martedì 4 settembre 2007

Ciao Francesca e un bacio






Oggi a Gravina stanno celebrando la Messa di trigesimo per Francesca, e come sempre io sono qui, a una distanza oceanica da un evento che sento come mio, che appartiene alla mia storia e alle mie viscere. Mi consola che per Francesca le distanze non esistono più. Si sono annullate nella dimensione nuova in cui vive, ora che non è più tra noi.
E mi viene in mente “Oceano mare” di Baricco. Il sogno di un fiume che collega placidamente le distanze, che porta al mare. Un’acqua che smette di dividere per unire. Il sogno di una vita. Il sogno di chi deve vivere “a distanza” e ne percepisce tutto l’incomodo.
Ma, come dicevo, so che Francesca ora, in Dio, il massimo comunicatore fino alla totale comunione, mi è molto vicina, accanto. Capace di percepire i battiti più personali della mia vita e di presentarli a Lui. E mi scopro vulnerabilmente compreso da lei, e da tanti altri che mi hanno amato e preceduto nella avventura eterna in Dio.

Mi sono chiesto se fosse opportuno scrivere di Francesca nel blog, piazza virtuale aperta a tutti. Ho chiesto consiglio, perchè non vorrei urtare la sensibilità di nessuno. E le persone deputate a darmi un parere mi hanno detto che non ci vedono niente di male. Neanch’io. Non si può scrivere solo di vita venezuelana, ma anche di altri aspetti della mia esistenza. E Francesca merita di essere condivisa tra chi l’ha conosciuta, e un po’ conosciuta da chi non ha potuto condividere con lei parte del proprio tempo.
Una maniera di ricordarla ritengo possa essere la lettera scrittale la sera che ho appreso della sua morte, e che è stata letta in chiesa il giorno del suo funerale, insieme a tante altre testimonianze che non ho potuto ascoltare, ma delle quali mi è giunta eco.

Venezuela, 30 luglio 2007

Ciao papà... ciao mamma... ciao amico, amica... ciao... ciao... ciao... Quante volte ho ascoltato questo saluto alla fine di una celebrazione esequiale. Momento emotivamente forte. Vorresti non ti riguardasse mai. Lo sfuggi, lo eviti, foss’anche solo a livello di immaginazione. Il momento della verità, dettato dalla separazione, dall’assenza, che rendono evidente quanto stai perdendo e quanto forse non hai approfittato del dono della presenza. Il momento dei ricordi struggenti...
Ciao Francesca! La tua vicenda umana è stata una sfida continua alla mia fede. La tua fede in Dio e nella vita, un prezioso insegnamento. Mi avevi scelto come confessore e confidente, e quante cose ho imparato da te. Quante volte mi hai inconsciamente obbligato a guardare con realismo i miei problemi fisici e spirituali, i miei scoraggiamenti, e a dar loro la giusta dimensione, confrontati con i tuoi. Quante lezioni di vita con il tuo indomito coraggio e la tua lotta a muso duro di fronte ai tanti dolori. La tua voglia di vivere, e tutto, anche sfidando il nostro pessimistico buonsenso. Il tuo sorriso e il tuo ottimismo nell’affrontare ogni sfida, anche l’ultima. Ti hanno ucciso queste cose? Se fosse così, allora ci stai insegnando a morire per un amore smisurato e coraggioso alla vita. È il tuo testamento scritto con la vita e la sofferenza? Aiutaci a ricordarlo, Dio, perché siamo corti di memoria, ed ora è accanto a te una di quelle persone preziose, che regali nel cammino della vita a noi ciechi per eccesso di occupazioni ed egoismo, finché la loro assenza non ci strappa, fosse anche per un solo momento, da questa cecità.
Ti sto idealizzando troppo? Certo, tu lo diresti, schermendoti. Come tutti noi hai avuto i tuoi limiti. Ma credimi, Francesca, davvero mi hai dato tanto! E so che sono in buona e nutrita compagnia. Tra loro i tuoi genitori, Arcangela e Marina, tua nonna: persone che hai regalato con generosità alla mia vita e che mi hanno sempre riempito di attenzioni e affetto mai invadenti. La tua famiglia, momenti di pace e gioia, così necessari a volte per chi vive lontano dalla sua. Grazie a te e a loro! Mi pesa essere distante in questo momento. Mi consola sapere che padre Mario e gli altri frati hanno accompagnato te e i tuoi in questo ultimo calvario, come io meglio non sarei stato capace di fare, e li ringrazio di cuore per il bene che sanno dare a persone a cui sono molto legato.
Ciao Francesca! Ciao Fragolina! Da sempre avrei voluto chiederti il perché del tuo nickname per i contatti in internet, e sempre ho dimenticato di farlo. Avrà una sua spiegazione, immagino. Mi piace pensare fosse un frutto che ti somigliasse: delicato e gustoso; intenso nel colore e nel sapore; amante delle zone alte, delle sfide. Belle qualità umane, cristiane e francescane.
Sono andato a rivedermi le tue foto su Messenger: ho provato un misto di sorriso condiviso e di groppo alla gola; invasione di ricordi ed occhi lucidi. Come dice una nota canzone: “vorrei però ricordarti com’eri, pensare che ancora vivi... e come allora sorridi”. Un “vorrei” rivolto a te che sei lassù; che puoi, devi, vuoi senz’altro continuare a vivere – in qualche modo – con noi quaggiù. Un “vorrei” che ti fa tanto stella cadente più che meteora. Aiuta noi tutti – i tuoi e Giuseppe in particolare – a vivere una comunione con te forte, per trovare in Dio consolazione e coraggio; in te la memoria di un affetto eterno e di una grande quotidiana lezione di vita.
Un bacio Francesca.
Tuo fra Matteo

2 commenti:

lello.nicoletti ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
milena ha detto...

ciao francesca mi manchi! lacio nel blog due poesie del mio sentirti...sempre:

Francesca

Il tuo sorriso sempre
non negavi ad alcuno
Amabile Bella
la tua voce sorrideva di vita
di una sentita voglia di vivere ogni istante preziosamente
Fresca e Gaia come una fragolina
eppure tanto celavi la tua condizione di fragile esistenza
un angelo piombato sulla terra
pronta all’azione con parole liete al conforto
abbracci caldi di affetti sentiti
sempre ti custodirò
come il tuo sorriso scolpito nel mio cuore
che di sole di un fresco mattino
illumina il mio cammino.

Alle 5 del 5 settembre

Alle cinque mi cercavi
eri lì
dietro la porta
che mi aspettavi.
Quando ho aperto la porta
in un sobbalzo i miei occhi si sono aperti
e sei fuggita via
il sogno è svanito
mentre correvi lasciando i lenzuoli di sudarii inebriati
dalla battaglia che ti ha vista lottare per restare in vita
e di candido ti rivesti libera e leggera seduta sulle nuvole a contemplare la beatitudine
Allo stesso tempo il mio pensiero è volato alla tua mamma
e al suo devastante dolore
il più grande della sopportazione
con il volto immerso tra le piaghe dei tuoi sudarii
che hai lasciato andando via.
Irrompe un rumore improvviso al primissimo mattino
non sono stata l’unica a sentirlo… anche la mia mamma
Binomio viscerale di madre e figlia
e ho capito che eri tu
il tuo dolore
per la tua mamma che piange trafitta nel costato.