunni del quartiere per la gran parte devono anche lavorare per aiutare le famiglie. Molti hanno i papà all'estero. Alcuni sono già genitori.

A sera vengono a trovarmi Arturo e Carla, giovani amici di vecchia data, insieme alla terzogenita Andrea. Arturo si è formato tra i frati, e Carla proviene dalla esperienza Gifra. Oltre i loro impegni lavorativi e familiari, entrambi cercano di portare avanti progetti sociali per i ragazzi del loro quartiere, e di formazione giovanile. Hanno tante belle idee, ma pochissimi mezzi. Il Signore li aiuti a individuare i progetti più fattibili e a trovare le possibili risorse.   

Venerdì 28 - Alle 9.00 vengono a prendermi Carla e Arturo, insieme ai loro tre figli, per andare a trovare Chucho, un nostro comune amico ex frate. Vive con suo padre anziano, guadagnandosi la vita con la produzione e vendita di pane. Passiamo circa due piacevoli ore insieme. A sera presiedo la celebrazione eucaristica (con omelia, come è d'uso in Venezuela ogni giorno) e approfitto per salutare la comunità, visto che domani volo in aereo a Caracas.

Aereo da Barinas a Caracas

Sabato 29 - Esco alle 7.00 per andare al vicino aeroporto. Mi accompagnano fray Ángel, neo guardiano di Barinas, e fray Henry, studente di teologia, il quale si reca a Valencia per le vacanze in famiglia. A parte un controllo della valigia da parte della polizia, tutto procede bene. L'aereo è piccolo, conta 48 posti, ma il viaggio si svolge in assoluta tranquillità. All'arrivo mi tocca aspettare circa un'ora e mezza prima che fray Fernando venga a prendermi, visto che ha dovuto celebrare due battesimi in parrocchia. Lo accompagna fray Hermes, mio compagno di viaggio per l'Italia. Per pranzo siamo in convento.  

Iglesia San Francisco
Domenica 30 - Visto che mi tocca celebrare la sera, decido di fare una passeggiata verso il centro di Caracas. Intorno alle 9.00, subito dopo colazione, esco dal convento, scendo alla Avenida Sucre e mi dirigo verso il centro. In poco meno di mezz'ora sono alla bella chiesa di San Francisco, monumento storico, nel cui convento ha sede l'Accademia nazionale, anticamente francescana oggi assistita dai gesuiti. Vorrei approfittare per confessarmi, ma non c'è traccia di sacerdote. Mi sposto allora alla vicina cattedrale.
Cattedrale

Arrivo che la Messa sta terminando. Chiedo a un signore, che pare essere come un responsabile del controllo nel tempio, se c'è un sacerdote disponibile per le confessioni. Mi dice di aspettare e si reca in sacrestia. Ritorna e mi invita ad entrare. Faccio così la conoscenza con padre Juan Carlos Silva, parroco e presidente del tribunale ecclesiastico. Ha studiato diritto canonico alla Lateranense. Oltre che una confessione, dialoghiamo da buoni e recenti amici, in italiano. È da solo nei suoi impegni pastorali che sono molteplici, come è facile immaginare, senza la possibilità attuale di un aiuto. Conosce e apprezza la nostra parrocchia di Lídice, dove un suo zio è stato il primo parroco, e i francescani conventuali, avendo una buona amicizia con qualcuno di noi e avendo stimato molto fra Giovanni Pentimone.

Tomba di Simón Bolívar
Uscito dalla cattedrale cammino senza una meta precisa, seguendo una via ben tenuta e quasi pedonale. Mi ritrovo così al Pantheon nazionale, oggi aperto al pubblico. Colgo l'occasione per visitarlo. In pratica, un grande monumento alla figura di Simón Bolívar e alle figure della guerra di indipendenza. Quando esco cadono alcune gocce di pioggia. Il mio senso di orientamento mi dice che da lì potrei proseguire verso il barrio La Pastora, e quindi Lídice; ma non conosco il cammino esatto e temo di perdermi. Preferisco allungare il percorso e rifare la strada a ritroso. Per fortuna la pioggia è sottile e dopo un quarto d'ora ha smesso. Rifacendo la Avenida Sucre penso a quanta differenza vi sia tra il centro, ben tenuto e tranquillo, con tutta una serie di monumenti e di palazzi storici, e la strada che sto percorrendo, piena di traffico, con tubi di scarico al cui confronto i nostri sono di pura ecologia, la sporcizia per strada, il commercio formale e informale, ogni tanto il tanfo a urina. Insomma, la Caracas del oeste, con zone anche peggiori. Una buona doccia fredda e vado a pranzo.

La sera presiedo la celebrazione eucaristica, accompagnato come concelebrante dal mio compagno di viaggio fray Hermes.

Lunedì 31 - Giornata dedicata alla preparazione della partenza e delle valigie, vissuta insieme a fray Hermes. Tutto termina abbastanza presto e mi preparo a vivere una giornata "vuota", pronto a ricevere quello che viene. Ci rivediamo in Italia.

venerdì 28 luglio 2023

Pueblo Llano (19-24 luglio)

 VIAGGIO IN VENEZUELA

PUEBLO LLANO (19-24 LUGLIO)

Una settimana nella "mia" Pueblo Llano!! È inutile negarlo, questo paese agricolo, abbarbicato sulle Andes merideñas, lo sento come parte integrante della mia esperienza di vita. Amo questi luoghi e amo questa gente, riamato da loro. Sento più mia la regione andina o l'altura di Palmira, rispetto alle zone pianeggianti; forse perché vi ho passato la stragrande maggioranza della mia presenza in Venezuela, o forse perché hanno un clima più consono a noi europei. Le floride pianure venezuelane (= los llanos) sono stupende, ma le maestose montagne che circondano Pueblo Llano e la splendida valle de La Culata hanno la capacità di rapire il mio sguardo e di riempirmi il cuore.

Nel programmare la mia permanenza in Venezuela pensavo che fermarmi una settimana a Pueblo Llano potesse essere troppo; invece si è rivelata breve. Ho incontrato e parlato con molte persone; ho ascoltato storie rimaste sospese nella mia memoria; ho visitato case e rivisto luoghi che ormai appartengono al mio vissuto. Tuttavia, so che alcuni sono rimasti da incontrare, e me ne dispiace; il tempo passato e l'età mi hanno reso difficile il ricordare storie e nomi, e ne sono rimasto addolorato, anche per loro; non ho avuto tempo di camminare sentieri e strade esplorati durante i miei due anni a Pueblo Llano, anche per la pioggia caduta, ma probabilmente ora mi mancherebbe la preparazione fisica.

Sono stati giorni molto pieni, in quanto a celebrazioni e incontri, nonché a sentimenti provati. Misto di dispendio fisico e di emozioni intense. Le Ss. Messe presiedute: in paese, a El Arbolito e a La Culata (la mia zona pastorale quando ero qui), alcune delle quali per studenti delle differenti scuole, in ringraziamento per una tappa conclusa (asilo, elementari, superiori), cosa alla quale si tiene molto. Dappertutto ricevuto con amore e affetto. Gli inviti insieme ai frati presenti, fray Jesús Aléxer e fray Erwin: pranzo da Jony e Jeny, cena da Victor e Yarbelis, pizza in un locale del posto: momenti di bella convivialità. Mi sono emozionato al rivedere ragazzi e ragazze ora cresciuti; sorpreso dal loro affetto e dalla loro bellezza.

Ho provato tantissimo piacere nell'apprendere del magnifico lavoro che fray Erwin sta facendo con i giovani attraverso il movimento "Sequela Christi", da lui fondato e che si sta diffondendo in varie altre parrocchie. I giovani e gli adolescenti coinvolti nel progetto cristiano sono davvero tanti (più di un centinaio nella sola Pueblo Llano). Ho ammirato la disponibilità pastorale di fray Jesús Aléxer, il suo carattere gioviale e accogliente verso tutti. Non ho potuto condividere, se non un paio di giorni, con fray José Luís, partito poi per un periodo di vacanze in famiglia; ma è notevole il lavoro portato avanti per abbellire e dare dignità al tempio parrocchiale, per far crescere la comunione tra le diverse componenti della comunità e la corresponsabilità dei laici. Questi ultimi due frati hanno ricevuto l'obbedienza per altre comunità, ma sono sicuro che coloro che li sostituiranno daranno seguito a tali opere pastorali e spirituali, motivati, aiutati e spinti da laici preparati e santi.  

Durante i giorni a Pueblo Llano mi hanno scattato una gran quantità di foto. Molti hanno voluto che posassi insieme a loro. Purtroppo al momento non ho con me quasi nessuna di quelle foto, ma la mente e il cuore sono pieni di istantanee. Vorrei lasciarne qualcuna nel ricordo scritto. 

Mercoledì 19 - 16º anniversario dell'arrivo della reliquia di San Benito da Palermo. Mi è stato richiesto di presiedere la Messa della sera, presenti alcuni rappresentanti dei gruppi di San Benito. Dopo la celebrazione, durante tutta la processione con la reliquia e al ritorno in chiesa si sono scatenati i tamburi e le danze, riproducendo solo una piccola parte di quello che avviene il giorno della festa, il 2 gennaio. San Benito da Palermo, francescano, negro figlio di schiavi affrancati, è stato proposto dai missionari come figura con la quale potessero identificarsi gli africani portati in schiavitù nelle Americhe. Per cui i suoni e le danze hanno un carattere "tribale", africano. Con la reliquia in mano ho percorso le due strade principali del paese, accompagnato dai "sanbeniteros", preso dal ritmo e dall'energia dei suoni e delle danze. Ma ancora ho nella mente lo spettacolo dell'imbrunire, la sua luce suadente e riposante, gli occhi rapiti dallo skyline della catena montuosa che fronteggia la chiesa. Il mio primo giorno a Pueblo Llano non poteva avere miglior conclusione.

Giovedì 20 - Avendo saputo che era in programma la Messa vespertina a La Culata ho chiesto di poterla celebrare io. Fray Erwin si è offerto di accompagnarmi in moto, perché c'era da risparmiare benzina, visto che da queste parti scarseggia di brutto, con forti ripercussioni economiche sul trasporto della verdura che si produce. È una situazione a dir poco assurda e paradossale. In due sulla moto, regolarmente senza casco, mi sono fatto lasciare a casa di Maria Ernestina e famiglia, amici, potendo così riabbracciare la piccola Fabiola (4ª elementare) e Jairito (5ª elementare), ammalato di spina bifida, intelligente e simpatico. Salendo alla cappella abbiamo dato un passaggio a Lenis e Guadalupe, gemella di Valentina. In chiesa ho rivitrovato e riabbracciato persone alle quali sono legato da bella amicizia, cominciando dalla responsabile Maribela. Non posso fare i nomi di tutti e tutte, ma li porto nel cuore...

Sabato 22 - Yelitza, amica e collaboratrice della parrocchia, che sono andato a trovare la sera del mio arrivo, proprietaria di una delle radio del pueblo, al lato della parrocchia, mi ha invitato per una intervista alle 8.30 del mattino. È il mio primo intervento alla sua radio; non lo avevo ancora fatto, pur avendo un buon rapporto con Amilcar, suo defunto marito. La sera concelebro a una Messa di ringraziamento per il conseguimento della laurea universitaria. Sono solo ragazze. Il che è normale da queste parti, dove la stragrande maggioranza degli uomini preferisce dedicarsi da subito al redditizio lavoro nei campi, tralasciando purtroppo la formazione culturale, ad appannaggio quasi esclusivo delle donne.

Domenica 23 - Giornata piena, iniziata con la celebrazione festiva nella cappella de El Arbolito, alle ore 9.00, trasportato ancora una volta in moto da fray Erwin. Sono circa 6 km. Al termine saluto le persone presenti e faccio colazione, con "arepa de trigo" e formaggio, accompagnato da caffelatte. Quindi alle 11.00 Messa a La Culata, con battesimo di Dayerlin Yisel, figlia di Dayana, ex responsabile dei ministranti durante il mio lavoro pastorale in questa zona. Al pomeriggio mi dedico alla benedizione delle case di Érika e Zenaido, Yulimar e Diego, Dayana e Jony. Le ragazze - non oso chiamarle signore per la loro giovane età - erano e sono una bella presenza nella cappella, dove prestano il loro servizio a favore della evangelizzazione. Sono loro molto affezionato e loro lo sono a me. Naturalmente mi muovo a piedi, tra "scorciatoie" e strada normale. Mi reco anche a far visita a Oriala, giovane donna costretta sulla sedia a rotelle, molto vicina all'associazione "Giovanni XXIII", e passiamo un sereno e gioioso momento insieme. Scendendo da casa sua, resto incantato a osservare la bellezza di questa valle. Una bellezza non turistica e artefatta, ma genuina, come la fede di questa gente. Al pueblo (distante circa 11 km) mi ci riporta Diego in moto, quando ormai è iniziata la sera. La giornata termina con una buonissima pizza insieme a fray Erwin e fray Jesús Aléxer. 

Non ho voluto riportare in dettaglio, per non tediare, le giornate vissute a Pueblo Llano, né elencare le tante persone incontrate e con le quali ho scambiato e aggiornato storie di vita. Mi porto dentro la gioia di quanto vissuto, come regalo di Dio, i volti rivisti e quelli che non ho potuto vedere, per il poco tempo a disposizione o perché fuori paese. Lunedì 24 ho salutato tutti nella celebrazione vespertina (la Messa è trasmessa ogni sera per radio), ringraziando per il bell'esempio di fede forte e semplice che mi hanno sempre dato. Nel lasciare il pueblo ho sentito qualcosa di simile a 6 anni fa, quando sono tornato in Italia. Come un senso di vuoto, di processo interrotto e non portato a termine. Contento e ferito a un tempo. Quasi la paura che si possa trattare di un addio, che non si ripresenti più una occasione per tornare. Ma non ci voglio pensare... Lascio tutto nelle mani di Colui che sa e dispone...

sabato 22 luglio 2023

Capitolo custodiale (10-18 LUGLIO)


 VIAGGIO IN VENEZUELA

CAPITOLO CUSTODIALE (10-18 LUGLIO)

Nei giorni dal 10 al 18 luglio ho vissuto insieme ai "miei" frati del Venezuela il VI Capitolo della Custodia "Nuestra Señora de Coromoto", nella splendida casa di esercizi dei gesuiti a San Javier del Valle (Edo. Mérida). Sono stati per me giorni di intensa e bella fraternità, durante i quali ho potuto rivedere e vivere momenti di comunione fraterna con i frati con i quali maggiormente avevo condiviso i miei anni in Venezuela, e nello stesso tempo conoscere meglio gli ultimi arrivati, apprezzandone le doti umane e francescane.

Le sessioni capitolari si sono svolte in un clima fondamentalmente sereno, nel rispetto dei tempi previsti, grazie soprattutto all'Instrumentum Laboris fatto arrivare a tutti i partecipanti, frutto dell'egregio lavoro di preparazione seguito alla Assemblea precapitolare di qualche mese fa. Certo, delle divergenze di opinioni sono emerse, come è normale e auspicabile; forse non tutti sono rimasti soddisfatti delle decisioni prese e dello svolgimento di qualche tema; ma non si è mai trascesi nella discussione e il clima fraterno non è mai venuto meno.

All'interno del susseguirsi dei giorni del Capitolo, al quale ho partecipato pienamente come rappresentante del nostro Ministro provinciale, con un suo orario prestabilito e con le dinamiche proprie di una assemblea capitolare, ci sono stati dei momenti particolari che vorrei ricordare.

Martedì 11 - Ho presieduto la celebrazione eucaristica di inizio del Capitolo. Pur essendo la festa di San Benedetto, abbiamo pregato la Messa votiva dello Spirito Santo, invocando la sua illuminazione per questo momento così importante per una Custodia o Provincia. Al di là delle mie parole di omelia, ho goduto di questo primo impatto fraterno e spirituale con i miei confratelli presenti. Mi sono sentito "portato" dal clima che si è creato e dalla bellezza della cappella centrale del complesso, splendida nei suoi lavori in legno di tutto il presbiterio e del pulpito. Una bellezza barocca, ma non distraente, anzi quasi austera per il suo colore marrone oscuro, che invita piuttosto alla preghiera intima e al raccoglimento.

Dopo questa presidenza ho chiesto al Custode fray Franklin di poter celebrare la Messa alle tre suore incaricate della casa di ritiro, alle 7.00 del mattino. Mi è sembrato opportuno permettere ai frati della Custodia di poter condividere insieme il momento della celebrazione eucaristia, con il quale si dava inizio alla giornata. In fondo io, pur sentendomi parte integrante della Custodia, giuridicamente non ne faccio parte; per cui era giusto che a loro fosse permesso di ritrovarsi, tutti, quotidianamente, intorno alla mensa eucaristica, per cementare la loro comunione e dare il giusto colore spirituale all'assise capitolare. 

Domenica 16 - Fray Franklin, inaspettatamente, mi ha chiesto di presiedere la celebrazione eucaristica di conferimento dei ministeri di lettorato e accolitato ai nostri studenti postnovizi, nella parrocchia di Belén a Mérida. È sempre bello ritrovarsi a pregare con il popolo di Dio nel giorno del Signore. Poco a poco si va ricostituendo una comunità di fedeli in questa parrocchia lasciata anni fa dai cappuccini. Dopo la celebrazione, semplice e sentita, ho potuto salutare alcuni conoscenti presenti e altri fedeli, tra cui la moglie di un italiano di Abruzzo, venuta da Caracas per il compleanno della madre. Questi si aggiungono a Carla e Maryeni che sono venute a trovarmi a San Javier.

Intorno alle 11.00 ci siamo diretti a un residence in campagna dove abbiamo vissuto alcune ore di relax, tra giochi di società (io mi sono dedicato al domino), passeggiate e carne arrostita. Nel pomeriggio è comparso un pallone e alcuni di noi abbiamo iniziato una sfida a calcetto. Mi stavo divertendo, quando, in seguito a uno scatto, ho sentito tirarmi il muscolo della coscia e ho smesso subito. Credo si tratti di una contrattura, che ancora mi procura lievi fastidi. Mi sono fatto vecchio!!!... ma sono anche fuori allenamento.

Martedì 18 - Dopo la Messa alle suore e la colazione, insieme a fray José Luís, fray Jesús Aléxer e fray Miguel Antonio ci siamo diretti a Pueblo Llano. Sosta presso la laguna di Mucubají per andare al bagno e bere una cioccolata calda, e pranzo a casa di fray Miguel, a Santo Domingo. Ci ha accolti calorosamente la mamma, che ci ha preparato un gustoso pranzo a base di patate, yuca e cochino frito (maiale fritto).

Nel primo pomeriggio siamo finalmente saliti a Pueblo Llano. Ci mancavo da 4 anni e devo riconoscere che fray José Luís, insieme ai suoi frati, ha messo su una bella comunità. Ora il tempio parrocchiale è stato dichiarato santuario diocesano e ancor più abbellito; ci sono ministri dell'eucaristia e dell'altare, ben preparati e impegnati nel servizio; due diaconi permanenti e un nutritissimo gruppo giovanile (Sequela Christi) fondato e animato da fray Erwin. Appena arrivati mi è stato chiesto di andare a celebrare messa a El Arbolito, una cappella a circa 6 chilometri dal centro, alle ore 17.00. Una "messa di grado" per bimbi che passano dall'asilo alle elementari (= prescolar), e ragazzi dalle elementari alle superiori (sexto grado). In questo periodo in tutti i settori ci sono di queste messe molto sentite e partecipate. Ho rivisto persone conosciute, tra cui Zaida, la chitarrista cieca che accompagna praticamente tutti questi momenti, con suo marito Ramón, e i piccoli Fabiola e Jairo, insieme alla zia Maria Ernestina. So già che mi aspetta una full immersion in storie e visi amati, con il rammarico del poco tempo a disposizione per salutare tutti e vivere momenti adeguati di condivisione.



mercoledì 19 luglio 2023

Da Palmira a Mérida (7-9 luglio)

 VIAGGIO IN VENEZUELA 

7-9 LUGLIO: DA PALMIRA E MERIDA

Sono giornate intermedie, prima dell'inizio del Capitolo custodiale. L'ultima giornata in Táchira, il viaggio a Mérida e il giorno prima dell'arrivo dei frati per aprire ufficialmente i lavori capitolari

Venerdì 7 luglio - Ho passato la mattina in seminario, dedicandomi a leggere qualcosa e a pubblicare, su FB e blog, le prime impressioni sul mio viaggio. Al pomeriggio è venuta a trovarmi Zarahyt, conosciuta soprattutto durante la missione nella parrocchia di Puente Real, quartiere di San Cristóbal. Da allora siamo ottimi amici. Due ore piacevoli di conversazione. Si è narrata lungamente, come lei sa fare, coinvolgendo chi ascolta. È un vulcano di parole e di iniziative benefiche. Donna determinata e dal cuore grande. Devotissima di Santa Rita, non riesce a capacitarsi del fatto che io, pur vivendo in Italia, non conosca ancora Cascia. Mi ha fatto promettere di andarci appena possibile, e di pregare per lei e la sua famiglia. 

Intorno alle 17.30 sono venuti a prendere me e fray Edgardo, tornato qualche giorno fa da Roma, Darío e Yorli, coniugi appartenenti all'Ordine francescano secolare, per portarci a casa loro, dove ci aspettava un "compatir" insieme ad alcuni altri membri della fraternità e a familiari. Abbiamo trascorso 2-3 ore di amichevole e bella condivisione fraterna, tra "pastelitos" fritti dolci e salati, calentado e conversazioni. Una serata tra amici, condita di semplicità e allegria.

Alla fine mi hanno fatto un regalo: un giubbino tipo k-way, con stampato il mio nome e quello dell'OFS del seminario, e con i colori dell'Italia e del Venezuela, le mie due patrie, le mie due famiglie. Mi emoziona questa attenzione verso la mia persona, specie considerando che nessuno di loro vive una vita agiata e che questa spesa, pur piccola, pesa sul loro esiguo bilancio.

Sabato 8 luglio - Dopo colazione, insieme a frei Rogerio, assistente generale per l'America Latina, fray Pedro Briceño e fray Carlos Ortiz sono partito alla volta di Mérida. Il viaggio è durato all'incirca 6 ore, su strade per lunghi tratti rovinate o a pericolo crollo delle rupi circostanti. Ciò che balza subito agli occhi, per uno proveniente dall'estero, sono i continui posti di blocco lungo la via. In Táchira ne abbiamo contati almeno dieci, e in quattro di essi hanno voluto vedere i nostri documenti. In un paio hanno fatto difficoltà a me e a Rogerio, facendoci domande assurde (da dove venite e dove andate? perché siete in Venezuela? ecc.) in una situazione grottesca, che richiede pazienza e sangue freddo. Per strada ci siamo fermati a mangiare in un ristorante lungo la via, appena entrati nello stato Mérida. Un pranzo tipico del Venezuela, saporito ed economico, per quelli che sono i prezzi attuali.

A Mérida abbiamo sostato e visitato la chiesa e il convento di Belén, accolti dal Custode fray Franklin e dai postnovizi, che si sono spostati in questa struttura in pieno centro per poter frequentare l'istituto teologico vicino con maggiore tranquillità e meno dispendio di tempo e soldi. Il convento, abbandonato da anni dai confratelli cappuccini, necessita di importanti lavori di restauro e di cambi architettonici, per adattarlo al nuovo uso e alla comunità dei formandi. Si sta lavorando alacremente al piano terra. Entrando ci si ritrova nel bel mezzo di un cantiere edile. I frati si arrangiano alla meno peggio e encomiabilmente al primo e secondo piano, anch'essi bisognosi poi di lavori di ristrutturazione.

Verso le 17 siamo saliti a San Javier del Valle, dove terremo

il sesto capitolo della Custodia del Venezuela. Una splendida struttura tipicamente latino americana, con abbondante uso del legno, un bellissimo grande patio centrale e, disposti su tre lati, un lungo porticato e le stanze, semplici ed essenziali. Ci accolgono le tre suore che custodiscono e curano questa casa per ritiri con l'aiuto di personale laico: suor Ednora e suor Joy, filippine, e suor Angela, indiana. Sono allegre e gentilissime.

Domenica 9 luglio - Fray Franklin ci suggerisce di approfittare della mattinata per salire in funivia verso il Pico Bolivar. Celebro alle 7.00 l'Eucaristia per le tre sorelle nella loro piccola cappella. Una celebrazione familiare e calda. Dopo colazione scendiamo verso la città e ci rechiamo alla funivia: io, frei Rogerio e fray Franklin. A me danno uno sconto per anziani e pago come venezuelano, grazie alla carta di identità di quando risiedevo in Venezuela. 

Partiamo con il primo viaggio della giornata, intorno alle 10.00. Cambiamo cabina in quattro stazioni differenti, per arrivare dai 1.600 mt circa di Mérida, ai 4.765 dell'ultima stazione. Lo spettacolo è meraviglioso!! Man mano che si sale cambia lo scenario paesaggistico, passando dalla frondosità e rigogliosità, alla roccia brulla ricoperta di fraylejones. 

All'arrivo il freddo si sente; ci sono spruzzi di neve qua e là, e cade acqua neve. L'aria rarefatta e la mancanza di ossigeno si fanno sentire. Ci viene detto di muoverci adagio, ma non potremmo diversamente, visto l'affanno che ti prende appena accenni a movimenti pìù normali o a salire le scale al tuo passo solito. Nel frattempo il cielo si è annuvolato anche a quote più basse. Siamo stati davvero fortunati a partire subito e a godere del paesaggio.

Da domai iniziano gli arrivi dei frati dai diversi conventi del Venezuela. Mentre martedì 11 prendono avvio i lavori capitolari. Ci risentiamo alla fine... penso...